Better Call Saul 4×05 – Quite A RideTEMPO DI LETTURA 4 min

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A forza di chiamarlo, Saul ha finalmente risposto. Per la prima volta nella serie a lui intitolata, compare Saul Goodman. E tutto ritorna magicamente a qualche anno fa, rendendo contenti tutti i fan di Breaking Bad che hanno iniziato a seguire questo spin-off pensando di vederlo molto prima. Quel ricordo, però, in pochi secondi si trasforma in qualcosa di diverso. Basta una piccola frase: “Dì che ti manda Jimmy”. È lì che si capisce come tutto sia diverso da come lo si ricordava nella serie madre, e si quantifica (di nuovo) quanto sia bello e stratificato il lavoro svolto da Gould e Gilligan in questi quattro anni.
Non lo si scopre oggi, sia chiaro. Qui, tra i recensori di Recenserie, si fatica a trovare serie che mediamente mantengano questo livello qualitativo. Forse in questo episodio più di altri, dando in pasto ai fan quello che attendevano da tanto (anche se in maniera furba), si riesce a capire chi è, nella sua complessità, Jimmy McGill, sempre presente anche quando la personalità dominante diventerà Saul Goodman.
Quella frase, piazzata alla fine dell’arco narrativo di Heisenberg, ci fa capire come nessuno, anche un cialtrone come Saul, rimane fermo nella sua evoluzione; Jimmy è l’emblema della sintesi,  irregolare, di molte personalità in conflitto.
Nell’episodio sono presenti molti momenti che descrivono benissimo questa oscillazione. Jimmy appare furbo nel vendere telefoni usa e getta ma tonto nel farsi derubare, depresso al suo rientro a casa ma risoluto quando incontra Howard in tribunale e davanti al procuratore.
Jimmy/Saul è tante personalità e non rimane mai in una di esse per troppo tempo. La sua vita è fatta di continue cadute e ripartenze. Non perde mai del tutto le forze e l’entusiasmo. L’unica sua costante è la perdita del contatto umano con chi gli vuole bene veramente. Se ancora dà per scontata la presenza di Kim al suo fianco (probabilmente l’ultimo ostacolo per arrivare definitivamente a Saul Goodman), sono emblematici due scambi/dialoghi che ha durante l’episodio. Nel primo, con Howard, fa finta di non capire quale sia la ragione dei disturbi del sonno di Howard, ben sapendo che ne è lui la causa, avendo trasferito su di lui il suo senso di colpa per la morte di Chuck. E Howard neanche ci prova a spiegarglielo, forse perché troppo debole o, magari, perché lo ritiene inutile e dannoso. Jimmy se ne va e usa questo nuovo potenziale senso di colpa trasformandolo in nuovo combustibile per ribadire il suo credo, il suo progetto, come se nulla dovrà impedirlo, anche a costo di perdere tutti.
Nel secondo, qualche anno dopo nel suo ufficio, Saul in fuga cerca di essere generoso con la sua segretaria ma questa sua (presunta) generosità non viene minimamente capita. Lei intascherà i soldi e se ne andrà, ribadendo che tra di loro, nonostante le mille disavventure, esiste solo un rapporto strettamente professionale. Saul rimane solo e in fuga.
Quella sua smorfia di tristezza rivela come ancora ci sia traccia di Jimmy, solo che questi è sepolto sotto strati di anni di opportunismo.
Passando a Mike (e Fring), in una sezione dell’episodio dedicata alla nascita del laboratorio chimico che si conoscerà nella serie madre, viene mostrato come il loro approccio alla realtà sia molto più concreto. Si affidano ad un tecnico meno appariscente e sofisticato ma tremendamente più realista, ribadendo come le apparenze siano inutili quando si passa “ai fatti”. Un percorso in antitesi con l’estetica “goodmaniana”, piena di belle parole e promesse, ma fatta sostanzialmente priva di una dimensione reale e tangibile, anche fosse mostrare veri sentimenti. Il tutto viene raccontato attraverso una narrazione sempre più scarna di spiegazioni verbali ma straordinariamente ricca in quelle visive. Uno “show, don’t tell” mai così utile da mettere in relazione con Jimmy/Saul.
Non rimane che parlare di Kim e del suo percorso di espiazione. Una martire che si fa carico delle colpe degli altri (Jimmy in primis ma anche i suoi assistiti “d’ufficio”), perdendo se stessa. È lei la vittima del motto “Fa’ la cosa giusta”. È lei che sta cadendo inesorabilmente nel baratro senza avere un’evidente responsabilità, se non quella di aver cura degli altri.
“Ho un altro cliente e una banca. Ho tanto tempo libero”.
Sarò quello il problema?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutti i personaggi, anche Howard
  • Quel look è sempre tremendamente trash

 

Episodio con alto picco di fan service ma giocato saggiamente. Inutile dirlo, ma questa serie non va assolutamente trascurata. Al comparire dei titoli di coda servono sempre parecchi secondi per riprendersi da una splendida e crudele visione.

 

Talk 4×04 1.53 milioni – 0.4 rating
Quite A Ride 4×05 ND milioni – ND rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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