Quando accadono queste cose è giusto mettere in pausa, prendere un minuto e cercare di capire come tutto questo ben di Dio sia stato dilapidato in così poco tempo. In soli tre episodi per la precisione.
Jupiter’s Legacy si era presentata al pubblico in maniera piuttosto intrigante con “By Dawn’s Early Light” per poi rallentare il ritmo nel presentare altri character in “Paper And Stone” ed in “Painting The Clouds With Sunshine“. Arrivati a metà stagione era quindi lecito aspettarsi un’accelerazione della narrazione per riesumare la trama orizzontale lasciata in sospeso, ovvero scoprire da dove arriva il clone di Blackstar, invece niente.
“You know, if you can’t be a real superhero, the least you can do is pretend for five minutes. It’ll help you earn enough to shove up your nose.“
“All The Devils Are Here” propina 47 minuti di lenta agonia psicologica di padre e figlia che continuano ad affrontare i propri demoni in maniera piuttosto discutibile. Se il fine ultimo dell’episodio è quello di creare un focus specifico su Chloe e Sheldon, andando ad approfondire i loro drammi e provando a creare una certa empatia con lo spettatore, il risultato sfortunatamente è completamente opposto per svariati motivi ma, fondamentalmente, ricapitolabili in uno solo: durante la puntata non accade nulla.
CHLOE SAMPSON
Una delle problematiche principali di Jupiter’s Legacy è quella della recitazione. La bidimensionalità della maggior parte dei personaggi, esaltata da attori incapaci di recitare e di dare profondità ai character, affossa praticamente ogni tipo di dialogo e danneggia l’intero show.
Elena Kampouris, qui nel ruolo di Chloe Sampson, ne è l’esempio per eccellenza: un’attrice giovane, senza particolari doti, messa in un ruolo primario ed incapace di esprimere emozioni rimanendo bloccata in un character insofferente. Purtroppo il personaggio di Chloe non è così facile da apprezzare sulla carta, essendo praticamente una ragazza sulla via dell’autodistruzione per problemi con la figura paterna, quindi farle lanciare una Lamborghini o vederla prendersi quintali di droghe non aiuta sicuramente. Specialmente considerando come non ci sia alcun miglioramento o peggioramento nel suo status quo ma solo tanto minutaggio sperperato senza lungimiranza.
È quindi particolarmente difficile capire quale sia la ragione di cotanto screentime che non porta alcun cambiamento a livello di trama e non migliora in alcun modo l’empatizzazione con il personaggio.
SHELDON SAMPSON
“Tale padre, tale figlia”, direbbero alcuni. Oppure “la mela non cade lontana dall’albero”. Qualcosa di non particolarmente vero nel caso di Sheldon e Chloe, nonostante Steven S. DeKnight Sang Kyu Kim stia disperatamente tentando di enfatizzare le somiglianze tra i due attraverso percorsi di crescita differenti, causati da traumi completamente diversi e a distanza di 90 anni l’uno dall’altro.
A differenza dell’autodistruzione portata in scena nel presente da Chloe, la (presumibile) storia delle origini di The Utopian ha le sue fondamenta in visioni/allucinazioni non spiegabili razionalmente. Come tutte le “origin story” che si rispettino, il protagonista deve affrontare un processo di sviluppo prima di arrivare a guadagnare i superpoteri, un processo che però in questo caso si sta rivelando alquanto lungo e tedioso.
Esattamente come nel presente con il minutaggio dedicato alla figlia, nel passato l’immobilismo regna sovrano nonostante il ritrovamento di questo famigerato mulino. Non c’è alcun tipo di progresso o nemmeno un peggioramento, semplicemente si assiste a Sheldon che incontra persone, viene pestato da alcuni passanti e alla fine riceve la visita di Walter. Ennesima riprova di una gestione del minutaggio e delle storyline estremamente discutibile, chiaramente poco lungimirante (basterebbe almeno contrapporre i protagonisti nel presente e nel passato per creare un po’ di interesse) e molto confusa:
- Cosa si vuole raccontare?
- Qual è la trama della serie?
- Perché si sta sprecando così tanto tempo?
Tutte domande molto lecite a cui, a questo punto, si attende una risposta per proseguire la visione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si può comprendere se si è arrivati alla fine dell’episodio e si è deciso di non proseguire la visione della serie. In così poco tempo, Jupiter’s Legacy è riuscito a dilapidare tutto l’hype che era stato generato nel pilot e che, palesemente, a questo punto sembra di non essere in grado di gestire. Inutile dire che, molto probabilmente, la gestazione interna dello show, con l’addio in corsa di Steven S. DeKnight, ha pesato tantissimo sul confuso risultato finale.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.