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Decision To Leave – La Donna Del Mistero

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Un detective efficiente e meticoloso indaga su un possibile omicidio in un remoto villaggio di montagna. Lì inizia a sviluppare una relazione amorosa con la vedova della vittima, che considera la principale sospettata.

 

Il nome di Park Chan-wook potrebbe non dire molto a chi sta leggendo questa recensione. Tuttavia se vengono citati i film della Trilogia della Vendetta, in particolare Old Boy (2003) molto probabilmente qualche ricordo inizia a riaffiorare.
Park Chan-wook è il regista e sceneggiatore del già citato Old Boy, di Mr. Vendetta e di Lady Vendetta e Decision To Leave (in Italia con il titolo La Donna Del Mistero) rappresenta il suo ultimo lavoro, già preannunciato a metà 2020 quando aveva detto di star scrivendo la sceneggiatura del suo prossimo lungometraggio. La pellicola si discosta dai precedenti lavori del regista e si addentra in un thriller romantico cercando di presentare la liaison amorosa tra un detective ed una donna indagata per omicidio. Un racconto che non si fa remore riguardo a sangue, descrizioni macabre, ma anche morigerati attimi di vita quotidiana. Il tutto condito da un sottile humor e no sense già riscontrabile all’interno dei precedenti lavori del regista.

La prima cosa che viene fuori sono le mosche. Prima o poi, arrivano dopo 10 minuti. Dopo aver succhiato sangue e secrezioni, depongono le uova nelle ferite o nei buchi del corpo umano. Se i vermi vengono fuori, le formiche si accalcano per mangiare i vermi. Poi gli scarafaggi, poi le vespe. Ecco come iniziano a mangiare gli umani.

Il nucleo centrale del film è quello precedentemente esposto: il detective Jang Hae-jun (Park Hae-il) si ritrova ad indagare l’omicidio di un uomo per cui viene indagata la moglie Song Seo-rae (Tang Wei). La vita del detective è, nel privato, controllata ferreamente dalla moglie che cerca in tutti i modi di preservare la salute del marito con qualsiasi tipo di rimedio. Un controllo forse eccessivo che mostra il detective mai sofferente della situazione, ma ne evidenzia il tentativo sfrenato di allontanarsi, di fuggire per costruirsi dei ricordi nuovi, forse più felici di quelli che ha con la moglie.
Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, Jang Hae-jun è un detective a tutto tondo: desideroso di un nuovo caso nel quale gettarsi a capofitto, incapace di voltare pagina quando si ritrova di fronte un caso “irrisolto”. Fattore che si ripercuote anche sul caso riguardante Song Seo-rae: la donna, inizialmente indagata, per una serie di sotterfugi riuscirà a scappare al carcere e dalla colpa dell’omicidio.
E, si badi bene, non si tratta di uno spoiler: Park Chan-wook non tenta mai, in nessun momento, di alleviare i dubbi sul senso di colpevolezza di Seo-rae, la moglie. Vengono vagliate altre ipotesi, sì, ma al detective così come allo spettatore vengono continuamente mostrati indizi su indizi che progressivamente incastrano la donna. Risate sommesse e silenziose, interrogatori che dipingono un quadro ben preciso, sguardi di colpevolezza lanciati da un volto angelico ed innocente: Park Chan-wook sfrutta la candida bellezza di Tang Wei per trarre in inganno pubblico e personaggi, mostrandone il lato mansueto e nascondendo quello tipico da femme fatale.

Seo-rae: “Non parlare del nostro tempo in quel modo.”
Hae-Jun: “Nostro? Che razza di tempo è stato? Il tempo che ho passato fuori da casa tua ogni notte? Ascoltando il tuo respiro e addormentandomi? Sussurrando felicità al tuo orecchio mentre ti abbracciavo?”.

Il sottile humor di cui s faceva menzione nel primo paragrafo è paragonabile, come costruzione, alla commedia degli equivoci: situazioni che si prestano a diverse letture da cui i singoli personaggi trarranno la loro personalissima opinione. Un espediente narrativo che aiuta ad alleggerire il dramma raccontato dalla storia principale e che semplifica in un certo tal modo anche la visione.
La storia d’amore tra i due protagonisti è progressiva e sospinta da una tensione sessuale che permea le pareti di ogni stanza che li vede soli: la sala degli interrogatori; il soggiorno a casa dell’anziana accudita da Seo-rae; l’appartamento di Hae-jun. Eppure non c’è interesse da parte del regista di accontentare quella porzione di pubblico che forse avrebbe sperato in uno sfociare immediato, da parte dei due protagonisti, in un amore puro e veritiero. Seo-rae ha il compito di rimanere un mistero insoluto sia per il pubblico, sia per Hae-jun: il suo cuore e i suoi sentimenti devono essere costantemente avvolti da una fitta nebbia di mistero e dubbi, quasi si divincolasse dal desiderio altrui di essere finalmente scoperta.
Quella tra i due protagonisti è una storia d’amore nascosta agli occhi altrui dal velo misterioso di un omicidio e dalle indagini ad esso collegato.

Ascolta il suono del mio respiro. Allinea il tuo respiro col mio respiro. Ora andrai al mare. Vai sott’acqua. Sei una medusa. Non hai né occhi né naso. Non stai pensando a niente. Non sei felice, né triste. Sei senza emozioni. Stai spingendo via l’acqua. Spingi via tutto ciò che è successo oggi. Spingilo verso di me.

Per quanto concerne il reparto tecnico non c’è nulla di negativo da segnalare. Fotografia e regia sono d’altissimo livello e aiutano a restituire esattamente ciò di cui necessità il pubblico: il volto confuso dalla vita di Hae-jun; quello innocente sporcato da un sorriso di Seo-rae. Senza contare le riprese scenografiche, atte a restituire una Sud Corea coriacea ed inabitabile (montagne e mare indistintamente).
Anche la musica, tipica di un noir, aiuta ad amplificare il senso di costante tensione durante le indagini e durante le varie scoperte da parte dei detective a cui è stato affidato il caso di omicidio. Molto funzionale per non lasciar nulla all’immaginazione del pubblico risultano essere le ricostruzioni da parte di Hae-jun, presentate in scena mentre il detective le sta raccontando. Da menzionare la canzone di Jung Hoon-hee, Mist, che accompagna la pellicola per circa metà della sua durata venendo riproposta a più riprese e che racchiude la malinconia del film in tutte le sue sfumature.

Confucio disse, ‘I saggi amano l’acqua, la benevolenza le montagne’. Io non sono benevolente. A me piace il mare.


Decision To Leave è un thriller romantico dai risvolti malinconici. Un film da vedere, assolutamente, sia per la nomea del regista, sia per la qualità della storia.
Park Chan-wook non cerca qui di stupire il pubblico con un colpo di scena finale come accaduto in Old Boy, bensì cerca di stupire il pubblico con la naturalezza della vita e delle conseguenze, a volte inaspettate, legate a certe decisioni. E facendo ciò cerca di mantenere il mistero attorno ad un personaggio, quello di Seo-rae, fino agli attimi conclusivi.

 

TITOLO ORIGINALE:  헤어질 결심; Decision To Leave
REGIA: Park Chan-wook
SCENEGGIATURA:Jeong Seo-kyeong, Park Chan-wook
INTERPRETI: Tang Wei, Park Hae-il, Lee Jung-hyun, Go Kyung-pyo, Park Yong-woo
DISTRIBUZIONE: CJ Entertainment
DURATA: 139′
ORIGINE: South Korea, 2022
DATA DI USCITA: 14/10/2022, USA-UK

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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