In “Many Miles From Snowpiercer” le carte in tavola sembravano aver subito un cambiamento, in positivo. Già dalla prima stagione, infatti, il personaggio di Melanie grazie alla presenza scenica carismatica di Jennifer Connelly è uno dei pochi aspetti positivi della serie. Spostarsi in un luogo che non sia uno dei molteplici vagoni e dedicare interamente la puntata a lei ha dato i suoi frutti.
Storia diversa quando si torna sullo Snowpiercer, dove l’assenza di Melanie pesa sulle spalle dei restanti personaggi che appaiono più bidimensionali che mai.
“I thought I’d be used to death by now. What’s eight lives against the seven billion we lost in the Freeze? But it’s different this way. This isn’t the cold. This is us. People. Wasting each other to violence.“
TUTTO QUELLO CHE NON FUNZIONA
Il primo passo falso Snowpiercer lo ha commesso agli inizi della prima stagione. Spiazzando parecchi spettatori, soprattutto chi era migrato su Netflix dopo aver visto il film di Bong Joon-ho: gli sceneggiatori avevano deciso di scegliere di inserire una sottotrama noir per permettere a Layton di uscire dal Fondo, scoprire gli altri vagoni del treno e, magari, un punto debole che permettesse l’insurrezione. A posteriori, la decisione poteva funzionare se si fosse limitata solo ad un escamotage narrativo iniziale. A tre episodi dal finale di una stagione che non si sa dove voglia andare a parare, si torna nuovamente ad indagare.
A ricoprire il ruolo di detective, questa volta, è Bess che in tre passaggi scopre sia chi sia la reale colpevole degli otto omicidi e chi sia la spia. Nessun plot twist all’orizzonte per colpa sia del cliché abusato del profeta di turno, colui che sembrerebbe essere al di sopra di qualsiasi sospetto, sia perché tutta la storia non ha nessun mordente, nessun momento di suspense che aiuterebbe a creare la tensione necessaria.
Filo conduttore delle diverse sottotrame (Bess e l’indagine, la redenzione di Ruth e la relazione tossica tra Wilford e Audrey) è la brutale violenza che da sempre ha accompagnato la vita dei passeggeri.
Alcuni picchi interessanti si sgonfiano ben presto a causa di una scrittura non convincente: Ruth, repentinamente, si rende conto delle azioni mostruose che ha commesso. Tra cui amputare degli arti a chi non segue le regole o si ribella. La fede della responsabile all’ospitalità votata a Wilford con ardore e dedizione, inizia a cedere brutalmente quando viene messa di fronte ai fatti, ad una bambina che ha perso la madre proprio a causa di Ruth e della sua fede cieca. Un argomento di spessore e con delle potenzialità discrete che viene chiusa velocemente senza dedicare nessuno spessore psicologico al personaggio.
Sorte simile spetta alla coppia Wilford-Audrey e al ripescaggio di Kevin, il cui presunto suicidio (una delle scene che avevano più convinto) era una beffa. E quando una serie inizia a ripescare personaggi morti, allora si sta arrivando alla frutta.
TUTTO QUELLO CHE NON HA MAI FUNZIONATO
L’incipit di Snowpiercer ha dell’indubbio interesse, già trattato in molteplici film, libri, serie tv, etc. Ma scegliere di ambientare una serie su un treno (una sola location, con qualche guizzo dato dalle differenti classi rese immediatamente riconoscibili attraverso vari stili) ha delle insidie che, in questa serie, sono lasciate scoperte alla luce del sole.
Gli errori che hanno guastato la buona riuscita della serie sono principalmente due. Il primo è che è palese che gli autori non abbiano le idee chiare sullo svolgimento della trama. La ripetitività degli episodi è spesso sinonimo di una scrittura tappabuchi, una sceneggiatura che serve a portare a casa un altro episodio, ma senza avere un obiettivo finale ben delineato. Il secondo è il non aver dedicato abbastanza tempo e spazio alla creazione e allo sviluppo psicologico dei diversi personaggi.
Anche Layton, il presunto protagonista, non ha il carisma necessario ad un leader o delle sfaccettature complesse utili per attirare l’attenzione dello spettatore e spingerlo a continuare la serie.
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Dopo la visione di “Our Answer For Everything” l’unica curiosità rimasta è il perché Snowpiercer abbia ottenuto l’ennesimo rinnovo.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.