Recensione Kneecap
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Kneecap

Kneecap è un film che non teme di osare, di sfidare le convenzioni e di proporre una visione del mondo in cui la ribellione diventa un atto creativo e la lingua un baluardo di resistenza.

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Kneecap racconta la storia di tre giovani di Belfast, Naoise, Liam e JJ, che trovano nella musica rap un mezzo per esprimere la loro identità irlandese e sfidare l’autorità politica e culturale. Mentre conducono una vita ai margini della legalità, tra piccoli traffici di droga e concerti improvvisati in pub locali, i tre protagonisti formano una band che utilizza la lingua irlandese nei propri testi, facendone un atto di ribellione contro l’oppressione storica subita dal loro popolo. Attraverso situazioni tragicomiche e momenti di tensione, il film segue il loro percorso, tra scontri con le autorità e bande locali, fino alla loro ascesa nel panorama musicale.

Il linguaggio può essere l’arma più potente che una cultura possiede, un elemento di resistenza e identità che attraversa i secoli e le dominazioni. Quando un popolo è soggiogato, la prima forma di oppressione che subisce è spesso l’annullamento del suo idioma, come se cancellare le parole significasse eliminare la storia, il pensiero e la coscienza di una nazione. È in questo contesto che Kneecap si inserisce, portando sullo schermo un racconto di libertà, ribellione e resistenza attraverso la celebrazione della lingua irlandese e della sua rinascita culturale, incarnata dalla forza dissacrante del rap e dei suoi protagonisti.

A country without a language is only half a nation.

Kneecap, diretto da Rich Peppiatt, si presenta come una biografia atipica e tumultuosa, capace di coniugare la cruda realtà della vita a Belfast con l’energia sfrenata e irriverente della controcultura giovanile. La storia si concentra sulle origini del gruppo rap omonimo, composto da Naoise Ó Cairealláin, Liam Óg Ó Hannaidh e JJ Ó Dochartaigh, che interpretano versioni di se stessi in una narrazione frammentata e ad alto tasso adrenalinico.
Peppiatt, pur essendo britannico, riesce a restituire il senso profondo dell’identità irlandese attraverso l’uso predominante della lingua gaelica, in un’opera che si trasforma in un atto di resistenza culturale. Il film, infatti, va oltre il semplice racconto musicale: diventa un manifesto politico che affronta le tensioni storiche tra Irlanda e Gran Bretagna, ma lo fa attraverso una lente satirica e provocatoria, mantenendo sempre un equilibrio tra il serio e il surreale.
Al centro della narrazione troviamo Naoise e Liam, due piccoli spacciatori che, ispirati dall’insegnante di musica e lingua irlandese, JJ, decidono di intraprendere la carriera di rapper. La loro musica, radicata nelle tradizioni del luogo e arricchita da un linguaggio ribelle, diventa un grido di protesta e un modo per riaffermare la propria identità in un contesto segnato dalla marginalizzazione e dalla violenza. Il film segue il loro percorso dalla polvere dei pub locali alle luci dei palcoscenici più grandi, in un crescendo di eventi che mescolano la realtà e la finzione in un vortice di immagini vivide e situazioni al limite del paradossale. Le sessioni di registrazione, in cui l’abuso di droghe si intreccia con la creatività, e i concerti, in cui l’adrenalina e la rabbia si fondono in un’esplosione di suoni e colori, costituiscono il nucleo pulsante del film.

NAZIONALISMO E KETAMINA


Kneecap si distingue per la sua vivacità visiva e il suo stile di regia audace, chiaramente influenzato da pellicole come Trainspotting. Peppiatt utilizza una varietà di tecniche cinematografiche, dalle animazioni in stop-motion alle riprese in split screen, passando per sequenze accelerate che distorcono la percezione del tempo e dello spazio. Questi espedienti stilistici non sono mai gratuiti, ma servono a sottolineare lo stato mentale dei personaggi e il caos in cui si muovono. La scelta di utilizzare l’animazione in alcune scene, come quella in claymation che rappresenta gli effetti della ketamina, aggiunge un tocco surreale e grottesco, enfatizzando la disconnessione dalla realtà dei protagonisti. Tuttavia, l’esuberanza visiva non è fine a se stessa; è parte integrante della narrazione, un modo per far immergere lo spettatore in un universo in cui la realtà è costantemente manipolata e reinterpretata.
Oltre alla forma, il film trova la sua forza nel contenuto e nei suoi personaggi, che si muovono in un contesto sociale e politico molto complesso. La figura del padre di Naoise, Arlo (interpretato da Michael Fassbender), aggiunge una dimensione drammatica e nostalgica alla storia. Ex militante dell’IRA che ha inscenato la propria morte per sfuggire alla cattura, Arlo rappresenta una generazione che ha combattuto per l’indipendenza con metodi estremi, lasciando in eredità un senso di ribellione e una frattura familiare difficile da sanare. La relazione tra Naoise e suo padre offre una prospettiva più intima del conflitto nordirlandese, mostrandone le cicatrici profonde e la difficile convivenza tra passato e presente. Il contrasto tra la vecchia generazione, rappresentata da Arlo, e la nuova generazione dei “Ceasefire Babies” – giovani cresciuti in un’Irlanda del Nord teoricamente pacificata ma ancora segnata dalla divisione – diventa così uno dei temi portanti della pellicola.

