Questa seconda stagione di Loki continua la sua corsa continuando a cambiare obiettivo nelle proprie puntate, rendendo il tutto parzialmente confuso per lo spettatore che, però, può godersi degli episodi carini che bastano a soddisfare la fame accumulata in precedenza. Sì, ovviamente c’è una trama orizzontale che fa da filo comune ma la sensazione che nemmeno gli stessi protagonisti sappiano esattamente cosa fare è innegabile.
Basti vedere come Sylvie continui imperterrita a provare ad uccidere chiunque (meglio ancora se quel chiunque ha le fattezze di Jonathan Majors) oppure come ci sia questa pressione psicologica sulla distruzione imminente della TVA annunciata da Ouroboros ma allo stesso tempo Loki e Mobius vanno in giro con tutta tranquillità nella Chicago World’s Fair a mangiare e bere. Certo, la pressione si riaccende all’improvviso quando è necessario e l’impatto scenico è indiscutibile, però non c’è molta coerenza e, in una serie tv in cui si parla di multiverso e viaggi nel tempo, questo è probabilmente l’elemento strutturale di cui non si può (e di cui non si dovrebbe) fare a meno.
VICTOR “KANG” TIMELY
Il viaggio nel 1893 per incontrare il futuro He Who Remains è il classico caso di viaggio nel tempo già avvenuto nel futuro e che ha causato tutti gli eventi del passato. Senza la consegna della guida della TVA da parte di Renslayer e Miss Minutes nel 1868, Victor Timely non sarebbe potuto diventare He Who Remains, in una specie di collasso/incoerenza spazio temporale che ricorda molto Ritorno Al Futuro.
Però è importante notare che il Victor Timely incontrato qui è una variante del He Who Remains affrontato da Loki e Sylvie, ma è una variante importante perché, potenzialmente, il suo futuro non è ancora scritto e quindi si potrebbe trasformare in una di quelle varianti “positive” in grado di aiutare Loki e Mobius a risolvere quest’annosa situazione. Il tutto senza troppe domande da parte del pubblico che, a questo punto, ormai sta semplicemente trangugiando qualsiasi cosa gli venga propinata senza porsi troppe domande.
“Sylvie, no!”
A far la figura della mina vagante senza una chiara filosofia è Sylvie che passa da un momento in cui vuole uccidere qualsiasi variante di Kang ad un altro in cui, avendo la possibilità di uccidere sia lui che Renslayer, ad un altro in cui alla fine opta per non ammazzare nessuno visto che questi personaggi fanno gola alla stessa penna che sta firmando le sceneggiature di tutta la stagione. Insomma, da un lato un deus ex machina che era prevedibile e dall’altro un costante peggioramento di un character che era una delle punte di diamante della prima stagione. Peccato.
LA MISS MINUTES NELLA MANICA
L’elemento sicuramente più interessante di tutto l’episodio è Miss Minutes. Una simpatica IA antropomorfa che aveva già piacevolmente stupito durante la prima stagione (visto che si è scoperto che era stata creata e lavorava per He Who Remains) e che sorprende ulteriormente in questo episodio visto che ritorna offrendo un altro punto di vista su se stessa dal momento che si dimostra addirittura gelosa e innamorata del proprio creatore.
Una sorpresa completamente inaspettata (e anche un po’ pericolosa da un certo punto di vista) che la trasforma, di fatto, in una specie di villain contro cui Mobius e Loki dovranno fare i conti, visto e considerato che la TVA ha bisogno di lei per poter risolvere l’apocalisse in atto. Eppure, e qui si ritorna al discorso che si faceva qualche riga più su, l’imminente fine della TVA non sembra impensierire minimamente Miss Minutes, impegnata com’è nell’indottrinare il proprio creatore procacciandosi un corpo umano allo stesso tempo. Sarebbe sicuramente più coerente far condividere lo stesso tipo di ansia a tutti i character, altrimenti molti dubbi potrebbero genuinamente sorgere.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il Thank è un po’ tirato ma è dovuto, soprattutto se lo si paragona con “Breaking Brad” e con “Ouroboros“. Miss Minutes ed un sempre ottimo Jonathan Majors tengono sulle proprie spalle l’intero episodio ma il massimo dei voti è ancora molto, molto distante.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.