Kleo è la nuova serie thriller targata Netflix, il cui titolo presenta da subito al pubblico la protagonista di questa produzione tutta tedesca ideata da HaRiBo (Hanno Hackfort, Richard Kropf, Bob Konrad) e guidata da Jella Haase, Dimitrij Schaad e Julius Feldmeier nei panni dei personaggi principali.
La prima stagione si compone di “soli” 8 episodi, tuttavia densi sia dal punto di vista narrativo che da quello della durata. Ogni puntata, infatti, accompagna lo spettatore di turno per quasi un’ora intera senza mai, tuttavia, risultare troppo lunga. Di fatti la trama piena di azione con un tocco di tragicomicità riesce a non essere tacciata di pesantezza.
Non potrebbe essere stato scritto diversamente, d’altronde, l’ennesimo show televisivo che si propone di mettere in scena la realtà berlinese dell’immediata pre e post caduta del muro. Non a caso, non si tratta di una semplice e ulteriore analisi storica, l’evento di per sé si offre essenzialmente come sfondo ideale sul quale sviluppare la microstoria di Kleo, coraggiosa spia della DDR (Deutsche Demokratische Republik).
UNA CAPITALE A METÀ
Cresciuta con il nonno paterno Otto (Jürgen Heinrich), Kleo Jennifer Straub (Jella Haase) è una giovane e abile “dipendente” al servizio della Stasi, il maggiore organo di sicurezza e spionaggio di Berlino Est, dove la realtà quotidiana è ai poli opposti rispetto a quella vissuta dagli abitanti della parte ovest della capitale tedesca.
“Big Eden” è il club nel quale Kleo si mostra, a pochi minuti d’inizio del pilot, già all’azione durante una missione che prevede l’omicidio di un imprenditore nemico della DDR. Qui, però, inconsapevolmente incontrerà il suo futuro e reale antagonista: il poliziotto Sven Petzold (Dimitrij Schaad), determinato a scoprire di più sulla misteriosa donna. Impiegato nella parte ovest della città per il Dipartimento Antifrode, non sarà però preso sul serio dai suoi colleghi e superiori, lasciando credere che il pericolo per Kleo sia scampato, almeno per ora…
SEEK AND DESTROY
“I venti del cambiamento, che da tempo soffiavano in Europa, non hanno potuto evitare la Germania. Berlino vivrà e il muro cadrà.”
Se l’imperativo della Germania democratica del secondo dopoguerra era concentrato nella cieca obbedienza degli ordini per il cosiddetto bene comune, con l’amnistia totale annunciata dal Partito Comunista l’unico imperativo di Kleo diventa la vendetta.
È il 1990: l’ex spia viene rilasciata insieme agli altri prigionieri politici e ha ora come unico obiettivo quello di riprendere in mano la propria vita, ma non prima di aver scoperto chi è stato dietro al tradimento che ha precedentemente contribuito – sulla base di menzogne – a vederla condannata all’ergastolo per alto tradimento. Privata da un momento all’altro del suo amore con Andi (Vladimir Burlakov) e del frutto di esso, per farsi giustizia e sopperire alle perdite causatole si ritroverà a dover prendere decisioni drastiche nei confronti di persone insospettabili.
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Dinamica, irriverente, espressiva all’inverosimile: Jella Haase risulta non solo la scelta più azzeccata per interpretare un main character tanto sfaccettato come Kloe, ma si rivela anche una bella scoperta per l’audience straniera (in primis quella italiana) che – con molta probabilità – non aveva ancora avuto modo di conoscerla. Non stupisce, dunque, che nel 2012 abbia vinto il premio come miglior giovane attrice ai Bavarian Film Award.
Insieme alle riprese altrettanto dinamiche che danno la possibilità di cogliere effettivamente il contrasto tra “le due Berlino”, alla fine della prima puntata, Kloe sembra essere un prodotto valido che promette bene per i restanti 7 episodi, ragione per cui non vi sono motivi apparenti per non aggiudicarsi il massimo dei recenvoti.
P.S. Se ne consiglia la visione in lingua originale (con i sottotitoli in italiano, chiaramente, per chi non masticasse il tedesco) poiché rende sia nettamente superiore l’interpretazione dell’intero cast che inevitabilmente più realistico il contesto della storyline.
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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.