After Life 3×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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After Life 3x01 RecensioneLe serie inglesi, soprattutto quando puntano ad un impianto “comedy” o minimal, non hanno il minimo interesse a cercare il bello, l’aggraziato o comunque di catturare l’interesse dello spettatore. Il proverbiale grigiore britannico si rispecchia, quasi sempre, in una narrazione silenziosa, con ritmi discontinui, inestetismi e schietta sincerità.
Torna After Life, in un lentissimo tentativo di percorso di formazione di Tony, dopo lo straziante e grave lutto della moglie. Non c’è l’intenzione, nell’opera di Ricky Gervais, di raccontare una rinascita trionfale, un celestiale cambio di prospettive nella vita, dopo aver toccato il baratro. La condizione umana narrata è quella di figure che cercano di rimettersi in piedi, senza che il contesto intorno a loro cambi minimamente, senza che la ferita subita si rimargini veramente.

PRIMI PICCOLI PASSI


La rappresentazione scenica, in qualche modo, dimostra dei piccoli passaggi in avanti, grazie ad una impercettibile leggerezza nei modi di Tony. Le scene di sofferenza a cui si era abituati nelle precedenti due stagioni sono quasi ridotte all’osso. La sequenza introduttiva ne è una dimostrazione lampante.
La classica apertura con un video della defunta Lisa questa volta non rappresenta un nostalgico e malinconico momento del vedovo che, con un calice di vino in mano, si aggrappa ad ogni cosa che in qualche modo possa portare la moglie in vita. Il passo in avanti compiuto dal protagonista è rappresentato dal fatto che si tratta di Emma, la sua nuova fiamma, che sta un po’ morbosamente guardando il video.
Altri momenti, come la geniale dissertazione su Batman, Dexter e Spider-Man, oppure la lettura riguardante le gesta del Dottor Barnaby, rappresentano tentativi di leggerezza, di lievissima rinascita. Mai veramente confermata, ma segno di una stabilità che piano piano si va instaurando.

DENTRO I PERSONAGGI


A contribuire alla traballante risalita verso una normalità vi è il contesto circostante, costituito per lo più di casi umani (non macchiette, attenzione). Tolti i momenti dedicati a Tony (non tantissimi a dire il vero), i 26 minuti di episodio riescono a regalare una panoramica niente male sulla fauna umana che popola lo show.
Momenti sicuramente imbarazzanti ma esilaranti come l’incontro di Brian con la ex moglie ed il suo simpatico nuovo compagno, ma anche momenti disturbanti ed estremamente malinconici. Di questi rimane sicuramente più “comico” quello inerente l’insoddisfazione del postino per la sua partner Roxanne e nello specifico per la sua occupazione, oppure la farsa di Kath e del suo grottesco accompagnatore.
La parentesi effettivamente più intensa è quella riguardante il matrimonio di Matt che nella scorsa stagione era sull’orlo del fallimento. La sua personalità non proprio fortissima emerge più che mai, soprattutto nella sequenza più cringe che mai dell’aperitivo a quattro, insieme a Tony ed Emma. Con tanto di emozionante dissertazione sul cambio di maglia.

COME STA VERAMENTE TONY?


Ma la sequenza del double date è indicativa soprattutto per far emergere un momento di effettiva crisi del protagonista, come detto prima prevalentemente assenti nel corso della premiére. Il rifiuto, abbastanza naturale, di riconoscere Emma come possibile nuova compagna rappresenta una negazione che era difficile non considerare. Ciò che traspare però è un evidente tentativo di mettersi in gioco e reagire, anche se la reazione è quella di tirare una pianta grassa contro un’automobile che non si ferma alle strisce.
L’offerta della medium prima, ma soprattutto il dialogo con Anne mostrano a Tony un nuovo modo di vivere, riconoscendo e puntando sul “non visibile”. In altre parole l’esternazione ed il riconoscimento delle proprie emozioni, nonché l’abbattimento di un nichilismo di fondo che finora aveva impedito a Tony di guardare a qualsiasi sfumatura vagamente positiva intorno a lui.
Per dirla in maniera semplice: ok che Tony regge poco all’imbarazzante uscita a quattro e decide di andarsene, ma nelle precedenti stagioni non ci sarebbe nemmeno mai andato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Considerazioni su supereroi e Dexter Morgan
  • La medium che scrive romanzi
  • Situazioni cringe sparse
  • Piccoli passi in avanti per Tony
  • Forse un po’ di dispersività nei 26 minuti della premiere

 

Non si può non accogliere con piacere After Life. Se la prima stagione appariva come un’operazione estremamente di nicchia che forse poteva lasciare perplessi, la seconda stagione ha rappresentato, più che una conferma, quasi una rivelazione. In questo senso bisognerà stare attenti a non rendere la terza stagione il classico prodotto Netflix che a lungo andare cerca più di compiacere il pubblico che di raccontare una storia. Ma il nome di Ricky Gervais, in questo senso, è più che una garanzia.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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