Se “Strangers In A Strange Land” rappresentava un ottimo episodio di recap, lo stesso non si può dire di “Shatter”, debilitato da una narrazione che non prende fin da subito energia e che mostra un attendismo non necessario.
La chiusura della precedente stagione, con “Once Upon A Time?”, avrebbe forse meritato maggiore coraggio a livello di sceneggiatura e invece praticamente tutti i personaggi sembrano tornare nella loro personale comfort zone prima di ripartire con le proprie sottotrame. Fa eccezione Tabitha per ovvi motivi logistici, ma non può essere sufficiente.
“Shatter” non è una premiere di per sé negativa, ma riempie i suoi cinquanta minuti circa di cliché narrativi, svolte ingiustificate (che andranno spiegate per forza di cose) e varie ombre che gettano paura e dubbi su questa attesa terza stagione di From.
UN RITORNO NELLA COMFORT ZONE
I personaggi principali, come si scriveva nel precedente paragrafo, si riparano nella propria comfort zone: Boyd, tornato in città, cerca sommariamente di curarsi la ferita e soprattutto di ristabilire un poco di ordine all’interno di un costrutto sociale ormai lacerato, fatto a brandelli e pronto a crollare da un momento all’altro. A rendere ulteriormente complicata la situazione, se non bastassero i mostri e l’impossibilità di lasciare la cittadina, c’è ora un grosso problema di cibo: le colture sono andate totalmente a male e il sopraggiungere di una stagione fredda (altro avvenimento mai accaduto prima, parrebbe) non aiuta sicuramente da questo punto di vista. Il fatto che il problema venga pubblicamente sbandierato (Donna e Boyd ne parlano di fronte ad un gruppo della Colony House) agita ulteriormente la popolazione che, come capita in questo genere di situazione, si lascia prendere dal panico e l’irrazionalità aggiunte altro caos alla situazione generale.
Parallelamente a ciò, Jim e Kenny abbandonano la città per addentrarsi nel bosco e cercare Tabitha, ennesimo tentativo di scoprire cosa c’è nei boschi che, facile immaginare, non porterà a delle vere e proprie risposte: lo sottolinea il fatto che gli improvvisati spaventapasseri incontrati dai due non siano mai stati mostrati fino ad ora all’interno dello show, esattamente come il villaggio in rovina dove si accampano.
TABITHA, UN FARO NELLA NOTTE
Jade dopo le visioni avute nel finale sembra essere diventato un proto-Victor, tant’è che viene rinchiuso da Boyd per la sua stessa incolumità mentale e fisica.
Niente di nuovo, di fatto. Se non fosse per Tabitha, come si scriveva, la puntata sarebbe svuotata totalmente di contenuti.
La donna, risvegliatasi in ospedale (a Camden, nel Maine), cerca prima di tutto di rimettersi in contatto con la madre, riuscendoci ma senza dare dirette risposte a cosa le è capitato (ricorda un po’ il dialogo tra Hugo e sua madre in “La Grande Menzogna”, 5×02 di Lost). Successivamente, sulla lunch box di Victor, trova un indirizzo dove pare abbia un incontro con il padre del folle, ma geniale personaggio.
Ma, anche qui, hiatus immediatamente dopo e molti cliché. Come per esempio che nessuno in ospedale si accorga della sua fuga o che non esista una ricerca aperta nella polizia con la foto della donna.
MOLTI DUBBI, POCHE CERTEZZE
L’attendismo, per una premiere, non è di per sé un elemento negativo. Può essere utile per fare un recap, riposizionare i tasselli e successivamente ripartire con il racconto. Il problema sorge quando all’immobilismo si aggiungono una serie di fattori molto forzati e non in linea con quanto precedentemente mostrato.
Alcuni esempi? Ethan che, alla terza stagione, apre una porta in piena notte permettendo ai mostri di entrare nell’abitazione e creare ulteriore scompiglio. Anche il successivo “scontro” (che si limita ad essere una fuga generale) è veramente privo di verve con scene alla The Walking Dead dove ai protagonisti basta camminare rapidamente per mettersi in salvo senza troppa fatica e dove il pericolo viene creato in modo artificioso (una mucca sgozzata dai mostri) e senza ulteriori effetti.
Sarà da valutare molto di quello che viene mostrato nel finale, invece, per comprenderne la linearità narrativa:
- i mostri, fino ad ora solo assetati di sangue, sembrano puntare direttamente alle scorte di cibo dei cittadini, indebolendoli indirettamente e costringendoli a “difendersi” attivamente e non più passivamente chiudendosi in casa. Ma cosa è cambiato rispetto a prima?
- Il talismano ha veramente un effetto? Non permette ai mostri di entrare, ma se sono già dentro (un edificio o un luogo chiuso) allora non funziona più? Diversamente la scena nel fienile non ha alcun senso;
- In generale, la scena nel fienile dovrà avere grosse giustificazioni: Boyd viene legato e non ucciso, mentre Tian-Chen viene torturata e smembrata viva di fronte ai suoi occhi. Perché questo doppio trattamento? Boyd viene risparmiato per merito del “sangue infetto” da lui posseduto nella seconda stagione? Quest’ultimo pensiero potrebbe essere l’unico in grado di giustificare questa “grazia” da parte dei mostri, ma si sta veramente facendo fanta-serialità in questo momento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Le attese attorno a questa stagione restano molto alte per svariati motivi, ma vedere un primo episodio di questo tenore crea dubbi e circospezione attorno a quello che verrà mostrato da qui fino al 24 novembre. Certo, il titolo degli ultimi due episodi, “Revelations: Chapter One” e “Revelations: Chapter Two”, creano hype, ma deve essere mostrato qualcosa di più di due semplici accattivanti titoli.
C’è molto lavoro da fare e la stagione resta lunga. Occorre, tuttavia, raddrizzare fin da subito il tiro ed evitare di rovinare quanto di buono fatto fino ad ora.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.