Dopo l’abbandono di Netflix e la recente notizia dell’approdo sulla nuova piattaforma gratuita Pluto TV, anche i fan italiani sono stati accontentati. Si potrà assistere, infatti, alle avventure del capitano Burnham & co. con un solo giorno di differita rispetto all’abituale schedulazione USA di giovedì. Terminato l’annuncio è il momento di analizzare “All Is Possible”, episodio riflessivo che si focalizza sull’elaborazione del lutto di Book, sugli equilibri politici-diplomatici, e assicura il degno saluto per un’importante uscita di scena.
La puntata è diretta da John Ottman, figura più unica che rara nel panorama hollywoodiano: compositore, montatore (Oscar nel 2019) e regista. Ciò che ne viene fuori è un buon episodio per gli standard che questa nuova quarta stagione sta delineando. Non ci sono momenti mind-blowing ma c’è il giusto per garantire la prosecuzione della narrazione in attesa di snodi più importanti.
IL RITORNO DEL NI’VAR PRODIGO
“All Is Possible” presenta finalmente la chiusura di una linea narrativa “astratta” partita con l’arrivo nella nuova epoca nel momento della scoperta dell’abbandono della Federazione da parte di Vulcano. Il pianeta era addirittura uno dei pianeti fondatori dell’intera organizzazione intergalattica, e il suo status nel XXXII secolo è stato abbastanza iconico per definire il futuro post-apocalittico in cui si è catapultata la USS Discovery. Tuttavia con quest’episodio, dopo alcuni segnali positivi nel corso delle puntate precedenti, Ni’Var rientra definitivamente nella Federazione, un’ulteriore conferma, dopo “That Hope Is You: Part 2“, della crescita della Federazione e anche della serie in generale.
C’è spazio anche per una love story sottintesa per Saru, che giocando sul grottesco strappa più di un sorriso allo spettatore. In più è da segnalare come spesso Discovery si stia addentrando dentro i meandri politici della Federazione, non limitandosi alle normali avventure a bordo della nave spaziale. Non è molto comune infatti una panoramica così dettagliata dei meccanismi politici in Star Trek con uno sguardo così ravvicinato e con questa continuità. Non riesce a rimanere fuori neanche da questo però Michael Burnham, che si scopre possedere anche spiccate doti politiche, rendendola una delle più grandi Mary Sue della storia della televisione.
IN GITA CON TILLY
La seconda linea narrativa decide di mostrare un’inedita avventura solista con protagonista la dolce tenente Tilly. In particolare, il personaggio interpretato da Mary Wiseman, viene chiamata per dirigere un gruppo di cadetti, inclusi Adira e la loro asocialità. Questa storyline risulta senza alcun dubbio la più incisiva, colpendo sin dai primi minuti per il ritorno del curioso personaggio di Kovich, interpretato dal cineasta David Cronenberg. La struttura non spicca certamente per originalità, con una tranquilla avventura orizzontale in cui tutto quel che può andare storto va storto e i protagonisti hanno difficoltà a tornare a casa.
Tuttavia il punto di forza è l’esplorazione di un aspetto finora non ancora trattato. La comunità universale di Star Trek a cui lo spettatore è abituato non è più la stessa, venendo meno il viaggio interspaziale e quindi la comunicazione tra pianeti. Ci si trova in una situazione dove la xenofobia purtroppo domina, a causa dei mancati contatti con l’esterno.
Infine viene sorprendentemente dato l’ultimo saluto a Tilly, che esce di scena a metà stagione (in arrivo uno spin-off sull’Accademia Stellare?) proprio come Georgiou nella stagione scorsa. Un’assenza che forse peserà, ma effettivamente non potendo più ambire alla posizione di capitano, prevista esclusivamente per Burnham, è meglio così. Si spera di rincontrare un personaggio cardine dello show in qualche avventura futura.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una buona puntata che incide per l’addio inaspettato al tenente Tilly e per il ritorno di Ni’Var nella Federazione. Colpisce poco la sessione di Book da Culber in versione psicologo, ancor meno Burnham come esponente politico della Federazione. Tuttavia in attesa di una maggior verticalità di trama “All Is Possible” risulta un piacevole interludio.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.