Luther Verso L'Inferno recensione film
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Luther: Verso l’Inferno

Luther: Verso l'Inferno è un film che prosegue la storia dell'investigatore John Luther, incarcerato nel finale della quinta stagione della serie madre.

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Un assassino seriale terrorizza la città di Londra mentre Luther, caduto in disgrazia, è in prigione. Mentre l’assassino lo umilia, Luther decide di evadere di prigione per dargli la caccia.

Quando a gennaio 2019 terminò la quinta stagione di Luther, la mancanza di una chiusura narrativa per l’investigatore britannico era chiara. La destabilizzazione della storia, con John incarcerato, non poteva rappresentare la fine per il personaggio e per lo show, cosa che lo stesso Idris Elba ci tenne a sottolineare. Tuttavia, la continuazione di Luther ebbe non poche difficoltà e lungaggini, queste ultime tratto tipico della produzione BBC visto e considerato che le cinque stagioni sono spalmate in 9 anni (una storia simile a quella di Sherlock).
A luglio 2020, Idris Elba in un’intervista riportata su Deadline Hollywood informò che non c’erano piani per una nuova stagione dello show e che avrebbe avuto piacere a riprendere il ruolo per un film. La pellicola venne poi confermata a settembre dell’anno successivo, distribuita da Netflix. È così che Luther: Verso l’Inferno vide la luce prima con una ristretta presentazione al cinema a febbraio 2023 e successivamente con il rilascio sulla piattaforma streaming a marzo di quest’anno.
Un film che, di fatto, cerca di concentrare in poco più di due ore quella che sarebbe stata una normale stagione dello show, con conseguente esagerata accelerazione narrativa in certi punti (in particolar modo verso il finale) e, in altre parti, l’accettazione silenziosa di cosa sta avvenendo senza porsi la benché minima domanda.
Neil Cross, per cercare di salvaguardare la storia e poter gettare le basi di un nuovo villain, decide di sfruttare il finale della quinta stagione per mettere in atto una vera e propria retcon. Un assunto è limpido e chiaro: John Luther è incarcerato. Tuttavia le motivazioni per cui viene portato in prigione sono diverse da quelle che il pubblico si poteva aspettare.

As Ruth herself has said, we never saw Alice in a box with a sheet over her face. Alice is very beloved to me, and I can’t imagine the world of Luther without Alice in it. (Neil Cross)

Nella quinta stagione Luther viene ritenuto responsabile delle morti di Benny e di Halliday ed è per questo che viene arrestato. O almeno così si pensa.
Luther: Verso l’Inferno fa un passo indietro, amplia la prospettiva, e mostra un nuovo presente al pubblico. Parallelamente al caso della quinta stagione, Luther aveva preso in carico anche quello riguardante il rapimento di Callum Aldrich, motivo per cui David Robey (Andy Serkis, il criminale del momento) porta alla luce tutte le numerose malefatte (in nome della giustizia e non) da parte di Luther. E il tutto conduce al licenziamento con conseguente incarcerazione dell’investigatore. Così facendo quinta stagione e film riescono a ricollegarsi senza troppa fatica e senza troppo spargimento di sangue. Tutto perfetto… quindi Alice Morgan è effettivamente morta?
Il personaggio interpretato da Ruth Wilson viene a malapena citato e la caduta, quasi off-screen, sembra confermare l’uscita del personaggio. Quanto meno per ora, perché continua a restare il dubbio che un trattamento di questo tipo verso Alice Morgan sia quanto meno esagerato e non giustificato. Come già si scriveva nella recensione di “Episode 4” era lecito attendersi una chiusura come per Justin Ripley, quindi votata ad un maggior numero di emozioni sollevate e a un sentimentalismo spinto. È tutto rimandato più in là? