“My great grandfather had a dream. All of his sons on the same road. The same ranch. Working toward the same goal. That dream survived a hundred years. Until me. With me it died. I didn’t have enough sons. They just kept dying or quitting. Then one day, not too long ago, I realized that I have enough sons after all.”
Bisognava fare sul serio, questa era stata la nostra richiesta nella recensione del finale della prima stagione. Ed è sul serio che Yellowstone inizia finalmente a giocare andando a regalare una conclusione carica di tensione (anche se fittizia sotto certi aspetti), di sangue, violenza e soprattutto di conclusioni narrative.
È arrivata la resa dei conti al ranch dei Dutton ed i fratelli Beck faranno presto la conoscenza della vera essenza dei membri dello Yellowstone. Anzi, per la prima volta (e con grande loro sorpresa) riceveranno una risposta violenta ad un loro attacco. Un qualcosa mai capitato loro e che li prende alla sprovvista ed in controtempo. Il rapimento di Tate ha rappresentato non solo un colpo basso rispetto alle logiche attorno alle diatribe solitamente consumatesi nella valle dove i Dutton regnano sovrani, ma anche un ulteriore motivo di aggregazione tra Kayce, Rip, Beth, Monica, John e buona parte dei mandriani dello Yellowstone. Come conseguenza del primo punto, lo sceriffo decide di togliere in maniera definitiva il proprio appoggio ai Beck privandoli di qualsiasi tipo di difesa. Proprio per questo motivo la risoluzione del rapimento si consuma in fretta e furia, con scene cariche sì di tensione, ma con un finale abbastanza prevedibile e telefonato: Beck morti (come da richiesta di Monica), Tate portato in salvo e nessuna perdita eccellente. Un finale da questo punto di vista che sembra risolversi da sé, quasi con un accenno di melenso romanticismo, complice forse anche la parentesi tra Rip e Beth ed tanto meritato (ed atteso) riconoscimento del capo squadra del ranch.
Ma si tratta di Yellowstone, una serie cruda e visceralmente legata ad una sana violenza risolutrice, quindi non si può avere un finale romanticheggiante.
Lo stato mentale in cui Tate viene ritrovato, psicologicamente scosso dal rapimento fa presupporre che non tutto sembra essersi risolto, anzi, dovrà essere approfondita questa porzione di storia riguardante la riabilitazione del personaggio più innocente di tutti.
Inoltre, ora più che mai il futuro dello Yellowstone sembra incerto così come la proprietà dei Dutton: il pianto disperato di John sul porticato di casa potrebbe essere sia quello di un nonno che ha vissuto l’incubo di aver condannato il proprio nipotino a pagare per dei suoi errori; ma potrebbe anche trattarsi del crollo nervoso di un imprenditore sull’orlo della crisi economica più nera che la sua famiglia abbia mai vissuto.
Una puntata eccellente sotto molteplici punti di vista, ma che pecca in semplicistiche soluzioni narrative presentandosi allo spettatore come l’episodio ad alta tensione per poi rivelare che la tensione è cautelarmente mantenuta sotto determinati parametri e ben lontani da quello che le attese facevano sperare. Insomma, i fratelli Beck erano stati presentati come dei villain a tutto tondo, il fatto che l’intera loro organizzazione si sfaldi nel giro di una giornata rende abbastanza ridicola tutta l’enfatizzazione di cui erano stato oggetto nei precedenti episodi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Enemy By Monday 2×09 | 2.46 milioni – 0.5 rating |
Sins Of The Father 2×10 | 2.81 milioni – 0.5 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.