Se si prende in considerazione il solo gruppo degli specializzandi originali (per i fan di lunga data ricordati per sempre con l’acronimo M.A.G.I.C.), gli addii ben realizzati da parte dello show della ABC risultano alquanto rari.
E se nell’immaginario collettivo rimarrà per sempre fisso nella mente il traumatico addio di George O’Malley, drammatico ma estremamente ben fatto, l’unico altro personaggio ad aver ottenuto un encomiabile saluto risulta quello di Cristina Yang. Il resto si è dissolto in addii frettolosi e carichi di problematiche interne al set (Izzie), vergognosi escamotage narrativi (Alex) e, più di recente, saluti rapidi e indolore per una storia con ormai ben poco da raccontare (Meredith).
Ma perché questa nostalgica introduzione? Semplicemente per evidenziare che, se anche i migliori e originali personaggi di Grey’s Anatomy non sono riusciti ad ottenere un ragguardevole commiato, cosa ci si poteva aspettare da character secondari e dal limitato peso specifico nella trama?
ADDII E LOVE STORY: UN PROBLEMA DI FONDO
Sembra esserci un problema di fondo nella sala scrittura di Grey’s Anatomy che porta gli autori a non riuscire a raccontare addii organici e che non snaturino i propri personaggi. Il più delle volte, ciò è dovuto alla celerità con cui bisogna accompagnare alla porta il character in questione, spinti dalla volontà fulminea dell’attore di cambiare aria.
Una “giustificazione” che, come sottolineato nella scorsa recensione, questa volta non regge dato il preavviso da parte di Kelly McCreary.
Nelle ultime settimane, i problemi tra Maggie e Winston sono apparsi irragionevoli e, solo la notizia dell’addio della Pierce ha portato lo spettatore a dare un senso a questa storyline. La trama, infatti, ha peccato sin dall’inizio di una sorta di sensatezza, presentando al pubblico due personaggi estremamente out of character.
Quanto emerso in “Cowgirls Don’t Cry” prova adesso a dare un senso più organico all’imminente addio di Maggie (previsto nel doppio appuntamento della prossima settimana), con un trasferimento all’orizzonte che almeno segue un filo logico dal punto di vista della carriera del personaggio. Allo stesso tempo, però, continua a peccare la parta inerente la storyline sentimentale, con il discorso finale di questo episodio che ha voluto almeno mettere a fuoco il punto di vista di Maggie, ma rimane pur sempre una grande arrampicata sugli specchi.
Ma questa situazione tra Maggie e Winston non va ad intaccare solo la gestione degli addii dei personaggi, bensì anche quella che riguarda la costruzione delle love story. Da sempre punto fisso dello show, ultimamente Grey’s Anatomy pecca per la presenza di trame con al centro relazioni sentimentali. Questa di Maggie e Winston, nata in maniera rapida e probabilmente destinata a terminare in maniera altrettanto celere, ne è un esempio ma non è l’unico. Non si possono infatti non prendere in considerazione Link e Jo, ormai in un eterno limbo che porta in un’unica direzione. Direzione a cui però la serie tarda ad arrivare. La domanda è: a che pro?
UNA DEPLOREVOLE REALTÀ
E mentre ci si destreggia tra litigi sconclusionati e amori duri a nascere, gli altri due filoni dello show si dividono tra normale amministrazione e drammatica realtà. Il primo caso è quello che vede al centro della narrazione i nuovi specializzandi che alleggeriscono l’episodio con le loro dinamiche più leggere e che, seppur continuano a ripercorrere strade già viste (tutti sanno come andrà a finire il matrimonio di Simone, no?), nell’economia generale riescono a funzionare decisamente bene.
Il secondo filone narrativo, invece, è quello iniziato in “Training Day” e “Pick Yourself Up” con l’arrivo di Addison e adesso evidentemente trasferitosi addosso alla Bailey, come mostrato negli ultimi attimi di questo episodio. La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti contro l’aborto, infatti, non è l’unica variante di questa deplorevole storia che può contare anche sull’esaltazione di numerosi invasati che continuano a riempire le pagine nere della storia dell’umanità. Una pagina che, come sempre, Grey’s Anatomy non si tira indietro dal raccontare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Tutto pronto per un nuovo addio in casa Grey’s Anatomy. Peccato che, come spesso accade, la costruzione non spicca per originalità e organicità.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.