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Fear The Walking Dead 6×11 – The HoldingTEMPO DI LETTURA 5 min

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Comunicazione di servizio

Fear The Walking Dead è una serie nelle cui recensioni scatta da sempre l’inevitabile paragone con la sua serie madre. Questo particolare (e la serie di commenti probabilmente ripetitivi che caratterizzano il resto delle recensioni) ha spinto la redazione di RecenSerie ad un nuovo sistema di stesura. Lo sparuto team di superstiti che ancora persevera nel recensire suddetta serie svolgerà un lavoro cooperativo. I lettori avranno modo di seguire un’interazione spesso negata dalla scrittura distaccata delle restanti recensioni. I tre recensori (Martin, Fabrizio, e Valerio) interagiranno tra loro, instaurando una dialettica che, con la forma del dialogo (anzi, del trialogo), punterà a commentare questa sesta stagione di Fear The Walking Dead. Ogni settimana uno dei tre recensori assumerà il ruolo di “intervistatore” stuzzicando gli altri due con tematiche e punti di interesse individuati durante la visione.

 

Fabrizio: Domanda che sicuramente vi sarà balzata alla mente: era davvero necessario far spuntare fuori il fratello di Wes per poi farlo morire subito? E come se non bastasse ucciso proprio dalle mani del fratello. Credete che gli autori di Fear decidano queste cose prima di metterle in atto oppure pensate si tratti di un processo creativo del tutto avulso da logica e buon gusto?

Martin: Onestamente penso che il processo creativo nella sala degli sceneggiatori di FTWD nasca sempre con una domanda: quale sarebbe la cosa più controversa che si potrebbe far fare a tale personaggio? Ed ecco arrivare la risposta: portiamo Wes al centro dell’attenzione, facciamo “resuscitare” suo fratello e poi glielo facciamo ammazzare “eroicamente”. Penso sia andata più o meno così.

Valerio: Io ho visto nel fratello di Wes un modo per dare maggior importanza a Wes stesso, personaggio che al pari di tante altre figure e storyline non lascia grande traccia nella memoria e nell’immaginario del pubblico. Poi l’intero universo di TWD è rappresentato da un insieme di situazioni cicliche, corsi e ricorsi storici che tornano. Tipo fratelli che si uccidono (ricordate Merle?), fratelli che si trovano in fazioni diverse (Daryl e Merle), bisogno di rimpolpare il minutaggio con l’usato sicuro.

Fabrizio: Voi mangereste cibo coltivato con concime di non-morto o pollo nutrito con ossa di zombie tritate? Perché sinceramente non sembra così salutare come i seguaci di Teddy sembrano credere fermamente.

Martin: Mi è sembrato di vedere diverse galline sorridenti laggiù, quindi dev’essere buono…

Valerio: Ma anche la luce solare fa bene! Vivere sottoterra non è consigliato da gran parte degli specialisti.

Fabrizio: Quanti altri avamposti dovranno rivelare la loro vera natura di “covi di maniaci schizofrenici sanguinari” prima che i nostri eroi si rendano conto che l’unico modo di affrontare un mondo post-apocalisse è letteralmente far fuori chiunque assomigli anche solo lontanamente ad un villain da fumetto?

Martin: Sorprende più che altro che ci si sia trovati dentro l’ennesimo gruppo omicida di sopravvissuti che professa pace e amore mentre prova ad ammazzare tutti.

Valerio: Che poi non si capisce benissimo perché scegliere di vivere proprio sotto terra. Cioè può essere una potenziale protezione dagli zombie, però se poi vengono comunque presi e usati come concime, oppure imbalsamati (?) si capisce che l’impostazione non è proprio zombie-free.
L’impressione è quella di iniziare veramente ad arricchire il parco villain facendo fare cose a caso ai cattivi di turno.

Fabrizio: Ma perché Dakota gira libera e indisturbata come se nulla fosse mai accaduto? Quanti altri John devono morire prima che i protagonisti capiscano che un’omicida a piede libero, anche se minorenne, va tenuta rinchiusa? Ah ma forse a nessuno è mai fregato nulla di John. Non mi sembra di vedere tutta questa gente disperata per la sua dipartita. Forse sperano che finalmente la ragazzina faccia una strage levando di mezzo anche altri comprimari scomodi.

Martin: Guarda, la morte di John mi ha destato molto fastidio per come è stata gestita e per il menefreghismo generale che si è materializzato subito dopo. Stai toccando una ferita aperta con questa domanda, soprattutto perchè non ritengo Dakota un personaggio da tenere nello show…

Valerio: Hai detto tutto tu. Aggiungo solo che nell’allegra comunità l’esclusiva dell’immagine della minorenne omicida non ce l’ha nemmeno Dakota. Inevitabile che nella testa dello spettatore ci sia una sovrapposizione con Charlie, che prima di Dakota aveva provveduto a togliere di mezzo una figura che sicuramente era più considerata di John.

Fabrizio: Cosa ne pensate dell’ingresso in scena di Lionel Luthor John Glover? Perché personalmente non mi sembra un villain così terribile. O forse sarà l’outfit alla Biagio Antonacci ad avermi ingannato.

Martin: Onestamente, mi intriga un po’ per le sue sembianze da hippie sotto psicofarmaci. Almeno questo sembra avere un qualche tipo di carisma e di influenza sugli altri, non come Virginia che ha preso il potere in modi ancora incomprensibili.

Valerio: Mah, diciamo che rispetto a Virginia potrebbe intrattenere un bel po’ di più. Ma alla lunga la solfa è sempre la stessa e la deriva da invasati ad un certo punto anche basta. Unico tratto interessante potrebbe essere la prigionia di Alicia, per differenziare un po’ le linee narrative e ridare lustro a uno dei personaggi storici dello show.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Non è una delle peggiori puntate stagionali. Si tratta di un vero lato positivo? Forse no
  • Ah, c’è Lionel Luthor. Forse neanche questo lo è
  • Derek “riportato in vita” per essere trucidato malamente
  • Quante volte ancora i protagonisti dovranno subire violenze di vario genere prima di capire che nessun insediamento in questo mondo post-apocalisse è un insediamento buono?

 

Un altro episodio tranquillamente evitabile per Fear The Walking Dead, che dimostra ancora una volta quanto poco carisma possegga questo show. Altro giro, altro accampamento di psicopatici. E avanti così che tanto ormai di sta serie non importa più a nessuno.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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