
La sconclusionatezza della trama di Ratched si ripercuote sull’ennesimo episodio andando a regalare allo spettatore uno scorcio di passato del buon dottore Hanover, facendogli svestire i panni dello scorbutico capo per indossare quelli dell’amorevole padre che si è pentito. Un pentimento troppo tardivo, tuttavia, che gli costerà l’affido della figlia e la possibilità di poterla rivedere in futuro.
Cosa ci azzecca questa opening con la serie? In realtà assolutamente nulla visto e considerato che quanto di importante celava il passato del dottor Hanover era già stato ampiamente presentato: l’incidente con lo psicopatico Henry Osgood; la caccia all’uomo iniziata da Lenore (una Sharon Stone sempre inutile). Si tratta quindi di un orpello narrativo, un approfondimento in più per presentare in maniera migliore il personaggio, di per sé quindi non può essere considerato un elemento negativo. Ma lo diventa nel preciso istante in cui la storia principale appare tutto fuorché limpida e gli sceneggiatori, invece di rendere meno torbida la narrazione, si dilettano nel regalare queste parentesi completamente non necessarie attorno ad un personaggio che a circa metà episodio verrà oltretutto eliminato brutalmente.
Tanto dispendio di tempo, quindi, per cosa?
L’intera puntata, che sembra dimenticare per buona parte del suo minutaggio il buon Edmund Tolleson, mette in mostra la costruzione di un’alleanza a dir poco impronosticabile, ma con una sua peculiare logica. Betsy Bucket, disintegrata a parole durante lo scatto d’ira e stress del dottor Hanover durante il geniale ballo di primavera, ottiene informazioni fondamentali riguardanti Mildred (praticamente il suo intero passato ed il suo ruolo nel indebolimento cerebrale dell’unico testimone oculare del massacro di Edmund). Ma decide di non sfruttarle per indebolirla pubblicamente e successivamente liberarsi della sua figura all’interno della clinica. Al contrario, la ricatta per ottenerne l’appoggio e togliere di mezzo il dottor Hanover, in preda ad una vera e propria vendetta d’amore. Come si diceva, l’alleanza tra Mildred e Betsy è sicuramente un risvolto narrativo difficilmente pronosticabile, soprattutto se si tiene in considerazione l’antipatia instauratasi tra l’una e l’altra fin dal primo singolo sguardo. Nonostante ciò la scelta di congiungere le due narrazioni per accompagnare fuori scena il dottor Hanover e salvaguardare la clinica (anche e soprattutto economicamente dopo il taglio portato avanti dal Governatore nella precedente puntata) appare addirittura fin troppo carica di logica per una serie come Ratched, che fin qui ha ampiamente dimostrato un’incompiutezza narrativa rara.
Per una scelta sensata, infatti, ecco subito che il tiro viene aggiustato.
Mildred, subito dopo la fuga del dottor Hanover, informa la signora Osgood che non avrebbe mai portato a termine la sua vendetta, ma soprattutto la minaccia intimandole di non mettersi mai più in contatto con lei. Passano cinque minuti e, complice la brutale morte del dottor Hanover, Mildred recupera la testa di quest’ultimo per consegnarla alla dolce Lenore Osgood. Difficile comprendere la motivazione per cui si è deciso di inserire entrambe le sequenze visto e considerato che la storia della famiglia Osgood risulta talmente inutile da poter essere gettata nel dimenticatoio con estrema facilità. E forse era meglio così visto e considerato come questa porzione di storia si conclude: Lenore uccisa; Henry non ottiene eredità e viene rinchiuso in una clinica psichiatrica; la scimmia vince.
Superwoman Gwendolyn, dopo essersi ripresa a tempo di record da una pallottola nell’addome, decide bene che è arrivato il momento di affrontare delle sfide più intense e degne di questo nome, scoprendo di avere il cancro al seno. Valutando le tempistiche della serie e il superpotere della donna, il cancro potrebbe essere estirpato già nella prossima puntata, permettendo quindi a lei e Mildred di guadagnarsi il tanto agognato happy ending che sembra presentarsi sempre più chiaro all’orizzonte.
