Chucky 1×03 – I Like To Be HuggedTEMPO DI LETTURA 5 min

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Chucky 1x03 Recensione

Secondo i principi del Taoismo non esiste un individuo completamente buono o completamente malvagio. Il concetto di Yin e Yang si fonda infatti sull’idea che in entrambi gli elementi vi sia comunque il seme del suo opposto.
Nonostante possa sembrare fuori luogo parlare di filosofia recensendo una serie che tratta bambolotti killer, le parole pronunciate da Chucky fanno in qualche modo riflettere.
Bene e male sono due concetti molto relativi, eppure nell’ottica della serie – e, più nello specifico, di questo terzo episodio – esistono effettivamente individui prevalentemente buoni o prevalentemente malvagi. Chiunque però può diventare l’uno o l’altro, se spinto a sufficienza nella giusta direzione.

“Everybody is a killer if you push ‘em far enough.”

LA TRASFORMAZIONE DI JAKE


La narrazione riprende effettivamente dalla conclusione di “Give Me Something Good To Eat“, confermando che il finale dell’episodio non fosse solo scena ma piuttosto un reale indizio dell’involuzione evoluzione psicologica di Jake.
Il ragazzo infatti è realmente convinto di voler uccidere Lexy, pur rimanendo dubbioso riguardo la propria natura. Jake continua a chiedersi se possa realmente commettere un omicidio. Il desiderio di uccidere la sua bulla è reale, ma il suo animo gli impedisce di contemplare l’idea di realizzare tale pensiero.
La bambola è però ormai l’unico sostegno e conforto per il ragazzo. L’influenza di Chucky diventa manifesta e porta Jake ad abbracciare del tutto questa sua nuova natura, convincendolo che l’unica strada effettivamente percorribile per avere un po’ di sollievo sia eliminare la fonte più concreta dei suoi mali.
La prima metà di puntata si concentra proprio sul mostrare allo spettatore come Jake tenti di pianificare l’omicidio, tracciando il cellulare di Lexy per sorprenderla da sola, allenandosi nel maneggiare strumenti affilati e taglienti, perfino tentando effettivamente di accoltellare la ragazza.
Pur essendo potenzialmente interessante assistere alla progressiva discesa di Jake nel baratro della malvagità, a livello scenico e narrativo, questa parte di episodio risulta purtroppo estremamente lenta e tediosa. Elemento che evidenzia una delle ormai palesi pecche di questa serie.

CHUCKY: DA FILM A SERIE


Inizialmente l’idea di realizzare una serie televisiva da inserire nel canone di Child’s Play sembrava una buona idea ed un’ottima occasione per approfondire maggiormente il background dei vari personaggi.
Sotto un certo punto di vista infatti assistere alla trasformazione psicologica di Jake tanto nel dettaglio può essere un’esperienza affascinante. Il problema è che già dal secondo episodio (ma con “I Like To Be Hugged” la cosa viene ulteriormente confermata) è evidente come il tempo a disposizione sia eccessivo. La serie ha ripetuti tempi morti, decine di minuti in cui la noia regna sovrana e in cui poco viene effettivamente offerto allo spettatore per intrattenerlo.
La prima metà dell’episodio infatti risulta terribilmente allungata. Si vuole mostrare al pubblico il cambiamento di Jake e le conseguenze dell’influenza di Chucky. Il risultato però è solo una serie di sequenze fin troppo diluite e sterili nelle quali Jake pianifica un omicidio che mai riuscirà a realizzare.
La cattiva ricezione di queste scene non si limita unicamente alla scarsa utilità delle stesse o all’eccessiva durata (anche se rimangono fattori determinanti), ma anche al fatto che falliscano nell’intento di trasmettere angoscia e tensione. O meglio, non sembra neanche che provino a farlo. Questa è una problematica riscontrata anche in “Give Me Something Good To Eat“, nel quale le scorribande di Chucky non portavano affatto con loro un senso di preoccupazione. Prive di un accompagnamento sonoro adeguato o anche solo di una costruzione registica degna, finivano infatti per essere percepite come mero riempitivo, unicamente fini a sé stesse.

CHUCKY’S FIRST TIME


“Step one: picking your prey. Could be a total stranger; could be someone close to you. Or maybe someone you just want to shut the fuck up. But no matter how you slice it, you got to find that special someone.
The next thing you got to do is really get to know your victim: what they like, where they go. But eventually, you got to get your victim alone. Keep it intimate, really set the mood. Timing is everything. You’re looking for that magic moment, just the two of you.
When it all comes together, it’s like fireworks. And, God, I love to watch the sparks fly.”

Finalmente una parte del passato di Charles viene svelata.
Il flashback dell’infanzia del killer infatti porta alla luce il momento in cui si è manifestata realmente la sua indole omicida.
Questa specifica parte, assieme alla strage a casa di Lexy, costituisce la vera fonte di interesse e intrattenimento dell’episodio. L’assassinio della madre di Charles da parte del bambino stesso viene messa in scena in modo del tutto inaspettato e aggiunge un importante tassello riguardo la storia ed il background di questo iconico personaggio.
L’alternare tale flashback agli omicidi alla festa non fa che amplificare il senso di pazzia che pervade il personaggio di Chucky, riuscendo a veicolare il messaggio finale con ancor più potenza ed efficacia.
Un messaggio che evidenzia finalmente la sostanziale differenza da Jake e Chucky. Mentre il primo è stato spinto dalle cattive influenze e dai tormenti provocatogli dagli altri, il secondo era pronto da subito ad abbracciare la sua vera natura, come una miccia in attesa di venire attizzata.

“So to answer your question, Jake: some killers are made, but the best of us are born. Sometimes we just need a little push.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La strage di Chucky a casa di Lexy
  • Il primo omicidio di Charles
  • Jake sempre più vittima dell’influenza di Chucky
  • Prima metà lenta e poco coinvolgente
  • Dialoghi spesso finti e ricchi di frasi fatte (lo scambio di battute tra la professoressa Fairchild e il detective Evans ne è un chiaro esempio)
  • Scene di tensione relative a Jake costruite male e prive di un accompagnamento musicale adeguato

 

“I Like To Be Hugged” si può definire un episodio estremamente altalenante. Da una parte evidenzia i palesi difetti della serie, mentre dall’altra ricorda al suo pubblico il motivo per cui ha iniziato a seguire la stessa. Tra una prima metà lenta e fallace e una seconda invece ricca e vivace, il giudizio finale non può che essere un incompleto Save Them All.

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