Better Call Saul 6×01 – Wine And RosesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Better Call Saul 6x01 recensioneLe aspettative per l’ultima season premiere di Better Call Saul erano altissime, specie dopo aver assistito al massacro avvenuto nella villa di Lalo due anni fa (Something Unforgivable” è infatti andato in onda il 20 aprile 2020) e quindi “Wine And Roses” arriva con un certo tipo di peso sulle spalle da sopportare.
Aspettative che come al solito fanno capolino, specialmente per quanto riguarda serie importanti ed in particolare quando ci si appropinqua alla fine dello show. Ed è con questi pensieri che sia il pubblico che Peter Gould (insieme a Vince Gilligan) si sono preparati per questa sesta ed ultima stagione. In quest’ottica, Better Call Saul ritorna con una stagione extra-long di 13 episodi invece dei classici 10 però divisa da in due parti, esattamente come fu per Breaking Bad. Non un caso.

UN FLASHFORWARD A COLORI


Il titolo dell’episodio ha un duplice riferimento: innanzitutto la canzone che accompagna l’opening iniziale è “Days of Wine and Roses” della Jackie Gleason Orchestra ma il significato in lingua inglese di “wine and roses” è quello di prosperità e goduria, praticamente una sorta di status quo difficilmente migliorabile. La scelta del titolo da parte di Peter Gould non è quindi casuale e, anzi, rappresenta esattamente l’opposto perché, come già si sa avendo visto Breaking Bad: non c’è un lieto fine né per Saul Goodman, né per Jimmy McGill.
È con questa premessa iniziale che si può vedere la scena iniziale da un punto di vista ancora diverso, sia per via dei colori che di solito non accompagnano un flashforward, sia per via dell’opulenza sciorinata da tutti gli arredi e l’oggettistica di Villa Goodman. Non è volutamente stata data alcuna referenza temporale che possa aiutare a capire in che preciso momento sia collocata questa scena ma l’utilizzo dei colori è una componente fondamentale che fa intuire che non ci si trovi nel futuro “in bianco e nero” ma piuttosto nell’arco temporale di El Camino.

PREPARATIVI SU PREPARATIVI


Pur constatando la solita qualità intrinseca di ogni episodio, bisogna ammettere che “Wine And Roses” sia piuttosto lenta nel suo incedere. Un po’ troppo lenta. C’è chiaramente molto da ricucire insieme dopo il finale della scorsa stagione, sia per questioni geografiche che per i diversi archi narrativi che ciascun personaggio si è guadagnato, eppure qualcosa non convince pienamente.
Forse è anche, per la prima volta, colpa di una regia fin troppo narcisista in quello che fa, una regia che porta il nome di Michael Morris che non è nuovo al mondo di Better Call Saul visto che ha firmato anche “Quite A Ride“, “The Guy For This” e “Wexler V. Goodman“. Eppure questa volta la sensazione che ci sia qualcosa di non necessario nell’accuratissima regia dello show c’è ed è quel qualcosa che può dare fastidio perché non è supportato da una motivazione ma è piuttosto fine a se stesso. E si è consci che l’affermazione dividerà l’opinione di chi legge queste righe.
La scelta di rilasciare i primi due episodi insieme probabilmente non è casuale e aiuta ad inquadrare il modo in cui Peter Gould ha concepito questa stagione ed infatti la visione della 6×02 aiuta la digestione di questa 6×01 che, da sola, è un po’ spoglia. Da un lato Lalo, praticamente invincibile off-screen, si fa largo in Messico a colpi di morti non necessari; dall’altro Saul e Kim sono impegnati nella loro missione personale di distruggere la reputazione di Howard Hamlin; infine Mike e Gus cercano di estrarre Nacho dalla sua missione suicida. Tutto è in una fase preliminare, e non c’è niente di sbagliato in tutto ciò, però qualcosa in più non avrebbe guastato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Baby powder come cocaina
  • Kim getta il portacaffè nel cestino
  • La scena al circolo privato
  • Easter Egg: la diner chiamata El Camino
  • Per il gusto personale di chi scrive, per una volta la regia è andata un po’ troppo oltre nelle sue inquadrature che sembrano a volte piuttosto fini a loro stesse
  • Lalo un po’ troppo invincibile
  • Non necessaria la morte della coppia che lo ospita

 

Il voto dato a “Wine And Roses” farà sicuramente discutere ed è comprensibile. Episodi come questo avrebbero un Thank Them All abbondante in altre serie ma non qui, non a 12 episodi dal termine, non sapendo quanto di meglio Better Call Saul possa offrire. Diciamo che è stato un buon inizio con il freno a mano tirato.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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