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The Good Fight 6×06 – The End Of A SaturdayTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Good Fight 6x06 recensioneNon c’erano dubbi sul fatto che The Good Fight volesse chiudere al meglio, per ricordare a tutti lo smalto – mai veramente perso – della serie.
Anche questa settimana, in linea con il trend degli ultimi due episodi andati in onda, la serie confeziona un episodio che si riconosce per efficacia, analisi, sagacia e sensibilità.

Diane: “I’m inspired and depressed by what it takes to stay alive”

 

ISPIRATI E DEPRESSI DA COSA SERVE PER RIMANERE IN VITA


L’episodio ondeggia tra la vita e la morte e costringe tutti i protagonisti a misurarsi con l’unico avversario che non permette appello, il tempo.
Le corse sotto cronometro sono tra gli espedienti preferiti dei King (gli spettatori di The Good Wife lo ricorderanno bene) perché costringono i personaggi a escogitare diversivi per comprimere tempi legali di solito molto rilassati.
La questione al centro della trama verticale racchiude un po’ tutti i cliché incontrati nelle aule di The Good Fight/Wife. La ragione o il torto non sono importanti perché non rappresentano i fattori che determinano la vincita di una causa. La partita è altrove, si gioca sui giudici e sulle loro manie; sulla malattia, che sebben mai messa in dubbio deve, tuttavia, essere leggermente accentuata per risultare vincente in giudizio e via dicendo. Ad evidenza del fatto che non c’è bisogno di una causa poco nobile per mettere in luce i giochetti e le arguzie del feroce mondo legale di Chicago. Nulla che lo spettatore di The Good Fight già non sapesse.

EPISODIO CORALE


Suddividere i personaggi in singoli scompartimenti non ha fatto altro che rafforzarne la potenza d’insieme. Sebbene, infatti, tutti i protagonisti si trovino su fronti diversi, sono in realtà tutti riuniti sotto la stessa storyline (così come ben sottolineato dalla regia della conference call) in un episodio corale che riesce nell’intento di far relazionare tra loro tutti i principali attori della scena, senza lasciare in ombra nessuno (eccetto forse Julius Cane, ma anche quest’anonimato fa parte di Julius Cane).
Guardando i singoli gruppetti, è ovvio che si tratti di coppie già ben collaudate. Diane e il suo dottore sono ormai coppia fissa della stagione, oscurata però da Ri’chard e Liz che dopo l’incontro ravvicinato del quarto episodio hanno catalizzato l’attenzione, riuscendo a trovare il filo conduttore per accompagnare l’ultima stagione.
Infine, Carmen e Marissa (coadiuvate da Jay, che assume sempre più le vesti di spirito guida dello studio) riuniscono le loro strade riuscendo a trovare un buon equilibrio tra il ritmo lavorativo e la sfera personale che le costringe ad aprirsi l’una all’altra. A ben vedere l’episodio, nonostante il ritmo concitato, costringe tutti a fermarsi sulla propria vita, in una piccola riflessione circa la fallibilità umana. Il momento più toccante è riservato a Ri’chard, che episodio dopo episodio conquista velocemente il titolo di personaggio più riuscito della serie. Accattivante e misterioso abbastanza da giustificare le sue stravaganze e la sua apparente noncuranza, la piega totalmente diversa che ha preso il personaggio in questi ultimi tre episodi è probabilmente la scelta migliore verso cui la sceneggiatura poteva virare.
Nascondere un cuore così grande dietro un muro così alto di freddezza e sarcasmo ha reso Ri’chard più interessante di qualsiasi comprimario abbia accompagnato Liz e Diane nel corso degli anni. Un personaggio tridimensionale che ha scoperto le proprie carte al momento giusto e che continua silenziosamente a imporsi verso il finale di serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le famose questioni di vita o di morte
  • Ritmo concitato 
  • Episodio corale 
  • Soundtrack sempre perfetta 
  • Conference call 
  • Regia
  • Ri’chard è con ogni probabilità il personaggio migliore della serie 
  • Ri’chard e Malcom 
  • Il finale di episodio ricorda che la fine è sempre più vicina
  • Nulla di particolarmente rilevante

 

The Good Fight si dirige verso il finale di serie con un episodio corale che riunisce tutti i protagonisti sotto lo stesso tetto, seppur in aule giudiziarie diverse.

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