Russian Doll 2×04 – Station To StationTEMPO DI LETTURA 4 min

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Russian-Doll-2x04Alcuni episodi fa Nadia appuntava come, dopo essersi trovata a giocare con la morte, ora si ritrovi a destreggiarsi all’interno di veri e propri viaggi temporali, quasi come se i treni su cui sale passino all’interno di un wormhole trasportandola in vari punti della storia. Un cambiamento che la donna ha definito “in peggio”. E, considerate queste prime quattro puntate, difficile darle torto. Si tratta di una stagione che trasmigra una narrazione peculiare e che sembra aver reso la visione di Russian Doll, uno degli appuntamenti del 2019 più surreale (ma bello), verso qualcosa di inconsistente e di difficile incasellamento.
Ciò che si chiede allo spettatore, di fatto, è un brusco reset mentale permettendo così di accogliere una storia che non ha praticamente nulla da spartire con la prima stagione. Fatta eccezione per alcuni personaggi.
Ed è un grosso problema questo perché sembra di assistere ad uno show totalmente differente rispetto a quello visto nel 2019. Un ostacolo difficile da aggirare.

ALAN, UN PERSONAGGIO RITROVATO


Dopo una rapida presentazione del contesto e della nuova possibilità per Nadia di viaggiare attraverso il tempo, Russian Doll si ricorda di avere anche un ipotetico secondo personaggio principale, Alan. Ecco, quindi, che “Station To Station” sposta il focus da Nadia alla controparte maschile che, seguendo la logica della storia, tornando nel passato finisce per ricoprire il ruolo della nonna, Agnes.
In questo caso, il salto temporale prevede uno spostamento geografico non da poco visto che Alan finisce nella Berlino Est del 1962. Un vezzo, quello degli spostamenti fuori scala, che la serie sembra cogliere al balzo: il finale della puntata, infatti, vede Nadia addormentarsi in treno per risvegliarsi successivamente in una cabina datata e non più a New York, bensì in Ungheria.
La puntata utilizza il focus su Alan per mettere a confronto i punti di vista dei due personaggi su questi viaggi nel tempo: Alan sembra intenzionato a godersi il momento, mentre Nadia ha la percezione che tutto sia collegato alla necessità di dover correggere qualcosa nel passato. Ecco quindi che per la donna questi viaggi diventano un espediente per scoprire il proprio passato e le proprie radici (arrivando fino in Ungheria), ma il tutto in maniera abbastanza raffazzonata e rapida considerato il basso minutaggio di ogni singolo episodio.

TUTTI SI SONO DIMENTICATI LA PRIMA STAGIONE, ANCHE GLI SCENEGGIATORI


Accantonata una sceneggiatura che necessita di essere presa per buona così come viene messa in scena (anche perché impossibilitati a paragoni con la prima stagione, come già detto), occorre distrarsi con i pochi elementi validi dello show. Uno su tutti la scelta delle tracce musicali che accompagnano Nadia non solo a New York City, ma anche nei suoi viaggi a spasso per il tempo. In “Station To Station”, in particolare, durante una delle sue indagini, Nadia si imbatte in Kristof (pronipote di un gerarca nazista collegato al passato della donna) da cui prende ed utilizza dell’LSD iniziando un viaggio nel viaggio. Escamotage sfruttato dagli sceneggiatori per inserire qualche breve spezzone della prima stagione, scelta discutibile visto che, come detto, durante la visione non si ha la benché minima percezione della sua esistenza tanto la storia risulti a sé stante e svincolata da qualsiasi tipo di rimando al passato dello show.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Alan finalmente focus narrativo della puntata
  • Confronto Nadia-Alan
  • Musiche
  • Russian Doll che non è Russian Doll
  • Approfondimento dei personaggi gestito in maniera veloce ed abbozzata
  • Passaggi tra presente e passato molto rapidi e che rischiano di creare solo confusione
  • Alan compare solo ora
  • Da New York a Berlino Est passando per l’Ungheria: un wormhole che cambia destinazione a seconda della necessità

 

“Station To Station” è l’ennesimo episodio di questa seconda stagione di Russian Doll che si lascia guardare, complice un minutaggio fortunatamente basso. Ma per il resto c’è ben poco da essere contenti: una storia totalmente stravolta e staccata dalla prima stagione; personaggi approfonditi in maniera veloce; spettatore sballottato tra presente e passato creando solamente confusione e dubbi; personaggi principali di cui viene ricordata l’esistenza solo a metà stagione.
Ma davvero serviva rinnovare Russian Doll per una seconda stagione? O gli sceneggiatori tirano fuori il coniglio dal cappello oppure si è di fronte ad uno spreco di tempo e denaro di notevole portata.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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