Tulsa King 2×02 – Kansas City BluesTEMPO DI LETTURA 3 min

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Tuksa King 2x02 recensioneDopo aver “risolto” in maniera quasi sbrigativa il cliffhanger che aveva chiuso la prima stagione, Tulsa King cerca di settare il ritmo dei nuovi episodi.
La risoluzione dell’arresto di Dwight nella scorsa puntata è infatti avvenuta in maniera repentina, risultando però comunque organica nell’economia della serie.
Con ben 10 episodi a disposizione c’è tutto il tempo di costruire una nuova trama stagionale, ma la presenza attiva del suo protagonista è sicuramente un elemento imprescindibile per l’intera storia.

LA STAGIONE PRENDE FORMA


La seconda stagione di Tulsa King continua a catturare l’attenzione grazie soprattutto alla performance carismatica di Sylvester Stallone. I dialoghi coinvolgenti che lo contraddistinguono lo vedono sempre al centro della scena, catalizzando l’interesse dello spettatore sia a livello visivo che narrativo.
Infatti, in questi primi due episodi dove non accade granché, è proprio la figura di Dwight a mantenere vivo il racconto. Anche nei momenti meno interessanti dal punto di vista narrativo, il carisma dell’attore prende il sopravvento rubando la scena.
Come detto, però, la trama si trova ancora un po’ frenata e in attesa di partire davvero. Questi primi episodi servono per creare il nuovo ambiente in cui si svilupperà la storia. Come primo elemento introduttivo, si prende il suo spazio la presentazione dei nuovi personaggi. Si è già detto nella scorsa recensione dell’introduzione del nuovo avversario stagionale Cal Thresher (Neal McDonough) che sembra aver già messo mani ai suoi contatti politici per interferire con Manfredi. Ma l’introduzione di Cal non rimane isolata. La lotta per Tulsa sembra infatti affollarsi sempre di più, con Dwight presto circondato da nuovi e vecchi nemici.
Ma se da un lato si accumulano i rivali, il parco personaggi si ingrandisce anche di altre figure. In questo caso, l’arrivo della sorella di Dwight potrebbe da un lato portare a nuove dinamiche familiari, dall’altro va ad ingrandire un insieme di character che potrebbero essere un po’ eccessivi e far perdere un filo più lineare alla trama.

“We all answer to someone, Mr. Manfredi.”

NEMICI AMICI


E mentre Manfredi passa l’intero episodio in un frenetico su e giù, tra problemi con la mafia di Kansas City e progetti finanziari di elevata portata, il vero nemico potrebbe riscoprirsi proprio in casa.
La telefonata finale tra Chickie e Goodie non dà giustamente tutte le risposte, ma il dubbio sulla lealtà di quest’ultimo risulta facile da creare. Già nella scorsa stagione i suoi volta faccia si sono dimostrati fortemente volubili, dunque non sorprenderebbe di certo il suo tornare nuovamente dalla parte di Goodie. Vista così, questa situazione potrebbe sembrare scontata e dal poco impatto, invece nasconde una trama interessante che potrebbe dar vita ad altre dinamiche. In questo modo, infatti, Dwight si troverebbe tra due fuochi, sia uno esterno che uno interno, movimentando di gran lunga l’intera trama. E poi, tutti vorrebbero vedere la reazione di uno Stallone furioso.
Certo, va considerata anche la veridicità dell’offerta di Chickie di cui non ci si può propriamente fidare. Questo personaggio, che rimane stabile come avversario sin dalla scorsa stagione, si pone come ottimo perno per la trama orizzontale della serie, soprattutto grazie al legame e alla storia più stretta che condivide con Manfredi.

Goodie: “I do kinda like it out here.”
Chickie: “Is that a yes?”
Goodie: “It ain’t a no.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sylvester Stallone, sempre carismatico e coinvolgente
  • Dialoghi vivaci
  • Storia ben costruita che mantiene costante l’interesse
  • Nuovo voltafaccia di Goodie?
  • Trama un po’ lenta per ora
  • Forse troppi nuovi personaggi nel mix 

 

Un inizio di stagione che si conferma capace di intrattenere e coinvolgere il pubblico. Per ora si procede con cautela e un ritmo narrativo un po’ blando. Tuttavia, la presenza di Stallone riesce sempre ad animare la scena.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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