Questa è un’epoca di bulimia creativa, per quanto riguarda qualsiasi campo dell’intrattenimento. Televisione compresa. Ogni anno vengono prodotte e trasmesse centinaia e centinaia di serie televisive, tanto che è impossibile stare dietro a tutte.
Ma c’è anche un lato positivo in tutto questo: l’aumento del numero di produzioni non anglofone. O meglio, l’aumento di quelle produzioni non statunitensi né britanniche che riescono a uscire dai ristretti confini della loro nazione e vengono distribuite a livello mondiale. Serie spagnole, francesi, tedesche, scandinave, coreane, ovviamente anche italiane… e poi ci sono le serie turche.
La Turchia ha trovato in Netflix un grande alleato e sono ormai decine le produzioni anatoliche che affollano il catalogo della piattaforma streaming. Yaratılan, quindi, da questo punto di vista non è una novità. Ma ogni prodotto non occidentale è una boccata d’aria fresca, tanto più se cerca di mettere insieme due generi: lo storico e l’horror sovrannaturale.
FRANKENSTEIN NELL’IMPERO OTTOMANO
Yaratılan è ambientato agli inizi del Novecento nell’impero ottomano. E questa è sicuramente una scelta interessante, perché si tratta di uno scenario che forse è stato molto esplorato in Turchia, ma a livello internazionale è poco noto.
Protagonista della vicenda è Ziya, un ragazzo brillante che per sua sfortuna cresce in un mondo provinciale e retrogrado. É curioso, affascinato dal mistero e disposto persino a spingersi in territori proibiti, ma l’ambiente in cui cresce lo asfissia. Ad affascinarlo è soprattutto la grande domanda che ogni uomo, prima o poi, si pone: cosa c’è dopo la morte? E ancora oltre, cosa si può fare per ritornare dalla morte?
Si è intuito dove la serie vuole andare a parare? Yaratılan, infatti, è stato pubblicizzato né più né meno che come la versione turca di Frankenstein. Non a caso è uscita a ottobre, a poca distanza dalla festa orrorifica per eccellenza, Halloween. Certo, confrontarsi con un mostro sacro della letteratura non è facile, come dimostrano anche i tanti adattamenti, non sempre fedeli o di successo, che si sono succeduti nel corso degli anni: dall’indimenticabile saga di pellicole con Boris Karloff alla parodia Frankenstein Junior, dal celebre ma discusso lavoro di Kenneth Branagh fino al recente Victor Frankenstein demolito dalla critica. Di conseguenza, Yaratılan si imbarca fin da subito in una sfida impegnativa e il risultato, per quanto non ai livelli dell’ultima pellicola citata, non fa gridare al miracolo.
UN POUTPURRI DIFFICILE DA INQUADRARE
A livello di contenuti, Yaratılan non si può certo definire una serie povera. Già solo nel primo episodio si delineano tanti diversi temi: la paura della morte, la ricerca di un sapere proibito, le difficoltà di un giovane campagnolo nell’adattarsi alla vita in una grande città come Istanbul e, ovviamente, la storia d’amore.
Il problema è un altro: Yaratılan non si presenta come una serie televisiva, ma come un film diviso in episodi. La prima puntata, dal punto di vista della trama, offre tanto ma non sfiora nemmeno per sbaglio, se non in una-due scene, la vicenda che dovrebbe essere il fulcro della storia.
Questo è un problema comune a tante produzioni dell’era del binge watching: siccome si dà per scontato che lo spettatore guarderà uno, due, dieci episodi di seguito, non ci si preoccupa di creare un pilot incisivo. E qui sta il rischio: perché lo spettatore, messo di fronte a un prodotto non sufficientemente accattivante, potrebbe non avere la pazienza (o il tempo) di imbarcarsi in un viaggio a scatola chiusa.
Viaggio che forse Yaratılan meriterebbe, ma con queste premesse è un bel salto della fede.
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Alla fine della giostra, la cosa più interessante in Yaratılan è la scelta dell’ambientazione: l’impero ottomano. Potrebbe essere una buona rivisitazione della storia di Frankenstein, così come non esserlo, solo la visione integrale potrà dirlo. Visione che, però, non viene invogliata da un pilot poco incisivo.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.