Mayans MC 3×10 – Chapter The Last, Nothing More To WriteTEMPO DI LETTURA 5 min

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Recensione Mayans MC 3x10 season finaleMayans MC giunge finalmente alla per nulla agognata conclusione stagionale, regalando al suo pubblico uno dei finali di stagione forse più deludenti dell’intero universo narrativo creato dal “rinnegato” Kurt Sutter. Arrivati alla conclusione del percorso narrativo preso in mano dal co-ideatore Elgin James, e alla luce di quanto visto in questi ultimi dieci episodi, è possibile finalmente esprimere un giudizio completo in merito all’assenza del tocco sutteriano in Mayans MC, e il verdetto, senza il benché minimo dubbio, è completamente negativo.

UNA STORIA COME TANTE


L’elemento principale che da sempre caratterizza tutto il lavoro di Sutter, a partire da Sons Of Anarchy fino ad arrivare agli inizi di Mayans MC, è senza alcun dubbio l’unicità dei suoi personaggi e delle vicende entro cui essi si muovono. A distanza d’anni, character come Jax, Clay, Gemma, Tig, Bobby, Chibs, Juice, Opie ancora restano nel cuore dello spettatore, conservando quasi romanticamente la loro caratterizzazione come se lo show non fosse mai terminato; allo stesso modo anche i primi passi compiuti da Ez, Angel e colleghi, oramai nel “lontano” 2018, si configurano come bei ricordi rispetto all’inizio di uno spin-off che tanto aveva da dimostrare e che in qualche modo era riuscito a guadagnarsi una propria indipendenza rispetto all’opera madre.
Cosa dire invece di questo terzo arco narrativo? Al netto di quanto visto finora risulta veramente difficile menzionare un personaggio “indimenticabile” all’interno della serie, mentre la scelta in merito a quelli di cui probabilmente lo spettatore non ricorderà il nome al termine dell’estate è veramente troppo, troppo ampia. Ad onor del vero i protagonisti non hanno mai brillato, nemmeno prima dell’allontanamento di Sutter, il problema però è che, incredibilmente, la direzione James è riuscita a rendere ancora meno incisivi, se non del tutto inutili, personaggi che quantomeno prima si limitavano ad apparire saltuariamente davanti alla telecamera rubando al massimo una manciata di minuti. Personaggi che ora, invece, finiscono col fare più danni che altro – sì, si sta parlando soprattutto del segmento di Coco, ma ce n’è per tutti – e che alla fine dei giochi si trovano esattamente al punto di partenza, impantanati nella propria condizione di immobilità narrativa e destinati soltanto a ricoprire il ruolo di “tappabuchi”.
La trama di Galindo ed Emily, seconda in bruttezza solo a quella di Coco, si conclude nell’unico modo possibile, soprattutto alla luce del tentativo di uxoricidio visto alla fine dello scorso episodio, e vede finalmente la fuga della ragazza dalle grinfie del boss del Cartello, il quale sicuramente non gradirà l’abbandono e farà di tutto per riappropriarsi quantomeno del figlio Cristòbal.
Anche il segmento di Adelita sembra concludersi con un nulla di fatto – anche se in questo caso quantomeno si tratta di una trama secondaria e quindi appare più giustificata la scelta di temporeggiare – e reintroduce il personaggio di Lincoln Potter, in bermuda e pronto a ributtarsi nella mischia dopo il suo periodo sabbatico, unico character in grado di calamitare a sé l’attenzione (anche grazie al suo background storico all’interno della serie) e piacevole ritorno sebbene per pochi attimi. La speranza è che si faccia un uso migliore di questo character nella già confermata quarta stagione, e che magari si tenti nuovamente di spostare il focus su dinamiche storicamente vincenti quali il rapporto tra federali e membri del club, in altre parole dinamiche orientate maggiormente ad action e crime, abbandonando finalmente questa predilezione perversa per la telenovelas e il love drama.

SENZA VIE D’USCITA


I know my son. And I know what’s inside of him. […] We are broken. My family is broken. Ez is broken.

Nella fitta selva di trame inutili buttate nel mucchio in questa terza stagione, ad emergere è il discorso aperto nella premiere in merito alla strada intrapresa da Ez e alla conseguente delusione del padre Felipe nel constatare la vera natura di suo figlio. In questo season finale, le preoccupazioni di Reyes senior vengono così esposte a Gaby, finalmente pronta a scappare col suo fidanzato verso più rosei orizzonti ma immediatamente dissuasa dal “suocero” con un lungo discorso in merito all’oscurità che avvolge la sua famiglia.
Non si tratta di un’ampia porzione di trama in termini di minutaggio, eppure questo breve segmento rappresenta l’elemento maggiormente di raccordo, almeno dal punto di vista delle intenzioni, rispetto all’universo narrativo creato da Sutter: ancora una volta le radici del male scavano nel profondo della famiglia del protagonista, per il quale sembra non esserci via d’uscita, se non quella di avvelenare ogni relazione mettendo in pericolo ogni persona coinvolta.
Allo stato attuale delle cose l’unica persona ancora vicina a Ez è suo fratello Angel, rappresentazione ancor più vivida delle paure espresse dal padre e, sebbene le argomentazioni di Felipe nascano dal desiderio di protezione nei confronti di Gaby, forse questa mossa potrebbe aver segnato la vera fine per suo figlio, al momento completamente privo di punti di riferimento e, soprattutto, abbandonato dall’unica persona che poteva effettivamente garantirgli una seconda chance. Una delle tante (non) conclusioni amare di questa terza stagione che si spera possa regalare nuovi spunti, magari più interessanti, per un quarto arco narrativo che, obbligatoriamente, dovrà essere molto meno attendista del suo predecessore.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La chiacchierata tra i due fratelli Reyes in merito alla partenza di Ez
  • L’assedio al castello è iniziato
  • Una stagione di pippone sulla love story tra Ez e Gaby e poi questa è la conclusione
  • Trama di Galindo/Emily inutile fino alla fine
  • L’intera sequenza della fuga di Coco
  • Nel complesso un finale di stagione piuttosto deludente

 

Un finale di stagione molto deludente che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca. Questo terzo arco narrativo si chiude in maniera coerente rispetto all’andamento medio stagionale – cioè molto sconfortante – e saluta il suo pubblico con la minaccia promessa di tornare presto con una quarta stagione che ci si augura possa essere meno incentrata sulla componente soap e più su quella action.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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