GET YOUR BRITS OUT!


La trama si sviluppa attraverso episodi frammentati che offrono uno spaccato di vita a Belfast, mostrando la realtà di una città ancora in bilico tra il passato e il futuro. La relazione tra Liam e Georgia, una ragazza protestante interpretata da Jessica Reynolds, è un esempio di come Kneecap sappia esplorare le contraddizioni della società irlandese con toni ironici e talvolta assurdi. Georgia, con la sua attrazione per gli slogan politici usati come linguaggio di seduzione, incarna l’assurdità di una realtà in cui le ideologie si mescolano con la vita quotidiana in modi imprevedibili. L’uso dell’ironia e del paradosso permette al film di affrontare tematiche delicate senza scadere nel didascalico o nel moralistico, mantenendo sempre un approccio leggero ma non superficiale.
Kneecap riesce a coniugare il personale e il politico, il dramma e la commedia, in un equilibrio che ne fa un’opera unica nel panorama cinematografico contemporaneo. La scelta di raccontare una storia di rivendicazione identitaria attraverso il linguaggio del rap, con il suo carattere crudo e diretto, è un’operazione intelligente che permette di rivolgersi a un pubblico giovane, sensibilizzandolo sul valore della lingua e della cultura irlandese. Il film mette in luce come la musica possa diventare uno strumento di lotta, una forma di resistenza non violenta capace di mobilitare le coscienze e di unire le persone al di là delle divisioni. L’ascesa del gruppo Kneecap, da esponenti della controcultura a simboli di una nuova forma di nazionalismo irlandese, diventa così una metafora del potere della parola e dell’importanza di mantenere viva una tradizione che rischia di essere inghiottita dalla globalizzazione.
Nonostante alcune scelte stilistiche possano sembrare eccessive o forzate, come l’abuso del VHS-style fast-forward, Kneecap riesce a mantenere una sua coerenza interna grazie alla forza dei suoi protagonisti e alla passione che traspare da ogni scena. La fotografia di Ryan Kernaghan, vivace e cangiante, contribuisce infine a creare un’atmosfera che riflette l’instabilità e l’energia dei personaggi, accompagnando il pubblico in un viaggio attraverso i bassifondi di Belfast e i suoi locali underground.


In definitiva, Kneecap è un film che non teme di osare, di sfidare le convenzioni e di proporre una visione del mondo in cui la ribellione diventa un atto creativo e la lingua un baluardo di resistenza. Tra risate, momenti di profonda riflessione e sequenze visionarie, il film di Peppiatt offre uno spaccato autentico e provocatorio della realtà irlandese contemporanea, senza rinunciare alla leggerezza e all’ironia. È un’opera che celebra la diversità, la forza della cultura e l’importanza di trovare la propria voce in un mondo che tende sempre di più all’omologazione.

TITOLO ORIGINALE: Kneecap
REGIA: Rich Peppiatt
SCENEGGIATURA: Rich Peppiatt, Móglaí Bap, Mo Chara
INTERPRETI: Liam Óg “Mo Chara” Ó Hannaidh, Naoise “Móglaí Bap” Ó Cairealláin, JJ “DJ Próvaí” Ó Dochartaigh, Michael Fassbender, Josie Walker, Fionnuala Flaherty, Jessica Reynolds, Adam Best, Simone Kirby
DISTRIBUZIONE: Wildcard Distribution (Ireland), Curzon Film (United Kingdom)
DURATA: 105′
ORIGINE: Irlanda, 2024
DATA DI USCITA: 08/08/2024

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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