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My Brilliant Friend 1×02 – The MoneyTEMPO DI LETTURA 6 min

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“Quello che mi colpì più di tutto è una cosa che so dire adesso ma che allora non avrei saputo dire: la scrittura conteneva la voce di Lila. Lei si esprimeva con parole difficili, senza errori. Eppure non si sentiva l’artificio della parola scritta. Era speciale. “

Se nel primo episodio l’elemento scatenante e motore del racconto era stato il gioco (fattore che andrà poi a dare il nome di conseguenza alla puntata), in questo secondo appuntamento sono i soldi a prendere possesso della scena. Per la precisione si tratta dei soldi che alle famiglie poco abbienti del rione occorrono per poter far andare le figlie alle lezioni private dalla maestra, così da poter dar modo alla progenie di tentare (e superare) il test di ammissione delle scuole medie. In un periodo storico poco fortunato ed in un costrutto sociale votato alla povertà, risulta difficile e molto complesso potersi permettere un qualcosa di idealmente poco utile, nel credo popolare, come lo studio.
Tuttavia, considerato proprio il livello di povertà del rione e delle famiglie, lo studio rappresenta l’unica via di uscita: il futuro che si prospetta ad Elena e Raffaella è similare a quello dei loro genitori, senza alternative e soprattutto senza possibilità di appello. In una realtà dove lo studio, quindi, rappresenta l’unica via di fuga, non aver modo (o voglia) di mettersi in gioco rappresenta una condanna/maledizione. E’ un fattore questo che sconvolge e colpisce in maniera differente i due padri di famiglia presentati durante la puntata, Cerullo e Greco. Il padre di Elena si scontra con la moglie ed è disposto a tutto pur di permettere alla figlia di allontanarsi da quella miseria imperante che regna nel rione. Il padre di Lila, invece, si sente impotente, frustrato ed inutile nel non poter aiutare la figlia a continuare gli studi. Questo fattore lo si può evincere dalle genuine e sincere lacrime di dispiacere che l’uomo versa quando, arrabbiato più con il mondo che con la piccola, scaglia Lila fuori dalla finestra di casa, nel cortile della palazzina: l’incapacità di non poter accogliere e portare avanti una richiesta fatta dal sangue del suo sangue rappresenta una sconfitta morale e psicologica, ma soprattutto significa aver fallito come genitore, dal suo punto di vista.
Il continuo scontro tra la vivace Lila e la sua famiglia rappresenta la parte di puntata meglio trasposta in scena: i dialoghi risultano genuini, tangibili quasi le figure fossero presenti nella stessa stanza dello spettatore e lo schermo non esistesse. Ma è l’intera puntata che sprigiona candore e purezza nelle scene con soggetto le giovani scolari, in alternanza a quelle in cui compaiono gli adulti, personaggi più vicini alla realtà dei fatti e che trasudano una triste malinconia ed una disaffezione verso lo Stato (mai nominato) e verso la società. Ed il tutto avviene nel più rigido silenzio.

“La plebe è una cosa brutta assai, Elena. E se uno vuole restare plebe, lui, i suoi figli e i figli dei suoi figli, non si merita niente.”

La figura della scuola viene denigrata e presa a cazzotti da ogni figura in scena, fatta eccezione per la coraggiosa maestra che cerca in tutti i modi di convincere la madre di Lila ad intercedere con il marito. Purtroppo, però, il periodo storico e la marginale importanza della donna nella società, sono elementi che tornano a farsi sentire in maniera opprimente e perentoria, così come la figura di Don Achille che incontrastata domina i palazzi del rione senza che nessuno osi far nulla al riguardo. O almeno così si credeva tra i palazzi e tra le famiglie, ma come è ben risaputo equilibri così effimeri, con un vero e proprio despota autonominato, non possono che trovare conclusione in maniera violenta, fulminea e sotto determinati aspetti anche inaspettata.
Don Achille viene mortalmente colpito al collo dalla lama di un rasoio mentre, vestito di tutto punto, si apprestava a coricarsi. Ecco quindi che il padre di Carmela, l’uomo che fino a poco prima gridava e giurava vendetta proprio all’uomo che lo aveva rovinato economicamente, viene subito arrestato e preso in custodia dai carabinieri in una scena che, considerata la corsa disperata della moglie dietro l’auto, non può che richiamare alla mente quella Roma Città Aperta di Rossellini che venne considerato uno spartiacque della storia del cinema da Otto Preminger.
La puntata, oltre che sul costrutto sociale, continua ad approfondire ed analizzare il forte legame che unisce Elena e Lila, evidenziando come la seconda cercasse, a discapito della prima (più ingenua e pacifica), di farle saltare il test di ammissione: l’espediente del mare si trattava di un articolato piano che avrebbe costretto Elena a litigare con i suoi genitori che, adirati dal suo comportamento poco coscienzioso, le avrebbero impedito di tentare il test di ammissione. Ma la subdola Lila si andrà a scontrare con il forte desiderio del padre di Elena (un semplicemente magnifico Luca Gallone), intenzionato ad allontanare definitivamente la piccola da tutta quella miseria.
La scappatella verso il mare è utile per far assaporare un qualcosa che ad Elena e Lila, rinchiuse tra le strette mura delle palazzine del rione, difficilmente capita di assaporare se non per rari, sporadici, attimi: la libertà.
Viene infatti appuntato: “Quando penso al piacere di essere liberi, penso all’inizio di quella giornata. Non avevo responsabilità. Mi sentivo esposta all’ignoto con gioia. E così mi abbandonai.
Una nuova entità, quella della famiglia Solara, inizia ad ergersi sopra il piccolo rione dove si ammassano ed amalgamano polvere, sporco, povertà e voglia di fuggire.
Il legame che si è instaurato tra Elena e Raffaella, e che viene approfondito dalla serie, viene portato in scena non come una banale amicizia: le due bambine sono una la continuazione dell’altra, come se fossero due gemelle siamesi. Ciò che le collega è il costrutto sociale, l’essere cresciute in famiglie poco abbienti, ma anche il fatto di essere entrambe due bambine estremamente sveglie, perspicaci ed intelligenti. Le loro passioni condivise ed i loro pomeriggi estremi portano il piccolo rione, così come lo spettatore, a non poter immaginare l’una senza l’altra. Ed il tutto si sublima in una determinata frase, proferita proprio dalla voce narratrice, mentre cerca di descrivere la sensazione che provava la giovane Elena privata della compagnia della sua controparte: “Era come se da un lato del mio corpo arrivasse sempre freddo. Mancava qualcosa”. Una sensazione paragonabile a quella della sindrome dell’arto fantasma. Ed anche qui, con questa metafora, la serie tv sfocia nella poesia suggestiva.
Nota a margine: semplicemente impeccabile il riassunto della puntata precedente, costruito solo di silenzi, gesti ed in completa assenza di parole e voci. Una serie semplicemente poetica in ogni più piccolo dettaglio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La serie
  • La storia
  • La musica (Max Ritcher uber alles)
  • Il cast
  • La società
  • La ricostruzione
  • I dialoghi
  • La poetica
  • Nulla

 

Applausi a scena aperta. Non c’è altro da aggiungere.

 

The Dolls 1×01 0.24 milioni – ND rating
The Money 1×02 0.13 milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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