Prosegue la parentesi socio-culturale di My Brilliant Friend, una delle co-produzioni italiane di maggior successo targata RAI ed HBO.
Seguendo la storyline orizzontale inaugurata nel precedente episodio, appare evidente come la narrazione delle vicende legate alle due co-protagoniste sia diventata sempre più una scusa per parlare, in maniera più ampia, della condizione femminile nell’Italia del dopoguerra.
D’altra parte, all’avanzare dell’età delle due (anche se le due attrici, per quanto truccate, sembrino ancora poco più che teenager) è normale che diventino maggiori anche i problemi sociali e culturali a cui vanno incontro. Tutto questo, però, mantenendo costante anche quel mood da teen-drama dal vago sapore retrò che ha fatto la fortuna dello show.
LA QUESTIONE DELLA PILLOLA
Così, se in “The Fever” si parlava dei problemi della classe operaia e di molestie sul lavoro, in “The Treatment” si procede sempre sullo stesso tono per descrivere un altro grande problema femminile di sempre: la questione della contraccezione. In particolare, la tanto famigerata “pillola del giorno dopo“, tema che ancora oggi risulta di tremenda attualità.
La scusa della visita medica per risolvere i problemi fisici di Lila è un ottimo pretesto per far luce su questo particolare tema, mostrando tutte le difficoltà delle donne nel reperire anticoncezionali in un’Italia pre-1978. Da qui, però, l’episodio ne approfitta per fare una lunga, ma tutt’altro che noiosa, digressione sulla visione della pratica sessuale dal punto di vista femminile. Un argomento, questo, che raramente viene trattato e discusso all’interno di una serie tv (molto meno che nel corrispettivo maschile) e tantomeno con una chiarezza e lucidità del genere.
Lila e Lenù si dimostrano qui donne ormai cresciute e consapevoli di sé stesse e del proprio vissuto. Emblema di questa maturazione è la giornata di “svago” passata al mare, magnificamente diretta da Daniele Luchetti con le solite straordinarie musiche di Max Richter.
Da notare come l’ambientazione marittima fosse già comparsa altre volte nel corso dello show e sempre in momenti particolari. Prima come oggetto del desiderio delle due bambine-protagoniste, poi come momento e luogo ideale per rivelare i pensieri più intimi e sfogarsi fra amiche, quindi luogo di passaggio dall’infanzia all’adolescenza. E ora parentesi perfetta per dare sfogo allo stato d’animo delle protagoniste e rivelare, ancora una volta, quelle verità che non si ha il coraggio di dire altrimenti.
LO SVILUPPO DI LENÙ E LA SORPRESA GIGLIOLA
In tutto questo è da notare lo sviluppo incredibile del personaggio di Lenù, non più “testimone passiva degli eventi” (quasi fosse lei stessa spettatrice della serie), bensì figura materna per Lila. Un cambiamento che dimostra la maturità raggiunta dalla giovane che non è più l’ingenua e docile ragazzina delle precedenti stagioni.
Certamente un’ingenuità di fondo rimane pur sempre nel personaggio, sottolineato dal suo ostinarsi a trovare qualcosa di buono nelle persone ma, se non altro, adesso dimostra una maggiore capacità di rispondere a tono proprio a Lila. E qui sta tutta la maestria degli autori e del regista nel mostrare il rapporto di co-dipendenza delle due. In particolare, molto bella appare la scena in cui l’una trascina l’altra fuori dall’androne di casa, in un gioco di chiaroscuri (che ricorrerà in altre scene successive) veramente ricercato dove le “tenebre” da cui si esce non sono solo quelle domestiche.
In questo episodio, inoltre, Lenù assume il ruolo, per lei inconsueto, di “detective” del rione per sondare il terreno sul ritorno di Lila. E qui emerge prepotentemente un personaggio che finora era rimasto quasi sempre sullo sfondo: Gigliola Spagnuolo (Rosaria Langellotto). La moglie di Michele Solara, conosciuta solo come una presenza negativa e pettegola, rivela qui una propria sensibilità niente affatto banale o scontata. Nonostante l’acidità perenne, Gigliola è semplicemente un’altra vittima di una cultura sessista e maschilista che l’ha relegata al ruolo di “animale domestico” e costretta a rinunciare ad un amore reale per non essere vittima dell’esclusione sociale. L’ennesima dimostrazione della capacità di Elena Ferrante nel delineare personaggi tridimensionali, anche per quanto riguarda i meno sospettabili.
Gigliola: “Io ‘ccà sto sempre sola. Mi sono sposata sola, Lenù. […] Guardami, io esisto? Secondo te esisto?”
IL RITORNO AL RIONE
D’altra parte, è sempre il rione il vero protagonista di questo show. Un microcosmo che rappresenta metaforicamente l’Italia intera di quegli anni. Questo viene descritto dal punto di vista della “detective” Lenù che, pur descrivendolo nella maniera più oggettiva possibile (d’altra parte è scrittrice), non può fare a meno di essere di parte.
È palese, dunque, che il ritratto che esce fuori degli abitanti non sia dei migliori, mantenendo anche il giudizio dello spettatore abbastanza negativo. L’effetto ovviamente è voluto, ma in questo modo risulta poco sensata l’ultima parte dell’episodio, quella in cui Lila decide di tornare ad abitare con la sua famiglia proprio in quel rione che tanto la odia.
Sebbene la stessa Ferrante (tramite la solita voce narrante di Alba Rohrwacher) si sforzi di far capire come Lila cerchi una sorta di “rifugio” infantile in quello che (nonostante tutto) è il suo mondo e la sua famiglia, l’aver costretto lo spettatore a vedere tutto sotto la lente di Lenù non può non far storcere il naso di fronte a tale scelta.
Appare evidente come questo sia fatto apposta per allontanare, ancora una volta, le strade delle due amiche. Non rimane che vedere come verrà vissuta dalle due quest’ulteriore separazione e come sarà la vita, per la famiglia Cerullo, nel quartiere dove non sono affatto ben accolti.
La scena finale lascia una flebile speranza positiva in questo senso, ma si sa che per le due “amiche geniali” i momenti di serenità in genere sono solo la quiete prima della tempesta.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In questo episodio Lenù compie un’ulteriore trasformazione caratteriale in cui si rivela finalmente capace di prendere decisioni positive per lei e per Lila. L’episodio è inoltre un pretesto per descrivere la condizione delle donne dell’epoca e, in particolare, la questione della contraccezione (tema ancora attuale oggigiorno). Il tutto con una poesia, e allo stesso tempo una feroce critica oggettiva, che mostra tutta l’abilità retorico-stilistica della Ferrante e del team di scrittura che sta dietro questa produzione.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!