Sono due le questioni esistenziali che assillano il fan medio di Better Call Saul: l’incessante paragone con la più celebre Breaking Bad e l’ossessiva ricerca del momento chiave in cui James McGill si trasformerà definitivamente in Saul Goodman, nemmeno fosse un Pokemon. Questo faticoso lavoro che qualcuno dovrà pur fare, fa sì che, una serie che narrativamente parlando sfiora la perfezione assoluta, non venga mai apprezzata abbastanza. L’immensa bravura di Vince Gilligan emerge clamorosamente puntata dopo puntata, per uno show che sviluppa lentamente la propria trama orizzontale senza però mai sbagliare un colpo o una singola scena, vista la maniacale cura per i più piccoli dettagli. Nonostante i grandi meriti, gli ascolti della serie sono più bassi che mai e portano a pensare che essere uno spin-off di Breaking Bad sia divenuto ormai uno svantaggio e non un enorme trampolino di lancio, che avrà di certo aiutato all’inizio ma, giunti alla quarta stagione, non sembra più portare i suoi frutti. Senza dubbio Better Call Saul, come Waco e Trust tanto per fare altri esempi, è una di quelle serie che, nonostante la grandissima qualità che la contraddistingue, non ha ricevuto il giusto riconoscimento tra gli spettatori.
“Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto”. (Sun Tzu)
In questo episodio, nonostante il basso screen time dedicato al character di Jimmy, la narrazione scorre lenta ma piacevole, con le diverse pedine che si muovono per obiettivi che verranno raggiunti nelle prossime puntate. Quarantacinque minuti di transizione tra Kim alla ricerca del suo amore per la legge, Jimmy diviso tra bugie e inutili lavori ed un Mike la cui natura da ex poliziotto ne garantisce la sopravvivenza nelle situazioni più disparate.
Ma ad emergere ancora una volta è un Gus Fring, machiavellico come sempre, che attraverso un piano a dir poco perfetto riesce ad allargare il proprio territorio e di conseguenza i suoi affari criminali. Una strategia di larghe vedute studiata in ogni minimo particolare, da far invidia a Sun Tzu in persona, dove muovendo a proprio piacimento le diverse famiglie legate al narcotraffico, l’imprenditore criminale ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo. Tuttavia, nonostante l’evidente genialità, viene smascherato nei suoi intenti da Nacho, sgherro dalla peculiare intelligenza. Un personaggio che è cresciuto costantemente puntata dopo puntata e che per ora rappresenta la vera sorpresa di questa stagione, poiché tutti gli altri main character si erano già ampiamente affermati nella serie madre. Infine, a dare un po’ di vivacità a questo lento episodio in stile Gilligan ci pensano i fratelli Salamanca i quali, nonostante abbiano più attributi che cervello, regalano ai fan un po’ di azione dura e pura che non guasta mai, soprattutto se contestualizzata all’interno dell’elaborato piano del boss di Los Pollos Hermanos e non buttata a caso come nella quasi totalità dei film d’azione americani.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Something Beautiful 4×03 | 1.51 milioni – 0.4 rating |
Talk 4×04 | 1.53 milioni – 0.4 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.
Non credo perchè gli ascolti fanno riferimento agli Stati Uniti dove Better Call Saul dovrebbe essere in esclusiva su Amc e non essere presente sul catalogo Netflix
Non vorrei dire una cavolata, ma è possibile che i bassi ascolti siano dovuti al suo essere disponibile anche su Netflix? Penso che molti lo seguano lì, non su AMC.
In realtà no perchè in America non è Netflix a distribuirla, questo vale solo per la distribuzione internazionale.
Ah ok, non lo sapevo che in America non è su Netflix! 🙂