Hotel Portofino 1×01 – First ImpressionsTEMPO DI LETTURA 4 min

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Hotel Portofino 1x01 recensioneIn attesa di approdare anche in Italia, dove la messa in onda su Sky è prevista per il prossimo 28 febbraio, Hotel Portofino ha già fatto il suo esordio su BritBox. Un’anteprima che il servizio streaming inglese ha mantenuto anche sulla sua rete di riferimento ITV, dove lo show è atteso in queste settimane.
Hotel Portofino si presenta come un period drama dalla durata di sei episodi scritto da Matt Baker e diretto da Adam Wimpenny e che, nonostante i connotati inglesi, come location sceglie l’Italia. Il titolo della serie lo lascia già intendere: l’ambientazione della storia prende vita in Liguria, precisamente a Portofino. Ed è proprio qui che il direttore della fotografia ha iniziato il suo lavoro con i paesaggi mostrati e ammirati nell’arco dei vari episodi, seppur qualche location è stata anche “presa in prestito” dalla Croazia.

QUADRO STORICO


Sullo sfondo la Riviera ligure, dal punto di vista storico invece Hotel Portofino viene ambientato nel 1926. Un anno abbastanza generico preso singolarmente ma che, in un quadro più ampio, racchiude mutamenti significativi: sullo strascico del primo dopoguerra, in Italia Benito Mussolini ha da poco assunto poteri dittatoriali dando il via ufficiale all’ascesa del fascismo che raccoglie sempre più adepti.
É questo dunque il quadro storico su cui Hotel Portofino sviluppa la sua storia, lasciando intendere sin dal primo episodio che l’elemento politico condizionerà abbastanza la trama e le vite dei protagonisti, così come accaduto nella realtà di quegli anni.
Ma se l’Italia fascista caratterizza l’ambientazione esterna della storia, la musica cambia decisamente all’interno dell’hotel. Qui i protagonisti sono gli inglesi, a partire dai proprietari arrivati in Liguria con il sogno di gestire un hotel, fino alla maggior parte del personale e degli ospiti. Ed è proprio grazie a questi ultimi che si trasforma l’intero assetto stilistico, con figure legate all’alta società inglese che occupano la scena tentando di dare alla storia un’aurea alla Downton Abbey. Il risultato, ovviamente, non si avvicina minimamente alla serie di Julian Fellowes, confezionando così situazioni, dialoghi e personaggi perlopiù caricaturali.
A salvare un po’ la baracca, così come nella storia stessa, è la figura di Bella Ainsworth, proprietaria dell’hotel, interpretata dall’attrice Natascha McElhone (Californication, Designated Survivor). Il character di Bella, così come la maggior parte dei personaggi, non spicca di certo per originalità, restando chiusa in una bolla fatta di stereotipi tipici del suo stato sociale e culturale. Tuttavia, la presentazione aggraziata ed intelligente della donna fa risaltare maggiormente la sua figura rispetto a tutte le altre decisamente più piatte.
Per quanto riguarda il resto del cast invece, oltre a nomi quali Lucy Akhurst, Imogen King e Adam James, va sicuramente menzionata l’alta quota italiana che vede tra i protagonisti gli attori Pasquale Esposito, Lorenzo Richelmy e Daniele Pecci.

PROMESSE NON MANTENUTE


Detto del contesto storico e sociale, a deludere davvero dopo la visione del pilot di Hotel Portofino è la trama. A partire dalla visione del trailer, infatti, l’idea lasciata dalla serie era quella di una storia incentrata su misteri e colpi di scena, elementi che sono apparsi in maniera estremamente spicciola durante quest’esordio.
I 60 minuti circa di “First Impressions” non accennano a vere situazioni cariche di misteri da scoprire che, inevitabilmente, fanno poi da traino nello spingere lo spettatore a voler continuare la visione. Le promesse pubblicitarie di Hotel Portofino parlavano infatti di eventuali furti e omicidi, ma questi elementi nel pilot non hanno ancora luogo. Una mancanza che si protrae anche nel cliffhanger finale, dove viene meno quel colpo di scena fondamentale per chiudere con un minimo di pathos l’episodio.
Ciò che resta dopo la visione del pilot di Hotel Portofino è una sensazione di estrema semplicità, per una storia che assume tutti i canoni tipici delle più elementari telenovela. Personaggi fatti con lo stampino che ricreano i maggiori stereotipi del genere e piccoli segreti e sotterfugi che non attirano la curiosità, fanno poi da contorno ad una serie più indicata come fiction pomeridiana targata Rai.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sigla
  • Natascha McElhone nei panni di Bella Ainsworth: unico personaggio leggermente interessante 
  • Un’ora di vuoto narrativo 
  • Storia e personaggi tipici di una fiction Rai pomeridiana 
  • Neanche il finale regala quell’input in più per continuare la visione 

 

Forse il voto è un po’ eccessivo per un prodotto che, nonostante tutto, non si macchia di peccati mortali nella sua rappresentazione. Tuttavia, 60 minuti di nulla cosmico vanno pur puniti in qualche modo.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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