Dopo la bomba sganciata nel finale dello scorso episodio che svelava Clemson Murn come un “butterfly”, le aspettative riguardo la seconda parte della stagione si erano ulteriormente alzate. Seconda parte che è iniziata proprio con questo episodio e che, doverosamente, sta stringendo il cerchio intorno ad una missione che, a meno di Deus Ex Machina clamorosi, non vedrà una risoluzione in tempi brevissimi.
Come dice Peacemaker, “it’s just the five of us against an alien invasion” e, giudicando da quanto visto del display di Dye-Beard, c’è un qualche milione di corpi attualmente posseduti da queste “farfalle” lì fuori. Una situazione che è praticamente impossibile da risolvere ma che è esattamente tutto ciò che si richiede alla serie creata da James Gunn: l’improbabilità della riuscita di una missione con il team più scanzonato e meno responsabile che si possa avere. E tante battute a sfondo sessuale.
Peacemaker: “What about Ariana Grande, or Drake? Brad Pitt, or Payne Stewart, or Doug the Pug? Khloe Kardashian, the Red Tiger from Voltron, Fran Tarkenton, Joe Montana, Joe Mantegna, Eddie Murphy, Michael Jordan, Michael B. Jordan, BTS? Eugene Levy? John Lovitz?
Danny DeVito, Will Ferrell, Howard Stern, Baba Booey, Robin Ophelia Quivers, Alice Cooper, Ozzy Osbourne, Sharon Osbourne, Amy Winehouse, Optimus Prime, Shipwreck, Cobra Commander, the fucking cunts from Riverdale!“
GORILLA, LIQUIDO GIALLASTRO E MOTOSEGHE
Che lo si ami o lo si odi, la passione di James Gunn nello scrivere le derive psichedeliche di certi character è indiscutibile. L’esempio qui sopra è perfetto per enfatizzare sia i tempi di un’ironia che, oggettivamente, potrebbe non piacere a tutti, sia l’utilità di certe discussioni che sono fini a sè stesse ma sono anche uno dei motivi principali della riuscita di Peacemaker. Sia come serie che come personaggio.
Tutto il briefing iniziale, deragliato in una schermaglia tra John “Dye-Beard” Economos e Peacemaker, è puro piacere per le orecchie ed è una di quelle scene che rimarranno impresse al termine della stagione. Così come lo è lo scontro tra il team ed il gorilla all’interno della stanza del computer, specialmente con l’utilizzo della motosega a chiudere il tutto.
Con quanto rivelato nella fabbrica che produce cibo per le “butterfly”, questo quinto appuntamento stagionale segna un corposo passo in avanti che è accompagnato anche dal cliffhanger finale che, verosimilmente, potrebbe confermare una teoria che già circola da un po’ e che si ricollega a quanto affermato brevemente da Judomaster: non tutte le “butterfly” potrebbero essere malvagie. E probabilmente Murn fa parte di questo gruppo, almeno fino ad una smentita di Gunn.
L’ANNOSO PROBLEMA DELLE TRAME SECONDARIE
Nell’economia della serie è chiaro che non ci si possa aspettare solo scene d’azione e battute a ripetizione, serve anche creare delle situazioni e degli spazi per approfondire i vari character principali e farli respirare. Cosa che, per esempio, non era possibile in The Suicide Squad.
Sfortunatamente, per quanto Gunn sia bravo nel creare quella confusione necessaria per divertire ed intrattenere (tra l’altro sfornando sempre situazioni nuove ed al limite dell’inverosimile), il rovescio della medaglia è quello che si riscontra nell’ormai consueta routine che viene riservata al finale di ogni giornata lavorativa. Ogni personaggio rimane in solitaria, rimugina, beve, ascolta musica e, semplicemente, aspetta una nuova alba con una certa amarezza che lo abbraccia. Da un lato è palese come ciascuno senta il bisogno di uno scopo più grande per non pensare alla propria vita (e questa è la parte ben riuscita), dall’altro ripetere per ormai cinque episodi la stessa situazione comincia ad essere pedante.
A confermare quanto le scene d’azione siano l’habitat naturale della scrittura di James Gunn, arriva anche la lentissima evoluzione della trama secondaria relativa a The White Dragon e alle indagini della polizia. Non è ancora chiaro quale sia lo scopo qui, se cercare di creare un confronto/scontro tra padre e figlio con i poliziotti a fare da MacGuffin o se è semplicemente per una questione di minutaggio. Rimane solo certa la sensazione che il tutto manchi di mordente, specialmente di fronte ad un’invasione aliena praticamente impossibile da fermare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Chapter 05: Monkey Dory” fa il suo sporco dovere ed intrattiene sotto ogni punto di vista. John Cena e Freddie Stroma continuano a non essere minimamente ridondanti, il tutto mentre la trama prende una svolta tanto interessante quanto necessaria. Sfortunatamente ci sono sempre dei momenti che smorzano un po’ l’entusiasmo e che coincidono praticamente sempre con i personaggi secondari.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.