Caleidoscopio – RossoTEMPO DI LETTURA 4 min

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Caleidoscopio rosso recensioneINFORMAZIONE DI SERVIZIO
Ogni recensione di Caleidoscopio è stata scritta come se fosse il primo episodio visto della serie, pertanto non tiene conto di informazioni viste e sentite in altre puntate proprio per rispettare il modo in cui la serie di Netflix è stata concepita per la sua fruizione.

“Red – Rosso”, con i suoi 34 minuti inclusi i titoli di coda, è l’episodio più breve di quelli che compongono questo nuovo esperimento di Netflix. Il che non è necessariamente un male.
A scriverne la sceneggiatura è lo stesso creatore, nonché showrunner della serie, Eric Garcia, già sceneggiatore del non memorabilissimo Repo Men con Jude Law e Forest Whitaker e del più recente Strange But True con Margaret Qualley, due film che non sono un ottimo biglietto da visita per Garcia ma che, a giudicare da questo episodio e dal concept, potrebbero essere state due belle lezioni di vita per lo scrittore americano.

Leo:No one can pinpoint the exact moment it all everything fell apart.

40.320 COMBINAZIONI


Il concetto dietro Kaleidoscope è allo stesso tempo un sogno per il pubblico e un incubo per il proprio creatore, un progetto difficilissimo da portare a termine ma anche da concepire correttamente perché con 8 episodi a disposizione ed un’esperienza diversa per ogni spettatore, ci sono all’incirca 40.320 combinazioni possibili per guardare la serie. Si può iniziare con “Rosso – Red” e poi continuare con “Verde – Green” per virare su “Rosa – Pink“, ma allo stesso tempo qualcun altro potrebbe aver iniziato con “Giallo – Yellow” e selezionato “Blue – Blu” come secondo episodio. Un qualcosa che ricorda un altro esperimento di Netflix uscito più o meno nello stesso periodo qualche anno fa, ovvero Black Mirror: “Bandersnatch”.
Il rischio di incorrere in spoiler c’è, ovviamente, ma il tipo di informazioni che si viene a scoprire è anche volutamente limitato e può essere visto come un tassello di un puzzle molto più grande, un puzzle (jigsaw in inglese) che era anche il titolo utilizzato durante la produzione della serie tv, non a caso, poi probabilmente cambiato in Kaleidoscope per evitare possibili fraintendimenti con la serie di film del franchise (Jig)Saw – L’Enigmista. Scelta non affatto stupida.

LA MATTINA DOPO LA RAPINA


La serie copre un arco di tempo di 24 anni e ciascuna puntata ha una precisa connotazione temporale che la definisce, e questo episodio si svolge la mattina dopo che è avvenuta la rapina orchestrata da Leo Pap (Giancarlo Esposito) ai danni di Roger Salas (Rufus Sewell).
Fin da subito si denota una certa differenza recitativa tra i membri del gruppo di Pap rispetto a Esposito, Sewell e anche Tati Gabrielle, una differenza visibilissima che da un lato fa emergere la bravura (già ben nota al pubblico visto Better Call Saul, Breaking Bad e The Man In The High Castle) del trio protagonista ma dall’altro mina in qualche modo sia le aspettative che la visione della serie. Come a dire: il budget a disposizione era quello ed è stato utilizzato preferendo l’acquisto di un paio di volti noti per attirare l’attenzione. Scelta magari discutibile ma non del tutto sbagliata se si considera Kaleidoscope nella sua interezza.
La visione di “Red – Rosso” scorre molto velocemente e si regge moltissimo sulle spalle dei già citati protagonisti, tra flashback/flashforward fugaci e un’adrenalina post-rapina che dovrebbe scemare ma che, invece, si mantiene su livelli superiori alla norma proprio per le conseguenze del furto e per una serie di plot twist interessanti che non sono spoiler ma rimandano ovviamente alla visione degli altri episodi. Come già detto, la sensazione è quella di aver visto solo un pezzo di una storia molto più grande che, verosimilmente, cambierà prospettiva man mano che si verrà a toccare con mano tutti i vari tasselli che hanno portato a questo punto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Possibile confusione inziale che fa parte dell’esperienza
  • Giancarlo Esposito e Rufus Sewell sono decisamente un paio di spanne sopra gli altri attori, fatta eccezione per Tati Gabrielle
  • Alcuni plot twist ben assestati invogliano a proseguire la visione
  • Ritmo accelerato
  • Possibile confusione inziale che fa parte dell’esperienza
  • C’è la sensazione che molti attori non siano proprio all’altezza della parte

 

Come si può immaginare, recensire una serie e nello specifico un episodio di questo tipo è molto complicato. Tuttavia, non si può che apprezzare lo sforzo fatto in fase di scrittura e produzione, uno sforzo che porta a stimolare la visione di una serie piuttosto complicata e che vuole farsi guardare senza troppe pretese ma con attenzione. Missione riuscita.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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