The Falcon And The Winter Soldier 1×02 – The Star-Spangled ManTEMPO DI LETTURA 6 min

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Recensione The Falcon And The Winter Soldier 1x02Il tanto acclamato raggiungimento del sogno americano per eccellenza secondo il quale conta solo l’impegno (escludendo fattori quali la propria etnia, il ceto sociale in cui si è nati e le possibilità economiche), il razzismo sistemico e l’uso della terapia, sono gli argomenti principi della serie.
La fragilità umana non viene spesso affrontata nei cinecomics. In The Falcon And The Winter Soldier, invece, è l’elemento su cui gira attorno la narrazione, incluse le scene più action.

Bucky: “Let’s take the shield, Sam.

POV


La prima puntata era finita con l’arrivo del nuovo Captain America, aka Jonh Walker, che trionfante e sorridente si presenta al mondo con il costume appartenuto a Steve e lo scudo appena consegnato da un ignaro Sam.
L’inizio di “The Star-Spangled Man” è fortemente ambivalente. Walker, spaventato di non essere all’altezza del ruolo che gli è stato affidato, è mostrato in tutt’altra veste. Seduto nello spogliatoio della scuola che frequentava durante l’adolescenza, si scoprono i retroscena della sua vita che – come lui stesso ammette – sono ben diversi dal passato dei componenti degli Avengers. Ex marine, ha superato brillantemente tutte le prove prima di poter impugnare lo scudo.
La sua prima intervista ufficiale trasuda America da ogni inquadratura e diversamente non potrebbe essere. Nel campo da rugby del suo ex liceo – con le cheerleader, la banda musicale ed i colori della bandiera a stelle e strisce che spiccano ovunque (anche tra il pubblico esultante) – si consuma la prima intervista al nuovo Captain America, molto simile a qualsiasi talk show statunitense.
In appena dieci minuti, The Falcon And The Winter Soldier rappresenta il sogno americano per eccellenza che si avvera. Ma se in pubblico la gloria e l’entusiasmo della folla la fanno da padrona, è impossibile non notare l’enorme differenza mostrata poco prima, con un John spaventato e che ripassa ad alta voce il saluto da rivolgere alle telecamere. Se davanti ai riflettori John è l’eroe internazionale ammirato e acclamato da tutti, quando è alle prese con sé stesso è tutta un’altra storia.
Le serie Marvel proclamano un altro punto di vista rispetto all’universo cinematografico, più attento alle sfaccettature umane che, quando si hanno molti personaggi da gestire e una storia da portare a termine in poco più di due ore, sono difficili da approfondire.
Sam e Bucky, finalmente uniti (dopo il pilot che li ha seguiti separatamente), hanno una dinamica ancora poco sondata, ma che funziona. Anche se a tratti sembra camminare sul filo del rasoio per i continui battibecchi infantili e le battute taglienti che si scambiando. Le scene d’azione sono intervallate da momenti in cui la trama principale si ferma per dar spazio a quello che i due protagonisti provano.
Un vero rovesciamento è dedicato a Bucky. Molto meno approfondito nei film Marvel, le sfaccettature che ora arricchiscono il personaggio lo rendono un degno co-protagonista. Tormentato dal suo passato e dalle vite che ha rovinato, Bucky è alla ricerca di una versione migliore di se stesso. Una visione che solo Steve poteva regalargli. È in Civil War che scatta la vera scintilla in Bucky. Odiato da tutti, è solo Steve che vede del potenziale in lui, vede in Bucky un amico e non una macchina da guerra.

Bucky: “Why did you give up that shield?
Sam: “Why are you making such a big deal out of something that has nothing to do with you?
Bucky: “Steve believed in you. He trusted you. He gave you that shield for a reason. That shield, that is everything he stood for. That is his legacy. He gave you that shield, and you threw it away like it was nothing.”
Sam: “Shut up!
Bucky: “So maybe he was wrong about you. And if he was wrong about you, then he was wrong about me.

