Quando nella recensione di “Winston Dick Energy” si appuntava di come alcune storyline puzzassero di già visto, bloccate in un loop temporale, si faceva riferimento (facendo delle previsioni accurate, evidentemente) anche a “The Gulag Archipelago”. Osservare Ira in difficoltà che costringe Chuck a scendere a patti con qualcuno per poterne salvaguardare l’integrità sociale e lavorativa è un qualcosa che già in passato si era ampiamente visto.
Nelle prime stagioni, infatti, quando il legame tra i due amici si era profondamente incrinato si era partiti da vicende decisamente molto simili. Là c’era lo zampino anche di Rhoades Sr. qui, invece, il furto del telefono della discordia è pressoché basilare come problema. Eppure la sensazione di rivedere cose già ampiamente viste in passato c’è e rimane nell’aria.
LA LINEA POLITICA: ASSENTE
Altro elemento che fa storcere il naso? Dopo l’incontro con Axe a Londra che non ha portato a nulla, occorrevano realmente altri 3 episodi per far riunire Wendy, Wags e Taylor in un unico fronte comune contro Prince? Non era già la loro idea di partenza prima di incontrare Axe?
Si fatica a capire il senso di mostrarli uniti fin dal principio per poi allontanarli (senza giustificarne questa involuzione), per poi nuovamente riavvicinarli contro il nemico comune. Una perdita di tempo, per uno show che occupa un’ora a settimana, veramente esagerata ed immotivata.
I fronti dei “buoni” sembrano delinearsi (Chuck-Mahar e Wendy-Wags-Tylor), Prince prosegue con la sua corsa alla Presidenza degli USA. Una corsa depotenziata di qualsiasi tipo di interesse e priva di vera e propria verve. Rispetto ad House Of Cards, da questo punto di vista, siamo lontani anni luce.
BRYAN CONNERTY, LO CHEF CHE NON TI ASPETTI
Ecco quindi che, avendo a disposizione un cast decisamente ampio, Billions si rifugia in alcuni personaggi meno di impatto. Kate Sacker sta evidentemente preparando il terreno per se stessa (oltre che per Prince), pronta a nascondere le proprie mosse esattamente come quando trafisse alle spalle il suo “maestro” dell’epoca (Chuck). Kate deve assicurarsi che determinate figure del suo passato etichettate come problematiche non si rivelino come tali. Tra queste rispunta fuori, non si sa bene come essendo scomparso dagli schermi da oltre due stagioni, Bryan Connerty. L’ex spalla di Chuck ha perso la possibilità di operare nel campo legale ed eccolo quindi, armato del baffo più arrogante di New York, ad armeggiare in un ristorante giapponese in stile teppanyaki. Se non è appropriazione culturale questa, difficile capire cos’altro lo sia.
QUANDO TORNA AXE?
È da tenere presente che Damian Lewis tornerà, in questa settima ed ultima stagione di Billions, per un totale di sei episodi. Visto e considerato che già due se li sono giocati, sarà interessante prevedere quando decideranno di re-introdurlo definitivamente. I titoli degli episodi già suggeriscono qualcosa, ma occorrerà valutare soprattutto come verranno delineate le varie sottotrame per quel momento. Allo stato attuale nessuno dei “buoni” ha abbastanza elementi per spodestare Prince: dal punto di vista legale sembra essere immune, forte della corazza sociale che lo avvolge; dal punto di vista lavorativo sembra ora più vulnerabile vista la concessione fatta a Wags di poter decidere a suo nome in sua (e di Scooter) assenza. In linea di massima quindi le pedine sembrerebbero essersi disposte sulla scacchiera… ma ne varrà realmente la pena alla fine?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio veramente blando e che va a riutilizzare determinati meccanismi narrativi già ampiamente visti nelle precedenti sei stagioni. L’unica vera domanda che può tenere incollato lo spettatore, a questo punto, è relativa ad Axe e al suo ritorno in scena. Tutto il resto è noia.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.