Suburræterna è un progetto osservato, nella sua crescita, con estrema cautela quanto meno da noi di RecenSerie. La notizia di uno spin-off e i successivi dati riguardanti la storia, il cast ed altro ancora hanno creato sì interesse, ma zavorrato dalla deprecabile terza stagione della serie madre.
Forse proprio per queste aspettative decisamente basse la visione di “Gabbie” ha convinto e dato l’impressione di essere il primo capitolo di una storia nuova che da Suburra cattura personaggi e contesto ma è intenzionata ad approfondire altri aspetti narrativi.
Elementi che Suburra ha, con il prosieguo delle stagioni, perso per strada: Chiesa e politica. E “Anabasi” continua proprio con l’approfondimento di questi elementi (Ercole Bonatesta e cardinal Tronto).
Ma l’episodio rappresenta anche una ripartenza da zero per la famiglia degli Anacleti, costretta a tornare alle proprie origini (il campo di roulotte), scacciate dalle case occupate abusivamente che nelle precedenti stagioni lo spettatore aveva imparato a conoscere.
TRONO VACANTE
“Anabasi” in quanto titolo rappresenta la sintesi perfetta dell’episodio: Anabasi è un’opera di Senofonte che narra della spedizione (fallimentare) di Ciro il Giovane per impossessarsi del trono di Persia. In Suburræterna, il trono oggetto della contesa è chiaramente quello di Roma. Un trono ostico e sul quale risulta complicato riuscire a sedersi con assoluta legittimità e sicurezza.
Anche la famiglia Anacleti, tuttavia, si trova priva di un capo che possa guidarli. Ma Alberto (rifiuta di essere chiamato Spadino) non sembra volerne sapere e ribadisce più volte di essere tornato a Roma solamente per seppellire la madre. Dopo le sequenze di Berlino, infatti, Spadino parte per Roma con la sola intenzione di presenziare al funerale per poi ripartire. Alberto non sente più sua la famiglia degli Anacleti, ostracizzato quando chiedeva supporto per poter cambiare le cose, ora che gli viene chiesto aiuto sottolinea il suo disinteresse per qualsiasi tipo di trattativa economico-politica (lo stadio) e verso le persone che per lui erano care (Angelica).
D’altra parte il legame con Roma, per Spadino, si è definitivamente rotto in “Risvegli”: la morte di Aureliano è stato l’avvenimento che più di tutti ha segnato il giovane ragazzo della famiglia degli Anacleti che, progressivamente, si è fatto uomo.
UNO SPIN-OFF… BELLO? IMPOSSIBILE!
“Roma non cambia mai” diceva il buon Samurai. Ed è vero: le dinamiche in cui è calata la città in Suburræterna sono le medesime della serie madre, ma i volti dei protagonisti sono leggermente cambiati.
Cinaglia, sopravvissuto fortunosamente allo scontro a fuoco della precedente puntata, ricopre sempre più il ruolo di Samurai: collante tra Chiesa, politica e criminalità. Non ha però la verve, né la nomea, per incutere quel timore reverenziale che il suo predecessore aveva. È tenuto sì in considerazione, ma si tratta di una leadership non totalmente salda. Motivo per cui Nascari si ritrova in “pericolo” in Vaticano (“attaccato” da Tronto) e Cinaglia stesso si ritrova a dover prestare attenzione al giovane Ercole Bonatesta, deciso a soffiargli l’affare dello stadio con le buone o le cattive maniere.
“Anabasi” è un solido secondo episodio che ha dei tratti narrativi rivedibili e migliorabili (l’inserimento della sottotrama legata ai figli di Cinaglia lascia un po’ il tempo che trova), tuttavia la storia in sé convince e desta interesse nella visione. Avere meno attenzione a quelli che sono i legami strettamente umani dei personaggi, preferendo invece approfondire quelli “lavorativi” con particolare focus sulla politica e le intromissioni ecclesiastiche, rende Suburræterna uno spin-off con degli ottimi presupposti ed una partenza intrigante.
Alzi la mano chi non se lo aspettava, perché noi di RecenSerie siamo tra quelli.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Un secondo episodio che convince. Niente niente state a vedere che Suburræterna smentisce la famosa regola “lo spin-off è sempre peggio della serie madre”.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.