Ratched 1×04 – Angel Of Mercy: Part TwoTEMPO DI LETTURA 3 min

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Nonostante l’ottima partenza, Ratched continua a proporre episodi un po’ confusionari che non lasciano ormai molto margine per sperare che i timori espressi precedentemente fossero infondati.
Si conferma infatti la buona performance del comparto tecnico già evidente negli episodi precedenti. Scenografia, costumi e colonna sonora bucano lo schermo e creano un’atmosfera da thriller che, vista l’ambientazione, ricorda molto i film noir in bianco e nero degli anni ’50. La sequenza notturna dall’arrivo alla clinica all’ingresso nell’ufficio del dottore sembra quasi un omaggio a un certo tipo di vecchia cinematografia, anche se qui i colori sono saturi e sgargianti e anche le scene notturne godono di una luminosità importante, nella clinica in cui accade di tutto senza che nessuno si accorga di nulla.
Si conferma infatti anche il ritmo accelerato della narrazione: sembra che i personaggi si trovino sempre nel posto giusto al momento giusto (o al posto sbagliato nel momento sbagliato, dipende dai punti di vista) per far sì che gli eventi si susseguano repentinamente e soprattutto, che tutti i piani di Mildred vadano a buon fine. L’infermiera Ratched infatti sembra avere le giuste dosi di lucidità, arguzia e fortuna per escogitare un piano che in una sola notte le permette di: fare sesso; vendicarsi di chi si è permesso di dirle che non è in grado di farlo facendolo uccidere; salvare vita e reputazione del dottore, unico intenzionato ad evitare che il suo incestuoso pluriomicida fratello vada alla sedia elettrica; far scappare due pazienti a cui si è inspiegabilmente affezionata; riuscire a celare il tutto agli occhi dell’innamorata in erba. Tutto questo, chiaramente, guadagnandosi l’appellativo di Angelo della Misericordia da parte del giovane e ingenuo infermiere sfigurato. Da non dimenticare anche il fatto che durante il giorno è riuscita senza nessun problema a far evadere dalla cella il sopracitato omicida per una sveltina con un’infermiera ninfomane in pausa pranzo.
Se il problema fosse solo l’irrealismo di tutta una serie di eventi concatenati mostrati nell’episodio, che però fosse funzionale ad approfondire il carattere dei personaggi o a porre delle basi per sviluppi futuri, sarebbe tutto sommato perdonabile. Anche in prodotti come Peaky BlindersBreaking Bad, di indubbia qualità, si possono riscontrare delle “forzature” nella trama a tratti particolarmente favorevole ai suoi protagonisti. Si tratta però di elementi talmente piccoli e sparuti da perdersi facilmente nell’ecosistema complesso, approfondito e ben costruito in cui sono immersi.
Non è il caso di Ratched dove tutto ciò si inserisce in un affresco confuso di personaggi stereotipati e senza un’identità chiara: dall’infermiera Bucket al sicario, passando Miss Briggs. Una menzione speciale va fatta al personaggio interpretato da Cynthia Nixon, una grande occasione sprecata. E’ purtroppo ormai evidente che serva solo a inserire una componente omosessuale ulteriore (le due pazienti in trattamento non bastavano?) in una trama che poteva andare avanti senza e che poteva prevedere per l’attrice di Sex And The City un ruolo molto più complesso e funzionale alla descrizione della genesi della Grande Infermiera. La stessa Ratched, nonostante l’egregio lavoro di Sarah Paulson, fatica a guadagnarsi l’interesse dello spettatore che resta un po’ spiazzato dal suo essere contemporaneamente sadica e empatica, controllata e istintiva, bigotta e moderna. Paradossalmente i personaggi vincenti di questo episodio potrebbero essere Edmund e Dolly, protagonisti di una malsana attrazione che potrebbe dare delle soddisfazioni se sfruttata a dovere.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sarah Paulson
  • Scenografia e musica
  • Dolly e la malsana attrazione per il pericolo
  • Personaggi stereotipati e senza identità
  • Una serie di (s)fortunati e forzati eventi

 

Ratched, al giro di boa della stagione, non sembra aver tenuto fede alla promessa fatta con il pilot e sembra soprattutto un esercizio manieristico su una base di trama confusa che non può essere risollevato solo da buone doti attoriali. Serve anche qualcosa di buono da interpretare e per ora di questo si è visto molto poco.

 

 

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