Risulta ancora molto difficile destreggiarsi nella storia di The Witcher, ma non si può negare che questo sia anche il suo fascino. La serie continua a ramificare diverse storie incrociandole tra loro, senza mai lasciar trapelare nulla circa il futuro evolversi della narrazione. E anche il quinto episodio continua a seminare domande, muove tutti i personaggi, fa decollare definitivamente la trama orizzontale, ma si guarda bene dal fornire le risposte.
Di primo acchito la reazione dello spettatore sembrerebbe quella di Istredd di fronte all’albero genealogico del regno di Cintra:
“It doesn’t make any sense.”
Eppure, qualcosa si smuove e qualche piccola deduzione si può ragionevolmente trarre dall’episodio.
COSA SI SA
Giunti al quinto episodio, pare utile un quadro riassuntivo delle informazioni certe sviscerate nel corso della stagione. Geralt, Ciri, Yennefer e Ranuncolo sembrano vicini al ricongiungersi e allo stato attuale quello che si sa con certezza è:
– Ciri possiede sangue ancestrale, utilizzato per la creazione dei witchers.
– Il sangue ancestrale è legato alla razza elfica, elemento curioso perché, come sottolinea la stessa Ciri, la regina Calanthe odiava gli elfi.
– La “Congiunzione”, nella tradizione narrata, ha unito il mondo degli umani e i vari mondi magici in unico Continente.
– In realtà le Sfere non sembrano essersi mai congiunte (perlomeno non tutte) e i mostri si rivelano esseri preesistenti che utilizzano i monoliti come porta di accesso al Continente.
– Nilfgaard e gli elfi si sono alleati contro i regni del nord.
– Francesca, la regina degli elfi, è incinta e il futuro nascituro sarà il primo elfo di sangue “puro” dopo secoli.
– Yennefer ha perso i suoi poteri.
COSA NON SI SA
La seconda stagione ha visto l’introduzione di un filone politico, dedicato alla descrizione dei rapporti tra i singoli regni e al differente esercizio del potere. Già nella scorsa stagione era stato timidamente accennato che Calanthe non fosse proprio accomodante con la razza elfica, ma è solo con la corrente stagione che assistiamo a una vera e propria persecuzione tra le mura dei regni del nord.
La narrazione appara poco nitida: come funzionavano le cose prima della caduta della regina Calanthe? E quali sono le origini dell’odio razziale nei confronti degli elfi? Al momento la trama, che appare la più interessante, è volutamente ermetica e non sembra seminare alcun indizio circa i rapporti diplomatici tra popoli e regni.
Nonostante le scarse informazioni, le vicende ambientante nel regno del nord sono le più avvincenti: la coppia Yennefer – Ranuncolo funziona molto bene sullo schermo e benché la situazione non sia delle più rosee, il duo riesce comunque a regalare qualche momento di leggerezza.
Infine, ulteriore elemento di incertezza è la posizione del Consiglio magico circa le politiche operate nel Continente: se la stagione precedente ha visto l’affermarsi dell’idea che Cintra dovesse difendere da sola il proprio regno, nella corrente stagione si assiste, in maniera ambigua e conveniente, a una condanna spietata per gli orrori causati dai nilfgaardiani.
COSA SI E’ CAPITO
La centralità di Ciri è ormai assodata. Il potere della ragazza sembra essere legato alle vite di tutti i personaggi. Il sangue ancestrale che scorre nelle vene della piccola principessa si rivela l’ingrediente fondamentale per la creazione di nuovi witchers, ma la giovane leonessa è anche al centro dell’origine dei mostri fuoriusciti dal monolite che si aggirano per il Continente e adesso pare perfino l’unica possibilità per Yennefer di riacquistare i suoi poteri.
Dall’episodio è poi facilmente deducibile il legame della principessa di Cintra con la razza elfica, non a caso uno dei filoni principali di questa seconda stagione.
Il ruolo rivestito da Ciri nella storia diventa dunque importantissimo, forse anche troppo, per una storia che potrebbe articolarsi su più elementi magici, senza il bisogno di ricondurre tutto a un solo personaggio.
COSA NON SI CAPIRA’ MAI
Il potere di Ciri non fa gola solo al regno di Nilfgaard: il mago scarcerato con l’incarico di trovare la giovane ragazza è al soldo di un’entità diversa, che non lavora per la Fiamma Bianca. L’introduzione del personaggio apre una altro filone, confondendo ancora di più le acque. E in effetti, se a Cintra la situazione sembra parecchio confusa, il regno del sud non è da meno. Innanzitutto chi è effettivamente la Fiamma Bianca che controlla il regno di Nilfgaard? Fringilla è al corrente dell’importanza di Ciri? L’alleanza con la regina degli elfi cela in realtà qualcosa di più?
Anche il viaggio all’interno della coscienza di Cirilla si rivela di difficile comprensione. Cosa è successo la notte della morte dei genitori di Ciri? Con cosa ha a che fare la profezia del Tempo del disprezzo che farà perire il mondo sotto un manto di ghiaccio? E perché Ciri rappresenta il seme piantato che non germoglierà, ma morirà? Chi è la donna elfo partoriente e che legame ha con Ciri? E perché Triss accusa Cirilla di essere colei che li ucciderà tutti? Il tutto è per il momento molto nebuloso e confusionario.
La confusione aumenta sul finale, quando la vecchia strega apparsa a Yennefer nel secondo episodio assume le sembianze di Cirilla, portando la storyline del personaggio di Yen a ricongiungersi con quella del suo vecchio amico Geralt di Rivia.
Dopo la promessa fedelmente mantenuta nella prima stagione di spiegare ogni cosa, è ormai piena la fiducia nella serie, che certamente negli episodi successivi incastrerà tutti i tasselli nelle rispettive caselle. Per il momento bisogna accontentarsi di tante domande, fiduciosi di scoprirne presto le risposte.
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The Witcher sa come far soffrire i propri spettatori, facendoli impazzire dietro narrazioni ramificate e poco chiare. Ma non si può negare come questo faccia parte del suo fascino.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.