Se si chiedesse a un qualsiasi mortale di elencare cinque grandi marchi di alta moda probabilmente l’elenco sarebbe: Chanel, Saint Laurant, Valentino, Versace, Gucci. Poi si potrebbe proseguire con Fendi, Dior, Prada, Vuitton e anche Balenciaga. Questi nomi altisonanti restituiscono, già nel solo pronunciarli, un’immagine, uno stile ben preciso e definito che i grandi stilisti che hanno fondato le maison hanno contribuito a creare e, negli anni, i successori a definire e rendere sempre più netti.
Ma Balenciaga ha una particolarità, che la serie biografica di Disney+ intende mostrare: il maestro della Haute Couture ha aperto la maison nel delicato periodo del secondo conflitto mondiale. In terra per lui straniera.
Il meccanismo narrativo con cui la serie viene portata avanti non è molto originale: l’intervista con flashback in questo caso, però, ha il vantaggio di riprodurre un aspetto tipico di Balenciaga, ovvero la sua avversione per le interviste e il terrore di avere una versione della sua voce registrata. Inoltre, è molto utile, soprattutto per chi non conosce la storia di questa leggenda dell’alta moda, iniziare a conoscere l’uomo, sin dalle origini della sua carriera.
BALENCIAGA: THE LAST TRUE DRESSMAKER
Chanel: “He’s not just worthy, he’s better. The first time I saw his dresses in San Sebastián, I knew he was special. A Balenciaga’s worth… is in its secrets, its dressmaking. I don’t know if you’ve noticed, but, often, Cristóbal’s jackets are pinched slightly here and here. It’s not decorative. The long pinches allow you to separate the jacket from the back. This technique allows women with humps to look straight, and this is just an example. What Cristóbal does for them is like plastic surgery, with all those details. And he also invents. He comes up with new ways to make buttonholes… of positioning the collar, adding the sleeves, distributing the weight. Did you know he’s been sewing since he was a child? Balenciaga is the last true dressmaker. The rest of us are just designers. He knows the whole process, from start to finish, and it’s obvious.”
Cristóbal Balenciaga, originario di Getaria, in Spagna, si trova a Parigi nei primi anni Trenta per aprire e portare avanti la sua maison con il collega Wladzio tramite i finanziamenti dei ricchissimi Bizkarrondo, rifugiati politici per via della pubblica avversione verso il regime dittatoriale di Franco. Balenciaga aveva già una carriera avviata in Spagna ma con Parigi tenta il tutto per tutto su consiglio della collega Chanel. Infatti, la donna, nonostante la rivalità, ne riconosce subito il gran talento, la professionalità e la preparazione e lo spinge a trasferirsi nella città più importante del mondo. Lei stessa non manca mai di sottolineare qual è il dettaglio che contraddistingue Cristóbal: il suo essere prima di tutto un sarto.
Infatti, per uno stilista conoscere tutti i passaggi della filiera produttiva è un vantaggio di non poco conto che contribuisce in maniera essenziale a distinguerne il lavoro. Ciò che mancava a Cristóbal, almeno all’inizio della sua carriera, era solo uno stile più definito, quel quid che già contraddistingueva Chanel o Dior. Proprio su questo aspetto si concentra la narrazione nel primo episodio, che non manca di sottolineare il genio dello stilista ma anche il dramma dell’essere un esule che si incrocia con la mancanza di ispirazione iniziale e il superamento di entrambi nel lavoro artistico.
Quella di Balenciaga è una biografia che si incrocia direttamente con la Storia: l’esposizione universale di Parigi del ’37 ne è un esempio lampante in questo primo episodio. Infatti, è proprio osservando il Guernica di Picasso che l’artista ritroverà quella scintilla da cui ripartire. Nota più che positiva è il grande lavoro tecnico dietro alla realizzazione della serie: le costumiste Bina Daigeler e Pepr Ruiz Dorado hanno lavorato direttamente con gli archivi di Balenciaga per realizzare dei costumi il più possibile verosimili agli originali, utilizzando spesso capi vintage, e restituendo un’immagine più che fedele delle prime sfilate del couturier.
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Cristóbal Balenciaga sorprende per l’eleganza del racconto e per l’interpretazione misurata degli interpreti che restituiscono umanità e calore a figure diventate oggi quasi mitologiche.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.