La recensione di un finale di stagione comporta necessariamente un’analisi non solo dell’episodio in questione, ma anche di quelli che lo hanno preceduto. In un certo senso, l’articolo dedicato a un finale può essere considerato la versione televisiva delle pagelle scolastiche di fine anno. Si riassumono i temi principali, si ponderano i punti di forza e di debolezza nel corso del ciclo di puntate, e infine si esprime una valutazione complessiva. Questo esercizio risulta essere ancora più rilevante nel caso di un prodotto come Suburræterna. In principio, l’idea di riportare sul piccolo schermo le vicende politico-criminali della capitale sembrava una scelta poco felice. L’ultima stagione dello show originale, infatti, aveva mostrato un prodotto stanco, oramai ostaggio del fan-service e con poche cose da dire. Con somma sorpresa, invece, questo sequel ha smentito questi giudizi, dimostrando che gli abitanti della suburra siano ancora in grado di raccontare storie di grande interesse per lo spettatore. Per di più, questo finale ha confermato la natura prettamente introduttiva della prima stagione. Evidentemente, l’intenzione è quella di preparare il terreno per un’eventuale seconda stagione, attualmente non ancora confermata. Un rinnovo che, visto quanto di buono mostrato, sarebbe assolutamente meritato.
UN GRANDE PREQUEL
Come precedentemente anticipato, la terza stagione di Suburra aveva rappresentato la conclusione in tono minore di una grande storia che era stata narrata in un film molto apprezzato e in due stagioni televisive che avevano ottenuto giudizi positivi da parte del pubblico e della critica.
Il vero motivo dei problemi della terza stagione era rappresentato dalla presenza di alcuni personaggi che erano entrati all’interno di un vortice che li aveva resi ben poco utili alla narrazione. Le vicende raccontate dallo show, invece, sono intrinsecamente interessanti, in quanto parlano di corruzione, potere, classi sociali, criminalità, fede.
Un insieme di elementi che è naturalmente vincente, e che aveva soltanto bisogno di nuovi interpreti che potessero raccontare una nuova versione di una storia che è antica come i primi insediamenti umani.
Per di più, come emerso con chiarezza negli ultimi episodi, Suburræterna non è stato concepito come una miniserie che chiudesse definitivamente alcune storyline, bensì come il prologo di un nuovo arco narrativo.
I VINCITORI: MONISGNOR ARMANDO TRONTO
Nel corso della recensione del sesto episodio è stato sottolineato come l’intera vicenda fosse suddivisa in fazioni. Da un lato c’erano Ercole Bonatesta, Armando Tronto e la famiglia Luciani, che rappresentano le new entries della stagione. Dall’altro lato, invece, c’erano i personaggi storici dell’universo narrativo, ossia Alberto Anacleti e Amedeo Cinaglia.
Al termine di questa prima stagione, la fazione vincente è sicuramente quella dei nuovi personaggi, ad esclusione della famiglia Luciani.
Il primo vincitore è sicuramente il Monsignor Armando Tronto. Storicamente, le vicende vaticane di Suburra sono state dominate dal Cardinal Nascari. L’introduzione di una figura antagonista, più forte e interessante dal punto di vista narrativo, è stata senz’altro azzeccata.
Tronto si comporta esattamente come Nascari, alleandosi con figure criminali e gestendo fondi di dubbia provenienza. Tuttavia, mentre Nascari compie tutto ciò in nome del mantenimento del potere, Tronto sostiene di avere ancora una visione ideologica, ossia l’elezione di un nuovo Papa.
Nel corso della prossima stagione, sarà dunque interessante vedere se i suoi desideri siano effettivamente non egoistici, e se essi possano portarlo in conflitto con i suoi alleati. Persone che, con ogni probabilità, hanno ben poco interesse nell’elezione del vescovo di Roma.
I VINCITORI: ERCOLE BONATESTA
Il secondo vincitore di questa stagione è Ercole Bonatesta. Così come la politica vaticana era stata da sempre dominata da Nascari, allo stesso modo il Campidoglio era il feudo di Amedeo Cinaglia. Anche in questo caso, dunque, la scelta degli autori è stata quella di interrompere questa situazione di monopolio e introdurre un nuovo antagonista.
Sotto il look alquanto peculiare e l’aria da ragioniere, Bonatesta si è rivelato un politico abile e un criminale spietato. Da un certo punto di vista, il suo tratto distintivo è quello che caratterizzava Cinaglia nelle scorse stagioni, ossia la pugnalata alle spalle degli alleati.
