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Love In The Time Of Corona 1×03 – Seriously NowTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Everything I did was for Sophie and for you. I put my career on hold. And finally, I’m finally doing something for myself and bam! A pandemic hits!”

Le trame di Love In The Time Of Corona procedono sempre più a spizzichi e bocconi in attesa delle loro risoluzioni finali (a cui manca poco essendo questo il penultimo episodio).
A differenza del precedente episodio però, i plot twist mostrati si dimostrano più efficaci, riuscendo a ribaltare effettivamente le situazioni presentate all’inizio.
Questo probabilmente è dovuto, per l’appunto, al fatto che la miniserie presenta un minutaggio fin troppo velocizzato, per cui era veramente impossibile pensare di fare qualcosa di più complesso e studiato analizzando ogni singolo background narrato. Ed è un peccato, perché alcuni personaggi lo meriterebbero eccome.
Il leitmotiv scelto dall’autrice Joanna Johnson è quello dei legami ritrovati, quelli che la pandemia e la conseguente quarantena hanno riacceso fra persone che altrimenti non sarebbero mai riuscite a parlarsi. E questo, in definitiva, è effettivamente l’unico elemento rilevante che riesce a suscitare empatia ed interesse verso le storie narrate. Ed è in fondo la vera buona intuizione della serie, l’unico elemento capace di dare mordente ad una trama forse un po’ troppo composita.
La storyline di James e Sade procede secondo quanto delineato nelle precedenti puntate, con la sorpresa di un vero e proprio momento musicale in cui le doti canore di Nicolette Robinson vengono esaltate nel migliore dei modi (entrambi gli interpreti vengono dal mondo dei musical di Broadway). In generale l’episodio mette in luce soprattutto i characters femminili, in particolare i personaggi di Sade e Sarah, ponendo l’accento sulle mancate carriere delle due. Per entrambe, infatti, la pandemia è un’occasione per ripensare al proprio ruolo nelle rispettive famiglie dopo aver sacrificato tutto (almeno questo è quello che traspare dai dialoghi) per stare dietro alle esigenze dei rispettivi figli/mariti/parenti.
Allo stesso tempo, il personaggio di Nanda (L. Scott Caldwell) si prende finalmente lo spazio che merita cercando di fare da paciere tra suo marito e suo figlio, con uno spirito d’iniziativa veramente lodevole. Anche questa storyline viene lasciata intelligentemente in sospeso (come tutte le altre del resto) in attesa della sua risoluzione, ma intanto l’episodio in questione si rivela ottimo nell’ottica del “girl power” ponendo l’attenzione su problematiche che sono ben note e familiari allo spettatore (soprattutto se questo ha vissuto effettivamente un periodo di quarantena) ma che finora non erano mai state affrontate sul piccolo schermo con questa onestà e veridicità.
Viceversa i characters maschili sembrano soffrire di un certo immobilismo che sembra (e probabilmente è) fatto apposta per cercare di rallentare il ritmo delle vicende per far arrivare le storie fino ai cliffhanger finali. Una scelta un po’ artificiosa in realtà, che non rende giustizia ai suddetti personaggi. In particolare, James e Oscar sembrano sempre sull’orlo della schizofrenia, non riuscendo mai ad esprimere esattamente i loro sentimenti. James appare sempre più fissato con la storia dell’omicidio del giovane jogger afroamericano ma senza che questo elemento sia poi così essenziale per gli sviluppi della trama (e il sospetto di una forzatura narrativa per introdurre in qualche modo la tematica delle condizioni degli afroamericani è sempre dietro l’angolo). Per quanto riguarda Oscar, invece, risulta parecchio forzata la sua rottura con Sean e il ri-avvicinamento ad Ellen.
Solo la visione dell’ultimo episodio scioglierà finalmente ogni dubbio sul futuro dei due strambi coinquilini, nel frattempo l’unica storyline davvero degna di nota rimane quella della famiglia Bellows.
Peccato che non sia abbastanza per una miniserie che dimostra tutti i suoi difetti a causa di una scrittura (e una produzione) troppo velocizzata per paura di perdere l’attimo. E forse il limite maggiore della serie è proprio questo: l’essere fin troppo legata al periodo storico in cui è stata creata e prodotta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Storyline dei Bellows as usually
  • Finalmente più spazio anche per Nanda
  • Momento musicale
  • Personaggi femminili
  • Videochiamate di Elle e Oscar imbarazzanti
  • Solito problema del minutaggio che non rende giustizia al tutto
  • Questione afroamericana sempre sullo sfondo ma che non incide più di tanto nella narrazione
  • Personaggi maschili

 

Plot twist buoni e un ritmo che certamente non annoia. Peccato che le situazioni presentate avrebbero meritato uno spazio ben più ampio ma, evidentemente, si aveva fretta di chiudere tutta la miniserie in tempo per la fine della quarantena.

 

#PartnershipGoals 1×02 ND milioni – ND rating
Seriously Now 1×03 ND milioni – ND rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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