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The Blacklist 9×14 – Eva Mason (No. 181)TEMPO DI LETTURA 4 min

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Se l’episodio precedente era risultato un po’ piatto e disunito, questo risulta molto più compatto e ricco di umane emozioni. Ciò è solo un bene.
La senatrice Panabaker torna in scena, presenta tutta la sua famiglia e quasi si redime. Quasi. Lei è infatti una dei principali sospettate, quando si cerca chi ci potrebbe essere dietro alle minacce rivolte a Cooper e a Red. Si attende di rivederla per capire se anche lei, per caso, non sia parte di tutta una più ampia macchinazione.
Siccome poi il caso di giornata coinvolge dispositivi biomedici di ultimissima generazione, si ha una convergenza tra quest’ultimo e la trama orizzontale. Il movimento avviene in modo naturale e senza sforzo.
Addirittura, per massimizzare l’efficienza ed ottimizzare le tempistiche, Red è proprio dall’esperto in ingegneria biomedica, quando gli viene chiesto di indagare sull’attrezzatura trovata nell’ospedale clandestino.

HERBIE


Il momento di cui sopra, davvero ben riuscito, merita un’analisi specifica.
Herbie, cioè l’esperto, non riesce a lavorare perché deve badare alla sua bambina molto piccola mentre la moglie non c’è.
Questo fa da contrappunto alla trama verticale, dove si parla di donne con sindrome di Munchausen per procura.
Il difetto principale del tema prescelto è una quantità molto superiore alla media di persone sporche di vomito, sparse per tutta la puntata.
Per fortuna questo è l’unico elemento sgradevole. Ci pensa Red, infatti, a coccolare e rasserenare padre e figlia canticchiando.
Questo potrebbe dare nuovi spunti ai sostenitori della teoria Redarina.
In assenza di prove concrete su questo fronte, ci si limiterà a far notare come lo show si sia sempre distinto per la sua colonna sonora, ma stavolta i grandi brani siano più suggeriti che eseguiti. James Spader non sa cantare, ma non deve dipendere solo da quello.
Per i più curiosi, il nome della piccola Sue non deriva da Tutti Frutti, ma da un successo di Johnny Cash. It Had To Be You, adattato per la piccina dal Concierge dal Crimine, è invece una canzone popolare risalente a un secolo fa.

UNA SCOPERTA RILEVANTE


Non appena riesce a concentrarsi sul suo lavoro, Herbie fa una scoperta molto interessante: il chip trovato nella salma di Lizzie può svolgere non solo funzione di tracciante, ma anche somministrare medicinali per la regolazione dell’umore.
Qui viene da chiedersi, sorridendo ma non troppo, se questa sia la causa di molti comportamenti schizoidi dell’agente Keen nel corso del tempo, o al contrario non sia un tentativo di porvi rimedio.
L’accostamento della trama orizzontale e di quella verticale, a questo punto, farebbe pensare ad una presenza dietro le quinte della vera Katarina Rostova, ancora viva. Non è la prima volta che lo show parla di madri, in tutte le declinazioni: da quelle che vogliono adottare un figlio per avere un “simpatico gadget”, a quelle pronte a qualsiasi sacrificio per la prole.
Qui, però, si tratta specificamente il tema del controllo, in particolare di una madre sui figli.
Ci sono speranze di maggiori dettagli in merito sin dalla prossima puntata, dove dovrebbe tornare in scena Andrew Kennison. Il ricercatore potrebbe dare nuovi tasselli, meglio se concreti, per la soluzione dell’enigma.

NOTE SPARSE A MARGINE


Nel ruolo dell’infermeria della clinica clandestina c’è Lea DeLaria (Orange Is The New Black). Si dedica coscienziosamente a punire col contrappasso le madri affette da sindrome di Munchausen per procura, per quanto abbia dei dubbi su quanto stia facendo.
Effettivamente, pensare di punire persone portatrici di una patologia psichiatrica sembra da subito una contraddizione in termini. Molto saggiamente, i membri della Task Force decidono di impedire innanzitutto che ai bambini vengano fatti ulteriori danni, riservandosi per dopo analisi critiche e decisioni.
Tornando al ruolo di Lea DeLaria, purtroppo c’è un momento un po’ goffo quando le forze dell’ordine fanno irruzione nella clinica e lei cerca di difendersi col bisturi. Si può comunque scusare il tutto, perché il personaggio non deve essere un super sicario, agente quasi onnipotente in stile James Bond. Quelli stanno altrove.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Molte umane emozioni
  • La Panabaker (quasi) si redime
  • La scena con Herbie
  • Compattezza della narrazione
  • Un po’ troppa gente sporca di vomito

 

Quando si parla di figli, nipoti e rapporti familiari in generale è abbastanza facile fare centro nelle emozioni dello spettatore. C’è a disposizione tutto un arcobaleno di colori e sfumature.
Questa puntata di The Blacklist porta a casa un lusinghiero risultato svolgendo il tema proposto nel suo tipico stile, ovvero usando toni quasi horror per dare risalto e maggior valore ai piccoli spazi di normalità e serenità. Graditissimo anche il piccolo passo avanti nella trama orizzontale, anche perché collega e amalgama i vari spunti della stagione.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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