Nel corso degli 8 episodi, infatti, Ercole ha cambiato diverse volte i propri piani e alleanze. Questa flessibilità lo rende imprevedibile e conferma la sua grande capacità di adeguarsi costantemente alle mutevoli condizioni della realtà che lo circonda.
Per di più, le sue azioni non sono motivate solo dall’interesse puramente personale, ma anche dalla voglia di riscattare il nome della famiglia Bonatesta. Un nome che era stato infangato non dalla morte di suo padre, bensì dalla codardia di suo nonno.
Ercole Bonatesta non può accettare che lui o la sua famiglia siano costretti a scendere a compromessi, ad accontentarsi. I Bonatesta devono essere in cima alla catena alimentare. La sua voglia di vendetta lo ha reso identico agli Anacleti che sterminarono il suo clan. Questa spietatezza si è sublimata nel corso del finale, quando organizza un agguato per uccidere i Luciani. Neanche 24 ore prima, la sua vita era stata salvata proprio da un membro di quella famiglia.
GLI SCONFITTI: AMEDEO CINAGLIA
La presenza di vincitori comporta conseguentemente l’esistenza degli sconfitti. In questo caso, non soffermandoci su figure secondarie come i Luciani e Nascari, il focus non può che ricadere su Cinaglia e Spadino.
Amedeo Cinaglia non esisteva nel film che diede il via all’universo narrativo. Il suo personaggio è stato infatti introdotto nella prima stagione dello show originale. A quei tempi, Cinaglia rappresentava la risposta della società civile alla crisi del sistema politico che stava portando l’Italia nel baratro.
Nel corso degli anni, il consigliere comunale ha ben presto svestito i panni del cittadino che voleva riportare l’onestà nell’agone politico, preferendo invece quelli della figura di collegamento tra Campidoglio, Vaticano e mondo criminale. In seguito alla morte di Samurai, Cinaglia ne ha ereditato poteri, alleanze e nemici.
Questa stagione ha mostrato la conclusione della discesa agli inferi dal punto di vista umano, e l’inizio dei grandi problemi dal punto di vista criminale. In Campidoglio, Cinaglia è stato scalzato da Bonatesta, la sua versione più giovane e ancora più spietata, in quanto motivata da rivalse dinastiche.
Personalmente, invece, Cinaglia è un uomo sempre più solo. Nessuno crede più alle sue menzogne, neanche i suoi figli. Anche loro, pur essendo bambini, sanno che il padre è un criminale ed è responsabile della morte della madre.
Nel complesso, Cinaglia è uno dei personaggi più intriganti, grazie anche all’ottima interpretazione di Filippo Nigro. Al tempo stesso, però, sembra il più vicino a percorrere la strada di Aureliano, ossia di un’inevitabile e drammatica sconfitta definitiva.
GLI SCONFITTI: ALBERTO ANACLETI
Questa stagione ha visto inoltre una duplice sconfitta per il leader del clan Anacleti. La prima sconfitta, infatti, ha riguardato Alberto Anacleti, mentre la seconda sconfitta è stata di Spadino.
Nel corso dei 3 anni in Germania, Spadino era finalmente riuscito a diventare Alberto, a completarsi come persona e a non conformarsi più ai voleri della sua famiglia. La sconfitta per Alberto, dunque, è stata quella di aver fatto un deciso passo indietro rispetto a questo percorso di crescita.
Il richiamo del clan Anacleti è stato evidentemente troppo forte. Inoltre, le dinamiche criminali di Roma e dintorni assorbono le persone coinvolte e le fanno entrare in un vortice da cui non c’è uscita. Alberto era riuscito a smarcarsi da quella vita, ma la ricaduta sembra essere definitiva. Alberto è tornato a essere Spadino.
Al tempo stesso, tuttavia, anche Spadino non ha affatto vinto nel corso degli 8 episodi. Come sottolineato ironicamente da Cinaglia nel corso del quinto episodio, i 3 anni in Germania avevano arrugginito le sue capacità criminali.
Al di là dell’ironia in un momento di leggerezza, Spadino ha confermato di non essere un criminale in grado di guidare una famiglia al dominio della città di Roma. Nel corso del finale, l’ingenuità con cui si fida di una persona che a malapena conosce e crede a un complotto di Cinaglia è alquanto clamorosa. Questa scelta, per di più, avrà conseguenze serie anche nella prossima stagione. Avendo perso il sostegno di Cinaglia, infatti, Spadino sarà da solo nella lotta contro Bonatesta e la sua fazione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
In pochi ci avrebbero scommesso, ma Suburræterna ha sorpreso assolutamente in positivo. E ora attendiamo il meritato rinnovo.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.