Cosa ci azzecca questa opening con la serie? In realtà assolutamente nulla visto e considerato che quanto di importante celava il passato del dottor Hanover era già stato ampiamente presentato: l’incidente con lo psicopatico Henry Osgood; la caccia all’uomo iniziata da Lenore (una Sharon Stone sempre inutile). Si tratta quindi di un orpello narrativo, un approfondimento in più per presentare in maniera migliore il personaggio, di per sé quindi non può essere considerato un elemento negativo. Ma lo diventa nel preciso istante in cui la storia principale appare tutto fuorché limpida e gli sceneggiatori, invece di rendere meno torbida la narrazione, si dilettano nel regalare queste parentesi completamente non necessarie attorno ad un personaggio che a circa metà episodio verrà oltretutto eliminato brutalmente.
Tanto dispendio di tempo, quindi, per cosa?
L’intera puntata, che sembra dimenticare per buona parte del suo minutaggio il buon Edmund Tolleson, mette in mostra la costruzione di un’alleanza a dir poco impronosticabile, ma con una sua peculiare logica. Betsy Bucket, disintegrata a parole durante lo scatto d’ira e stress del dottor Hanover durante il geniale ballo di primavera, ottiene informazioni fondamentali riguardanti Mildred (praticamente il suo intero passato ed il suo ruolo nel indebolimento cerebrale dell’unico testimone oculare del massacro di Edmund). Ma decide di non sfruttarle per indebolirla pubblicamente e successivamente liberarsi della sua figura all’interno della clinica. Al contrario, la ricatta per ottenerne l’appoggio e togliere di mezzo il dottor Hanover, in preda ad una vera e propria vendetta d’amore. Come si diceva, l’alleanza tra Mildred e Betsy è sicuramente un risvolto narrativo difficilmente pronosticabile, soprattutto se si tiene in considerazione l’antipatia instauratasi tra l’una e l’altra fin dal primo singolo sguardo. Nonostante ciò la scelta di congiungere le due narrazioni per accompagnare fuori scena il dottor Hanover e salvaguardare la clinica (anche e soprattutto economicamente dopo il taglio portato avanti dal Governatore nella precedente puntata) appare addirittura fin troppo carica di logica per una serie come Ratched, che fin qui ha ampiamente dimostrato un’incompiutezza narrativa rara.
Per una scelta sensata, infatti, ecco subito che il tiro viene aggiustato.
Mildred, subito dopo la fuga del dottor Hanover, informa la signora Osgood che non avrebbe mai portato a termine la sua vendetta, ma soprattutto la minaccia intimandole di non mettersi mai più in contatto con lei. Passano cinque minuti e, complice la brutale morte del dottor Hanover, Mildred recupera la testa di quest’ultimo per consegnarla alla dolce Lenore Osgood. Difficile comprendere la motivazione per cui si è deciso di inserire entrambe le sequenze visto e considerato che la storia della famiglia Osgood risulta talmente inutile da poter essere gettata nel dimenticatoio con estrema facilità. E forse era meglio così visto e considerato come questa porzione di storia si conclude: Lenore uccisa; Henry non ottiene eredità e viene rinchiuso in una clinica psichiatrica; la scimmia vince.
Superwoman Gwendolyn, dopo essersi ripresa a tempo di record da una pallottola nell’addome, decide bene che è arrivato il momento di affrontare delle sfide più intense e degne di questo nome, scoprendo di avere il cancro al seno. Valutando le tempistiche della serie e il superpotere della donna, il cancro potrebbe essere estirpato già nella prossima puntata, permettendo quindi a lei e Mildred di guadagnarsi il tanto agognato happy ending che sembra presentarsi sempre più chiaro all’orizzonte.
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Fortuna che manca un solo episodio alla fine di questa sciagura.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.