L’idea di base e la storia narrata rappresentano senza alcun dubbio il punto forte della serie che ha ben dosato le informazioni da dare allo spettatore, arricchendo la trama di episodio in episodio.
È infatti facilmente intuibile che l’organizzazione criminale con cui Victor si ritrova a contrattare è molto di più che una banda di ladri che agogna il denaro: l’intreccio con l’azienda più potente nel settore dei media e con il circolo delle personalità più potenti di Madrid è sempre più chiaro.
Il problema non è dunque la storia narrata, ma come viene narrata. Arrivati ormai a due episodi dal finale, lo schema si ripete come un disco rotto:
- Victor riceve la lettera;
- Coinvolgimento della polizia;
- Indagine a tappeto;
- Cattura del presunto colpevole;
- Fallimento dell’indagine;
- Un’altra vita perduta.
CARO AMICO TI SCRIVO COSI’ MI DISTRAGGO UN PO’
Questa specie di relazione epistolare tessuta da I favoriti di Mida e il protagonista è la colonna portante della serie, rappresentando quel lato un po’ mistery che regge il gioco in un genere poliziesco/thriller. Tuttavia sarebbe anche arrivato il momento di scoprire qualche tassello in più sull’organizzazione nascosta dietro le lettere minatorie, sui suoi scopi, sugli intrecci nella società madrilena o su un eventuale collegamento con l’azienda o con la vita personale di Victor.
Nulla ancora ci è dato sapere circa l’associazione che regala il titolo alla serie, e pur rimanendo tutto molto misterioso e affascinante, si può tranquillamente dire che è arrivato il momento di alimentare un po’ questo piattume e smuovere un po’ le acque, magari con un colpo di scena da lasciare con il fiato sospeso.
E SICCOME SEI MOLTO LONTANO PIU’ FORTE TI SCRIVERÒ
Il coinvolgimento di Monica nella faccenda sposta la riflessione su un altro neo abbastanza ingombrante: la scrittura dei personaggi.
La relazione amorosa tra Victor e Monica non è in grado di appassionare o suscitare alcun sentimento di coinvolgimento o interesse sugli sviluppi tra i due. E il motivo pare abbastanza ovvio: la serie si è a malapena sforzata di tratteggiare dei personaggi, che oltre ai classici stereotipi del caso non sembrano avere poi molto da dire. La perfetta narrazione della vita di Victor e della sua ascesa al potere non è bilanciata da una personalità confutabile. Le emozioni del protagonista sono pronunciate a parole, sono forse intuibili dal contesto, ma non sono certo sentite e provate, con l’inevitabile conseguenza di non riuscire a trasmettere ciò che si vuole narrare.
Lo stesso discorso vale per Monica, di cui, alla fine, importa proprio poco. Oltre il cliché della giornalista attiva in materia di diritti sociali e dall’animo nobile e buono, nulla di più viene trasmesso da un personaggio che, oltretutto, sembra aver avuto il solo ruolo di love interest. Presentata come una donna forte e audace, con il presupposto di dare un degno contributo alla storia tramite il suo giornalismo, in realtà le scene di Monica fuori dal letto si riducono solo a chiacchiere amorose con Genovés.
L’unico che sembra salvarsi è il personaggio dell’ispettore Alfredo Conte, relegato nel classico ruolo del poliziotto scorbutico e dedito al lavoro. Una veste classica e già vista, ma poco pretenziosa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.