Anche in questa puntata torna la seduta dalla terapista, un momento importante che, purtroppo, non viene mai preso troppo sul serio. In “New World Order” i giochi di regia hanno distolto l’attenzione da Bucky. In questa puntata, invece, l’incontro poco professionale è gestito come se fosse una terapia di coppia.
Ma molto apprezzato è il minutaggio dedicato al gruppo che vuole riportare il mondo com’era durante il blip. La loro volontà può essere più o meno criticata e non condivisa, ma è raro che si cerchi di empatizzare con un gruppo di terroristi. Vederli interagire tra loro in momenti d’affetto e di unione, non solo mentre organizzano il prossimo piano d’attacco, ha un effetto diverso.
Lo scontro tra i terroristi e il team composto da Winter Soldier, Falcon, il nuovo Captain America e il suo braccio destro è reso godibile grazie allo stile Marvel sempre estremamente curato nelle battaglie.

RAZZISMO


L’eredità di Steve è un peso troppo grande per Sam che, come dice lui stesso in Endgame, sente non appartenergli. Lo scudo che ha rinunciato di portare viene affidato ad una (brutta) copia di Steve, fisicamente parlando. Una copia maschile, bianca, con capelli biondi e occhi azzurri.
La sensazione che il razzismo sistemico americano sarebbe stato un tassello importante era nell’aria già dalla puntata pilota, ma ora i dubbi vengono sciolti.
L’identità etnica di Sam però, non viene ignorata dagli autori che introducono un nuovo personaggio ben noto nei fumetti sin dalla sua prima apparizione nel 2003: Isaiah Bradley. Un Super Soldato che è stato tenuto prigioniero per trent’anni per condurre degli esperimenti su di lui e che, almeno nei fumetti, era stato considerato come una versione Afroamericana di Captain America. Un elemento ovviamente non banale e nemmeno casuale visto cosa è successo con i poliziotti giusto fuori casa sua.

Sam: “Why didn’t you tell me about Isaiah? How could nobody bring him up? I asked you a question, Bucky.
Bucky: “I know.
Sam: “Steve didn’t know about him?
Bucky: “He didn’t. I didn’t tell him.”
Sam: “So you’re telling me that there was a black Super Soldier decades ago and nobody knew about it?

Nel momento più concitato tra i due, interviene la polizia. Il modo in cui si rivolgono a James è opposto al trattamento nei confronti di Sam. Almeno finché non si rendono conto di star parlando con un Avenger. Il razzismo dilagante nei corpi di polizia, in America, è un problema reale e tangibile ed è una piacevole sorpresa che venga mostrato e sviscerato anche brevemente, specie in questo periodo.

ZEMO


Sam: “We’re gonna go see Zemo.”

Se per molti Zemo non ha bisogno di presentazioni, la regista Kari Skogland ha deciso comunque di dargliene una alquanto epica. Con Lacrimosa che parte in sottofondo nel momento esatto in cui Sam pronuncia il suo nome, Helmut Zemo si vede solo per qualche secondo, rinchiuso in una prigione di massima sicurezza a Berlino.
Interpretato dall’attore tedesco Daniel Brühl (già noto per moltissimi suoi ruoli, tra cui The Alienist), il Barone Zemo è sicuramente uno tra i personaggi che i fan dei comics Marvel aspettavano con più trepidazione e che, si spera, possa dare anche il decisivo colpo di grazia ad un ritmo che è ancora piuttosto blando e fatto di saliscendi troppi repentini. E seppure il paragone con WandaVision sia sbagliato da fare, purtroppo viene anche naturale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scene di action miscelate a momenti più leggeri e a temi più profondi
  • La presentazione di Zemo
  • Bucky e Sam che collaborano dopo averli visti divisi nel pilot
  • Momento dedicato ai terroristi
  • L’ambivalenza di Walker
  • Il ritmo è ancora un po’ lento
  • Sebbene molti momenti tra Sam e Bucky siano leggeri e aiutino a rendere la narrazione non pesante, a tratti si cammina sul filo del rasoio e una battuta in più potrebbe sembrare eccessiva visto i temi e il genere

 

Il sodalizio tra Disney Plus e Marvel continua a sorprende, intrattenere e ad appagare le attese dei fan. Non ai livelli di WandaVision, ma The Falcon And The Winter Soldier sta regalando soddisfazioni.

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