Quasi 4 anni fa, per la precisione il 7 Agosto 2017, Netflix annunciava l’acquisto del Millarworld, l’azienda di fumetti fondata da Mark Millar. Un annuncio che chiaramente faceva da preludio a diverse trasposizioni seriali e cinematografiche dell’immaginario del fumettista scozzese, trasposizioni che cominciano a concretizzarsi esattamente qui ed ora con la 1° stagione di Jupiter’s Legacy. 8 episodi che fanno da preludio ad una moltitudine di progetti che, si può serenamente scommettere, diventeranno piuttosto famosi a breve.
Per essere un po’ più precisi, il progetto relativo alla trasposizione di Jupiter’s Legacy parte addirittura nel lontanissimo 2015, quindi prima dell’acquisto del Millarworld da parte di Netflix, e vedeva Millar affidare la produzione a Lorenzo Di Bonaventura, produttore cinematografico famoso per aver prodotto la saga di Transformers e G.I. Joe. Anche se sono passati un po’ di anni e Netflix si è inserita nel mezzo, Di Bonaventura è rimasto nel ruolo di produttore esecutivo e a lui si è aggiunto il ben noto Steven S. DeKnight sia nelle vesti di produttore che in quelle di showrunner. Almeno fino al Novembre 2019, quindi circa 1 anno e mezzo dopo l’inizio della produzione, quando ha abbandonato la serie per divergenze creative venendo sostituito da Sang Kyu Kim, praticamente nel bel mezzo delle riprese della stagione.
La presenza di DeKnight ha sicuramente un effetto calmante sulle ansie da trasposizione dell’ennesima storia del Millarworld ed il motivo è dovuto al suo curriculum che, come ultimo lavoro televisivo, recita: showrunner della 1° stagione di Daredevil. L’esperienza pregressa sull’avvocato cieco di Hell’s Kitchen si vede fin da questo pilot che porta la sua firma e che si presenta al grande pubblico in maniera molto interessante. Rimane però da capire se l’abbandono a riprese in corso abbia avuto un impatto nel risultato finale.
The Utopian: “The bad guys are people too. So what do we do? We stop them, and we lock them up, but we do not let our anger get the best of us. Service, compassion, mercy, those are the words we live by. That is our Code, and it’s the most important thing in the world. Do you understand?“
ORIGINI DELLE ORIGINI
Problematiche e divergenze creative a parte, la series premiere di Jupiter’s Legacy presenta in tutto il suo splendore il foltissimo cast della serie che vede come protagonisti: Josh Duhamel (Sheldon/The Utopian), Ben Daniels (Walter/Brainwave, fratello di Sheldon), Leslie Bibb (Grace/Lady Liberty, moglie di Sheldon), Elena Kampouris (Chloe, figlia di Sheldon), Andrew Horton (Brandon/The Paragon, figlio di Sheldon).
L’impostazione di “By Dawn’s Early Light” enfatizza fin da subito una narrazione non propriamente lineare, anche vista l’età dei protagonisti: i vari salti temporali sono infatti necessari per caratterizzare Sheldon e Walter Sampson con un flashback nel 1929, ovvero prima che acquisissero i superpoteri; allo stesso modo la scena iniziale, ambientata nell’infanzia di Brandon e Chloe, è utilissima per dare un’idea istantanea della filosofia di vita del protagonista, del suo codice morale (“the Code“) e della difficoltà del crescere come suoi figli. Ed è esattamente quest’ultimo punto il vero elemento da cui Mark Millar fa partire la sua opera: come sarebbe crescere come figli dei supereroi più forti del mondo?
Brainwave: “The days of making a difference by stopping supervillains are over, Sheldon, now just memorabilia, nostalgia. The real evil today is less black and white. Not bootleggers or gangsters. It’s corrupt corporations, politicians, the quiet guy at work no one talked to who just bought an automatic rifle.”
The Utopian: “So you’re saying the Code doesn’t apply anymore. Is that it?”
Brainwave: “No, I’m not saying that. I’m just saying isn’t all this starting to feel a little repetitive? And do you really think just putting away bank robbers is gonna make the world a safer, better place?“
L’universo in cui vivono ed operano i supereroi ed i supercriminali di Jupiter’s Legacy è un mondo simile al nostro (infatti sono svariate le citazioni alle guerre in Vietnam, Korea, Afghanistan e anche contro i nazisti) ma ormai abituato a questo genere di incursioni tanto che praticamente nessun supereroe indossa una maschera. Nello specifico, Jupiter’s Legacy pone in diretta contrapposizione due generazioni di supereroi, genitori e figli, che lavorano insieme ma, allo stesso tempo, sembrano non essere mai all’altezza delle aspettative (specialmente di Sheldon). Il tutto senza considerare il peso del paragone (e l’alias di Brandon, The Paragon, in tal senso non è un caso) diretto tra la 1° e la 2° generazione sia nei confronti dei genitori che nei confronti del mondo.
Il protagonista, interpretato da un ottimo Duhamel, vive seguendo The Code e ha una chiara idea delle limitazioni che un supereroe deve porsi, specialmente in campo politico, limitazioni che ovviamente fanno parte di quella filosofia di pensiero tanto cara alla Golden e Silver Age dei fumetti e che Mark Millar mette sempre in discussione e di cui si può stilare un breve elenco:
- un supereroe può uccidere un supercriminale?
- i danni provocati da uno scontro devono essere ripagati dal supereroe?
- fino a dove si può estendere la responsabilità civile e giuridica di un uomo con i superpoteri?
- chi controlla l’operato dei supereroi?
- ha senso che un supereroe si astenga dalle decisioni politiche che, alla fine, lo coinvolgeranno in ogni modo?
I tempi cambiano, “the real evil today is less black and white” e così è anche normale mettere in discussione se i metodi e le filosofie di una generazione (o due) fa possano essere serenamente applicate anche nel 2020.
Tanti elementi, tante domande, tanta carne al fuoco che è difficile da cucinare simultaneamente. Bisogna dare adito a Steven S. DeKnight per aver creato (prima dell’abbandono) un ottimo pilot che funge da catalizzatore per la trama orizzontale, concedendosi a più riprese delle discussioni filosofiche che sono il perno della storia di Millar. La sensazione che il tutto sia leggermente superficiale c’è, ma è anche dato dalla difficoltà di condensare tutti questi elementi in soli 47 minuti e ritagliarne addirittura 10 per uno scontro letale tra Blackstar e tutti i supereroi di Jupiter’s Legacy che ricorda molto Thanos contro gli Avengers. Ci sarà sicuramente tempo per esplorare il resto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Adattare Jupiter’s Legacy al piccolo schermo non è una missione semplice, sia per le tematiche, sia per la sensazione di “già visto” da cui la serie deve prendere le distanze fin da subito. La partenza è sicuramente incoraggiante, rimane da vedere come sarà portata avanti nei prossimi sette episodi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.