Chi si ricorda di The Wire?
Uno show televisivo di inizio anni ’00, targato HBO, che raccontava in maniera innovativa ed originale il mondo della droga e della criminalità americana, analizzata in tutte le sue sfaccettature.
Una serie che ha fatto la storia del piccolo schermo per il suo crudo realismo e lo stile registico unico, ridefinendo il concetto stesso di “serie tv di qualità”.
A distanza di anni, è la stessa HBO a voler quasi omaggiare sé stessa con We Own This City, una miniserie ispirata al libro omonimo del giornalista del Baltimore Sun Justin Felton. Nel libro (come nella serie) si raccontano le vicende della Gun Trace Task Force, una squadra speciale delle forze dell’ordine di Baltimora accusata di corruzione e comportamenti al limite della legalità. Alla scrittura la coppia storica di sceneggiatori di The Wire formata da David Simon e George Pelecanos (più di recente visti in The Deuce), coadiuvati dalla regia di Reinaldo Marcus Green, già dietro la macchina da presa del recente King Richard.
JOHN BERNTHAL A.K.A. SERGENTE WAYNE JENKINS
A fare da “cicerone” per questo episodio pilota è un character in particolare che avrà un ruolo incisivo nella vicenda raccontata: il sergente a capo della task force sopracitata, Wayne Jenkins (un ottimo John Bernthal post-The Punisher), uno di quei personaggi a cui è impossibile non riconoscere un certo carisma.
Tutto il suo monologo iniziale è un perfetto esempio di show don’t tell, visto che in pochi minuti introduce abilmente le tematiche dello show e rivela molta della sua personalità, portando lo spettatore dritto nel mondo dei sobborghi di Baltimora e delle zone di spaccio.
Wayne Jenkins: “Here’s the thing, if you really want kick asses out on those streets… it’s information!”
Il tutto inserendo all’interno del monologo immagini che ritraggono il protagonista alle prese con una routine quotidiana fatta di intimidazioni ed arresti arbitrari (in particolare all’interno della comunità afro-americana). Pratiche che vengono descritte come “necessarie” per mantenere l’ordine, in un mondo (come viene poi mostrato) che è molto cambiato e dove la figura del poliziotto non è molto ben vista. Tematiche elencate con profonda precisione (e una sana dose di cinismo) che anticiperanno tutto quello che avverrà in seguito.
GANG DI POLIZIOTTI
John Sieracky: “Long story, a lot of twists!”
Dopo questa brillante introduzione (seguita da una mirabile sigla), ci si sposta immediatamente d’ambientazione per introdurre un altro personaggio emblematico: Mamadou “G-Money” (McKinley Belcher III), informatore della polizia.
Questo sta informando gli agenti degli affari interni Erika Jensen (Dagmara Dominczyk) e John Sieracky (Don Harvey) dei “veri affari” di Wayne Jenkins. Di fatto lui e la sua squadra sono una vera e propria “gang di poliziotti” che hanno deciso di gestire direttamente lo spaccio di droga abusando della propria posizione.
In questo senso l’episodio pilota mette già in chiaro allo spettatore il quadro generale del mondo della serie e illustra il principale plot twist della linea orizzontale. Una fretta di spiegazioni che, in parte, ha il demerito di consumare già buona parte della sorpresa togliendo interesse per quelli che poi saranno tutti gli ulteriori flashback degli altri co-protagonisti della vicenda.
CRIME E ATTUALITÀ
Ed è un vero peccato poiché da questo momento in avanti la narrazione diventa più complessa e stratificata, ma anche molto lenta. E questo rischia di rendere il tutto fin troppo didascalico, almeno fino al cliffhanger finale che riporta tutto nel presente lasciando le conseguenze dell’arresto di Jenkins agli episodi successivi.
We Own This City è un prodotto per certi versi “vecchio stampo” che si prende i suoi tempi facendo della lentezza narrativa il proprio punto di forza.
Il problema è che questo stile oggi appare fin troppo abusato e stantio, seppur trattando tematiche attuali molto interessanti, soprattutto nei loro aspetti politici e sociali (incarnati perlopiù dal personaggio della procuratrice Nicole Steele, interpretata da un’ottima Wunmi Mosaku vista anche nel compianto Lovecraft Country).
Rimane comunque l’ottima prova attoriale di tutto il cast scelto. Fra l’altro è interessante notare che quasi tutti gli attori che interpretano i poliziotti corrotti sono gli stessi che, in The Wire, facevano criminali e spacciatori, in un cambio di ruoli che forse non è troppo casuale.
Intanto però bisogna per forza aspettare i prossimi episodi per vedere cos’abbia in serbo il duo Simon-Pelecanos per rivitalizzare e riattualizzare la propria opera più famosa. Già questo episodio pilota comunque rilascia buone vibes al riguardo!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nuova serie crime targata HBO in cui il duo David Simon-George Pelicanos torna a Baltimora per raccontare, ancora una volta, vicende legate al mondo della droga e della criminalità organizzata. Solo che in questo caso… la polizia è la criminalità. Un’incredibile storia vera che è, di fatto, uno spin-off di The Wire!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!