Yellowstone 3×10 – The World Is PurpleTEMPO DI LETTURA 6 min

/
0
(0)

Yellowstone ha abituato il proprio pubblico a chiusure stagionali decisamente cariche di tensione, con grossi colpi di scena e con (spesso vacue) chiare promesse di maggior intensità di trama nella stagione successiva. Era successo con “The Unravelling, Pt. 2”, capace di chiudere una stagione che aveva dato modo allo spettatore di conoscere gli ambienti, i luoghi, le famiglie chiamate in causa ed in particolar modo il Montana come costruzione sociale e morfologica. Un episodio che lasciava nello spettatore la speranza di una seconda stagione pronta a partire in quarta. E così, effettivamente è stato sotto un certo punto di vista: i fratelli Beck hanno rappresentato un tallone d’Achille ben più complicato di quel che si potesse pensare. Una seconda stagione che trovava in “Sins Of The Father” la sua naturale conclusione con la chiara prospettiva di una imminente lotta per il terreno della famiglia Dutton. Cosa effettivamente avvenuta in questa terza stagione che, tuttavia, si presenta grossolanamente come un puro e semplice ponte narrativo: certo, i diverbi territoriali ed i piani attuativi per sottrarre il ranch ai Dutton sono stati ampiamente discussi e presentati al pubblico, così come ai personaggi in scena. Ma effettivamente questa terza stagione cosa ha aggiunto?
Come si appuntava anche nelle precedenti recensioni il lavoro di Yellowstone in questa stagione è stato più sui “fianchi” della serie piuttosto che sul suo nocciolo centrale. A livello di trama, di storia nuda e cruda, ben poco è cambiato: si ha coscienza di un nemico esterno, lo si è identificato ma ancora l’intera porzione di lotta (aver ucciso Wade e figlio non può essere contato come sviluppo vero e proprio in tal senso) deve avvenire. Che si tratti di lotta legale o di lotta vera e propria poco importa, fatto sta che di queste cose Yellowstone in questa stagione ha concesso ben poco al proprio pubblico.
Non è da intendersi come critica schietta quanto asserito poco sopra (anche perché Yellowstone ha lavorato ad altro durante questa stagione), quanto piuttosto come una pura e semplice esposizione dei fatti.
Come si diceva, quindi, la serie ha lavorato sui “fianchi”: alla storia sono stati preferiti i personaggi. Ecco quindi che l’approfondimento dei rapporti tra padre e figlio, tra nonno e nipote ecc ecc riescono a ricevere maggiore spazio rispetto alle precedenti stagioni. In maniera forse eccessiva? Probabilmente, ma anche questo finale non esula da questo desiderio recondito di questa terza stagione: l’alto minutaggio concesso a Rainwater appare decisamente esagerato anche perché nelle ultime tre puntate era praticamente scomparso di scena; il personaggio interpretato da un sempre gradito Holloway, talmente impalpabile da poter essere riassunto con “Roarke. Which one is he?” anche dallo spettatore. Sotto alcuni versanti, però, è indubbio come la serie abbia lavorato egregiamente: conscia di un aspetto psicologico da recuperare (il piccolo Tate), il minutaggio concesso a Kayce, Monica e John con il piccolo di casa Dutton è sicuramente da annoverare tra gli aspetti migliori. Altro aspetto familiare rilevante è la nuova vicinanza sentimentale ed ideologica tra Kayce e Monica, maturata in questa terza stagione e mostrata sbocciare in questo finale.
Sboccia, anche se in maniera del tutto diversa, anche il matrimonio tra Beth e Rip, con tanto di anello di fidanzamento recuperato dalle fredde mani del cadavere della madre di quest’ultimo. Un tocco di grezzitudine per il personaggio scontroso (ma dal cuore tenero) per eccellenza di questa serie.
Continua a restare una nota stonata fuori dal coro (e anche dalla famiglia Dutton, come si è avuto modo di scoprire) l’inossidabile Jamie, un character che ha reso la sua camaleontica velocità nel cambiare fazione una vero e propria costante narrativa. Il voltafaccia che si consuma sotto gli occhi di Rainwater, Beth, John, Roarke ed il resto del gruppo è solo l’ennesimo capitolo di una infelicità latente e lentamente palesatasi con il passare del tempo. Scoprire, poi, di non essere un Dutton ha rappresentato per Jamie il punto di non ritorno. Ma lo si era detto anche quando aveva deciso di correre politicamente contro il padre salvo poi essere “massacrato” elettoralmente ed accettato da John solo come stagista alla bunkhouse. Insomma, un rapporto controverso tra padre e figlio adottivo che sembrerebbe essere arrivato ad un altro capitolo, difficile credere che si tratti dell’ultimo, però, considerati i precedenti.
Ad inizio recensione si appuntava la capacità di Yellowstone di regalare grandi finali di stagioni. “The World Is Purple” non esula minimamente da questa riflessione, anzi, forse rappresenta la dimostrazione perfetta di cosa sia in grado di fare questa serie se Sheridan decide di schiacciare il pedale dell’acceleratore.
Dopo quasi quaranta minuti di melina narrativa in cui Dutton piange miseria allo Stato, Jamie gli regala l’ennesimo picche, Kayce viene eletto padre protettore della zona, ecco che arriva in scena la sequenza che vale da sola la visione della puntata.
Prima un pacco bomba a Beth, poi una vera e propria intromissione armata con tanto di sparatoria nell’ufficio di Kayce ed infine una sventagliata di proiettili verso John Dutton (salvato da un cellulare, quando si dice l’inutilità della tecnologia oggi…). L’interrogativo risiede centralmente sui mandanti di questo colpo mirato e coordinato e prosegue con diverse domande:

