Quando un episodio termina con due personaggi discretamente importanti per uno show morti e sepolti, uno di fianco all’altro, non ci si può certo aspettare fuoco e fiamme dall’episodio successivo.
Se a questo si aggiunge che Better Call Saul scenicamente può veramente ormai permettersi di tutto, ecco che anche una lunga chiacchierata tra Gustavo Fring e un sommelier può risultare interessante, esattamente come una scena strappalacrime di una modestissima rottura tra marito e moglie. Tutti elementi di trama che non troverebbero manifestazioni di interesse in show più modesti ma che in questo caso catturano comunque lo spettatore e gli forniscono anche, in uno dei due casi, risposte a domande persistenti dall’inizio dello show.
KIM
Ovvero: nel mondo di Breaking Bad, che fine ha fatto Kim?
Dopo che tutti i personaggi importanti per BCS, ma inesistenti in BrBa, sono stati barbaramente fatti fuori (Chuck, Nacho, Lalo, Howard), a più riprese si è temuto per quella che ormai, a tutti gli effetti, era divenuta co-protagonista. La discesa morale di Kim Waxler ha infatti confermato, con questo episodio, la differenza sostanziale tra lei e il marito. Jimmy/Saul è sicuramente una figura dalla dubbia bussola morale, sempre alla ricerca dello stratagemma per fregare il prossimo o per avere un tornaconto personale. Ciò che emerge dal protagonista, tuttavia, è un’assenza di scrupoli finalizzata unicamente alla propria sopravvivenza, per così dire. Da Kim emerge un piacere (già riscontrabile nell’ultimo season finale) che finisce per spaventare lei stessa. Un po’ come la differenza tra gli animali che cacciano per necessità e quelli che lo fanno per gioco (come i gatti e gli esseri umani).
Era necessario per Jim e Kim che il primo raccontasse alla vedova Hamlin esattamente la versione raccontata alla polizia sull’ultima notte di vita di Howard, le mezze verità sugli scherzi e l’invidia provata verso il defunto avvocato. Certamente la storia raccontata da Kim è un’invenzione pura, partorita per il semplice gusto di farlo, una bugia che non può essere smentita ma che dà scacco matto ai sospetti della vedova. E la capacità di colpire così gratuitamente rappresenta la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.
SAUL
Ed ecco Saul, quello vero. L’abbandono di Kim, consapevole dell’attivazione di una sua personalità fuori dai limiti vicino al marito, favorisce un salto temporale ed un passaggio ad una pacchianeria del protagonista ben più familiare per lo spettatore. Si è sempre cercato il passaggio da Jimmy a Saul nelle piccole sfumature della personalità, del carattere, nell’adozione del nome. Ed ecco che finalmente anche l’ultimo passaggio è compiuto: quello strettamente scenico.
Si tratta forse di un primo vero salto temporale in direzione dei flashforward che hanno accompagnato lo show sin dall’inizio. Se da un lato Kim peggiorava col marito al suo fianco, esplorava la sua parte oscura e scendeva negli abissi di una cattiveria fine a se stessa, Jimmy trovava in Kim la possibilità di esplorare e far emergere il suo lato più umano e profondo. Gli eccessi estetici della sua nuova casa, nel vestire, i modi di fare eccentrici e autoreferenziali rappresentano la deriva del personaggio. Non uno spietato boss del crimine, come poteva essere Walter White, bensì una macchietta, lo slippin’ Jimmy dei suoi anni di gioventù.
MIKE
Se con il suo protagonista la serie sta scivolando sempre di più nel mondo Breaking Bad, Mike ne approfitta per tenere ancora un po’ la scena in un clima esplicitamente da Better Call Saul. La conversazione con il padre di Ignacio Vargas rappresenta la chiusura di un intero filone narrativo, portato avanti nei precedenti episodi e nelle precedenti stagioni.
La riposta che il signor Vargas prontamente spiattella a Mike è forse il manifesto di quella che è la moralità intesa nel mondo narrativo ideato da Vince Gilligan. C’è un “noi” e un “voi”, chi è buono e chi è cattivo perché decide di diventarlo, e quando ormai è dall’altra parte della barricata è difficile tornare indietro. E’ una scelta che è stata portata avanti deliberatamente, spesso per puro piacere, e da cui è difficile scostarsi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mai come in questo episodio si è respirata l’aria di stagione finale, e il salto temporale degli ultimi cinque minuti non può non far leccare i baffi nell’attesa per la prossima settimana.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.