Con il quinto episodio, The Mosquito Coast si avvicina al suo finale con scelte discutibili che lasciano lo spettatore in uno stato di perplessità e spaesamento.
Al termine della scorsa puntata, la famiglia Fox era ufficialmente in fuga in Messico, sfuggendo in grande stile dalla villa di Lucrezia presso la quale era ospite. Ora, un killer a sangue freddo assunto proprio da Lucrezia è sulle tracce dei protagonisti che, nel frattempo, si aggirano indisturbati per Città del Messico.
COSA SUCCEDE?
A giudicare dal cliffhanger del precedente episodio, ciò che immediatamente stupisce e confonde il pubblico è proprio il vedere la famiglia Fox vagare per la città come se niente fosse, come se non stesse effettivamente scappando dalle grinfie di un cartello. Proprio Allie è il più incosciente e apparentemente indifferente di tutti, nonostante abbia sulle spalle la responsabilità di aver trascinato la sua intera famiglia in un’avventura al limite dell’incredibile senza pensarci due volte.
Allie e Margot trascorrono l’intero minutaggio alla ricerca di contatti che potrebbero non essere nemmeno più validi dopo dieci anni, “dimenticandosi” completamente dei figli rimasti in hotel. Sfortunatamente l’incoscienza dei genitori è stata trasmessa anche ai giovani membri della famiglia. Ecco quindi che Charlie decide così di uscire per cercare cibo, come se niente fosse, per niente spaventato da tutto quello a cui ha dovuto assistere; Dina invece cerca di scoprire in un internet cafè il motivo della loro fuga, anche se la vera ragione, ancora una volta, non viene effettivamente a galla.
La puntata procede lentamente, vedendo sempre contrapposti da un lato i genitori e dall’altro i figli. Allie e Margot saranno poi catturati e portati via da un furgone, mentre Charlie e Dina si ritroveranno a fare baldoria con ragazzi appena conosciuti. Tutto normale.
UNA SCENEGGIATURA SCONNESSA E SCONTATA
The Mosquito Coast, partita con premesse buonissime, si sta rivelando un buco nell’acqua.
La storia della famiglia Fox si potrebbe ridurre semplicemente a un gruppo di personaggi insulsi che si gettano senza dubbio alcuno in situazioni pericolose e al limite dell’assurdo. È davvero un miracolo che siano riusciti a sopravvivere così a lungo, considerando che nulla sembri spaventarli o farli ragionare. La trama messa giù dagli sceneggiatori è quella tipica del gatto e del topo, anche se sono sempre gli stessi fili che vengono tirati, con la famiglia Fox in fuga ogni settimana da una minaccia diversa. Il risultato è un miscuglio confuso e mal amalgamato di una sceneggiatura sconnessa che cade in clichè di cui non si sente realmente il bisogno. L’ennesimo cliffhanger lascia presupporre che anche nel prossimo episodio (tanto per cambiare) la famiglia dovrà fuggire ancora una volta da qualcosa (e ancora non si sa per quale motivo).
Fortunatamente Justin Theroux è credibile nella parte dell’eroe ingombrante e dimostra ancora una volta di essere un validissimo attore. La sua interpretazione, tuttavia, non basta a salvare una serie che, se ben pensata originariamente, risulta priva di guizzi creativi. Rimane la delusione perché TMC è un prodotto che aveva tutte le carte in regola per dare molto di più ma che, a questo punto si può dire con certezza, si è bruciato gran parte del suo potenziale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Con “Elvis, Jesus, Coca-Cola”, The Mosquito Coast sforna un episodio fatto di scelte senza senso e clichès. Sembra di assistere alla fiera dell’assurdo, soprattutto vista la mancanza di consapevolezza da parte di tutti i protagonisti del pericolo in cui si trovino. Tutto questo fa sì che il pubblico non possa immedesimarsi e che si ritrovi confuso e spaesato. Sembra impossibile che la serie possa riprendersi con i due episodi finali anche se, visti i primi cinque, tutto può succedere.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.