Vent’anni dopo che la loro famigerata storia d’amore da tabloid ha attanagliato la nazione, una coppia sposata cede alla pressione quando arriva un’attrice intenta a fare ricerche per un film sul loro passato. |
May-December è un termine che arriva dal passato degli Stati Uniti, trovando le proprie radici in una canzone degli anni ’40, che si usa per indicare quelle relazioni in cui una delle due persone è molto più grande (in termini anagrafici) rispetto all’altra.
Una scelta di titolo decisamente accurata da parte di Todd Haynes che a questa tipologia di film, in cui la drammaticità della storia entra in conflitto con la morale, ha già abituato il proprio pubblico (Carol nel 2015, anche se era solo regista all’epoca). Qui viene fatto un ulteriore passo in avanti, traendo ispirazione da un fatto realmente accaduto nel 1996. Nello Stato di Washington, infatti, una professoressa (Mary Kay Letourneau) viene arrestata con l’accusa di violenza su minore e stupro per la relazione che aveva portato avanti con uno dei suoi studenti (Vili Fualaau), all’epoca dodicenne.
May-December prende questa intricata storia d’amore e cerca di analizzarla pezzo per pezzo, sfruttando il personaggio di Natalie Portman, un’attrice che sta cercando di raccogliere informazioni su Gracie (Julianne Moore, che interpreta la rivisitazione della Letourneau) in quanto dovrà portare in scena il suo personaggio in un film.
Il surrealismo di certe scene è tangibile, collegato ad un tentativo di portare lo spettatore ad una risata quasi strozzata considerato il complicato contesto famigliare e sociale che viene presentato. Il risultato complessivo post visione è di una pellicola con un soggetto narrativo sì complicato, ma che sembra riuscire a salvarsi soltanto grazie alle ottime performance attoriali del cast. Per Natalie Portman e Julianne Moore il risultato sembra quasi scontato (anzi, sarebbe stato strano l’opposto). A stupire in positivo è invece Charles Melton (che interpreta Joe, il giovane marito di Gracie), che riesce a restituire un personaggio non facile da decifrare, quasi intimorito dall’esterno o comunque da qualsiasi cosa che esuli da Gracie. Un’interpretazione solida e convincente, per un personaggio che cresce minuto dopo minuto riuscendo a rubare la scena a più riprese nonostante, in linea di massima, rappresenti lo sfondo dietro al rapporto sempre più stretto tra Elizabeth e Gracie.
My love… after you left tonight, I thought about the kind of life we could have if things were different. If I’d been born later, or you long ago. But who knows what we would have been like then. Or where.
What tragedies we’d have to face along the way. What bad luck. This is not what I ever would have wanted. But I’m so… grateful that our paths led us to this road. No matter what the cost.
La pellicola cerca di giocare attorno alla chiave di lettura della crisalide e della farfalla, collegata alla passione per l’entomologia amatoriale di Joe. Come detto, infatti, il personaggio cresce minuto dopo minuto, esattamente come la sua realizzazione attorno agli eventi passati e alla nuova declinazione che decide di dare loro.
In un contesto sociale e famigliare già precario, dove Joe e Gracie vivono ricevendo pacchi di feci a più riprese tramite corriere, l’arrivo di Elizabeth (Natalie Portman) per studiare da vicino la donna per riuscire ad interpretarla al meglio, va a minare le poche fondamenta ancora solide del rapporto. La continua rivisitazione del passato mette sempre più sulla difensiva Gracie, mentre Joe si interroga a sua volta quando l’attrice cerca di comprendere al meglio lo stato d’animo del giovane quando aveva iniziato a frequentarla ormai 24 anni prima. Il film gioca sul filo del rasoio presentando l’illegale come se fosse qualcosa di normale e comprensibile solo da loro (Joe e Gracie) che lo stavano vivendo.
Parallelamente a tutto ciò, c’è la progressiva trasformazione di Elizabeth che entra sempre di più nel personaggio che dovrebbe interpretare: modo di parlare e di gesticolare, modo di vestire e di truccarsi. Esplicativa, da questo punto di vista, la scena del bagno ripresa anche dalla locandina del film: Gracie ed Elizabeth sovrapposte mentre la prima è occupata a truccare la seconda. Haynes gioca spesso con questa tipologia di riprese: un’altra simile che si può ritrovare all’interno del film è quando le due donne sono in negozio per aiutare una delle figlie di Gracie a scegliere il vestito per la consegna del diploma. Elizabeth è accerchiata da due Gracie, una in carne ed ossa, l’altra è il riflesso della prima, ma la costruzione della sequenza lascia tutt’altra idea allo spettatore.
I think about you all the time. And the feeling I get when we look each other in the eyes. Do you feel that too? I know you don’t have much to compare it to, but… let me assure you it is rare. I’ve gone my whole life without it. And now that I’ve found it, I can’t imagine going back and pretending. Sometimes I wish we’d never met or that you didn’t get the job in the pet shop at least, because I know that our lives will be forever changed because of this. No matter how it all turns out. I know that my husband and my children. I know that… this will affect them too. My hope is that we can… keep our secrets long enough until at least we’re in no danger from the law. Maybe by then I’ll have enough time to end things cleanly and to make sure that the children know that I love them. And maybe by then we’ll have figured out what to say.
Accantonati i giochi di specchi e le performance recitative, tuttavia, giunti alla conclusione del film resta ben poco in mano allo spettatore. Certo, c’è il racconto di una storia (tratta dalla realtà) che insinua il dubbio su tematiche molto serie e moralmente importanti, ma il tutto con una velata ironia e surrealismo che intacca anche i numerosi momenti di vero dramma che si respirano all’interno del film.
La complicata gestione famigliare e i personaggi inusuali del racconto meritavano altra fortuna, mentre il tutto sembra trattato con troppa superficialità. Un film che funziona solamente se si volesse trattare la scorza del “problema” collegato alla storia d’amore tra i due protagonisti. Ma considerato l’intento del regista la valutazione finale ne risente e scende ad una sufficienza decisamente piena.
When this first started I didn’t know what to think. I knew that we’d crossed a line and I felt in my heart that we would cross it again. But now I think… I’ve lost track of where the line is. Who even draws these lines? All I know… is that I love you and you love me. And you gave me so much pleasure tonight. I hope I did the same for you. I’ll see you Saturday. Please burn this. You know what could happen to me if anyone ever found it.
Your… Gracie.
Un Save che, nonostante tutto, profuma di nomination a Globe e Oscar: May December potrà anche non convincere totalmente a livello di valore narrativo, ma le singole interpretazioni della Portman, della Moore e di Melton saranno facilmente tenute in considerazione. Difficile, tuttavia, immaginarsi numerose ulteriori nomination complice anche una storia che già di suo potrebbe far storcere il naso ad una grossa fetta di pubblico solo per la tematica trattata. Qui in RecenSerie abbiamo già valutato con Save film che hanno poi alzato la statuetta come miglior film… che sia questo l’ennesimo caso?
I don’t know. It’s hard to feel. People, they like see me as like a victim or something. I mean, we’ve been together for almost twenty-four years now. Like why would we do that if we weren’t happy?
TITOLO ORIGINALE: May December REGIA: Todd Haynes SCENEGGIATURA: Samy Burch, Alex Mechanik INTERPRETI: Natalie Portman, Julianne Moore, Charles Melton, Cory Michael, Elizabeth Yu DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 117′ ORIGINE: USA, 2023 DATA DI USCITA: 17/11/2023 |