  • possibile siano gli investitori dell’aeroporto?
  • Ma a che pro colpire per intero la famiglia quando, durante la riunione, a tutti gli effetti il danno maggiore arrivava dai Rainwater?
  • Probabile l’inferenza di quest’ultimo, quindi?
  • Jamie potrebbe avere qualche ruolo in tutto ciò?

Difficile a dirsi, soprattutto perché dello stato di salute di tutti i membri della famiglia Dutton non si sa nulla (fatta eccezione per John che sappiamo ancora essere vivo, almeno per ora) di preciso. Le domande si depositano come polvere con il passare dei secondi e, sapientemente, quindi Sheridan conclude così questa stagione lasciando una marea di interrogativi (sui personaggi e sui moventi) e davvero ben poche certezze. Ma le aspettative, per la terza volta da quanto questa serie ha avuto inizio, vengono innalzate nuovamente. L’unica speranza è di ritrovarsi di fronte una quarta stagione dedita non solo allo sviluppo dei personaggi, ma anche parallelamente a quello della trama. Uno sviluppo che sarebbe lecito vedere in scena con timbro violento e a tratti gangsteristico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La riunione chiarificatrice con tanto di attacco frontale di Beth
  • Take that, you fucking bitch.
  • Beth e John
  • Kayce salvatore della patria
  • Pacco bomba a Beth
  • Kayce e la sparatoria
  • John e la sventagliata di proiettili
  • Rip e l’anello della madre…recuperato direttamente dal cadavere
  • Quaranta minuti di melina narrativa
  • L’ennesimo volta faccia di Jamie
  • Rainwater: ah, c’era ancora?
  • La morale sul brand Yellowstone e il “mortale” interesse di Jimmy per il rodeo: altra parte di discutibile utilità

 

Bombe, sparatorie e colpi di mitra a sorpresa: questo è lo Yellowstone che chiediamo a Sheridan. Magari non condensato in due minuti, ma vissuto per un’intera stagione sarebbe anche meglio.

 

Meaner Than Evil 3×09 3.99 milioni – 0.7 rating
The World Is Purple 3×10 5.16 milioni – 0.9 rating

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

Precedente

Love In The Time Of Corona 1×02 – #RelationshipGoals

Prossima

Love In The Time Of Corona 1×03 – Seriously Now

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.