Stranizza d'Amuri recensione
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Stranizza D’Amuri

La pellicola di Giuseppe Fiorello tratta la tragica storia d'amore tra due ragazzi in una Sicilia rurale, omofoba e omertosa degli anni' 80, adattando con successo e virtuosismo un storia vera.

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Giugno 1982, in una calda Sicilia che  freme per i Mondiali di calcio, due adolescenti Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini lungo una strada di campagna. Dallo scontro nascerà una profonda amicizia, ma anche qualcosa di più.

L’opera prende spunto dal delitto di Giarre, tutt’ora irrisolto, avvenuto il 31 ottobre 1980 a Giarre, un piccolo paese in provincia di Catania. Le vittime erano due fidanzati, il venticinquenne Giorgio Giammona e Antonio Galatola di dieci anni più giovane. Scomparsi da diverse settimane, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa. La chiara matrice omofoba del duplice omicidio divenne il trampolino di lancio per la fondazione del primo circolo Arcigay italiano, fondato a Palermo il 9 dicembre 1980.

“Con i fuochi d’artificio si possono dire un sacco di cose.”

UN BUON ADATTAMENTO


Il film si ispira direttamente al romanzo del 2013 “Stranizza” di Valerio La Martire, a sua volta liberamente ispirato al delitto di Giarre, scrittore attualmente in causa con la produzione visto che la sua opera non compare nei crediti, e rappresenta l’esordio alla regia dell’ attore Giuseppe Fiorello.
Le riprese si sono svolte interamente in Sicilia e il titolo è un omaggio a una nota canzone di Franco Battiato, alla cui memoria il film è dedicato. Da subito appare evidente la matrice autobiografica dell’opera, visto che il regista catanese ha vissuto in quei luoghi e ha  partecipato alla scrittura della sceneggiatura insieme a Andrea Cedrola e Carlo Salsa.
Rispetto alla storia vera vengono cambiati i nomi e le età dei protagonisti, con uno slittamento temporale di due anni che sposta la narrazione nel 1982, anno della vittoria italiana dei Mondiali di calcio in Spagna, un clichè narrativo di cui spesso si abusa ma utile in questo caso a contestualizzare il racconto.
In una Sicilia rurale degli anni ’80 si incontrano, a causa di un incidente in motorino, Nino (Gabriele Pizzurro) e Gianni (Samuele Segreto) che vivono vite profondamente diverse in un contesto famigliare allargato e ricco di contraddizioni.
Il loro incontro causale, avvenuto metaforicamente in un incrocio stradale, sconvolgerà completamente le vite dei due giovani protagonisti e delle rispettive famiglie. poste sempre al centro della narrazione in un racconto dal forte tono intimistico e personale, caratterizzato da un microcosmo provinciale pieno di pregiudizi in cui un amore puro, ma non convenzionale, non può esistere.

UN AMORE MORTALE


La pellicola,  impreziosita da un’ ottima colonna sonora in cui la musica di Battiato ha un ruolo preponderante, si configura come un road movie dal forte impatto sociale, la cui giovane età dei protagonisti è dovuta probabilmente alla volontà del regista di raggiungere le nuove generazioni.
La fotografia è caratterizzata da colori caldi vivaci e diversamente non poteva essere viste le splendide location siciliane in cui è ambientato il racconto, con una regia che accompagna lo spettatore tra bar, feste, sagre e processioni paesane nelle quali emerge un’umanità complessa, ruvida ma vitale al tempo stesso.
La naturalezza e la delicatezza con cui viene raccontato l’amore spontaneo tra i due ragazzi rende il film meno militante e didascalico di quello che ci si potrebbe aspettare, con la scelta finale di non mostrare i corpi dei due ragazzi che va considerata proprio in questa prospettiva.
Oltre alla bravura dei due giovani attori Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, sono da menzionare anche le buone performance attoriali di Simona Malato e Fabrizia Sacchi. le due figure materne che racchiudono al loro interno tutte le sfumature e le contraddizioni della figura femminile dell’epoca, spesso incastrata in una società arretrata e maschilista da cui è difficile fuggire, soprattutto se non si hanno i mezzi economici e culturali necessari.
Le uniche note negative del film riguardano sicuramente un minutaggio eccessivo, la narrazione avrebbe giovato di un taglio di 10-15 minuti almeno, e un’eccessiva rapidità nella parte finale che, a ben vedere, stona rispetto alla lunga e lenta costruzione di tutto l’universo narrativo, costruzione che Fiorello decide di intraprendere lentamente e che ricopre buona parte del girato complessivo.


L’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello è sorprendentemente positivo, nonostante qualche sbavatura e un minutaggio leggermente dilatato, e ha il merito di porre l’attenzione su una vicenda a lungo dimenticata. Ne viene fuori una storia tragicamente bella, ambientata su un’isola meravigliosa ma caratterizzata all’epoca, e ancora oggi, da stridenti contraddizioni.

 

TITOLO ORIGINALE: Stranizza d’Amuri
REGIA: Giuseppe Fiorello
SCENEGGIATURA: Giuseppe Fiorello, Andrea Cedrola, Carlo Salsa
INTERPRETI: Samuele Segreto, Gabriele Pizzurro, Simona Malato, Fabrizia Sacchi
DISTRIBUZIONE: Cinema
DURATA: 140′
ORIGINE: ITALIA, 2023
DATA DI USCITA: 23/03/2023

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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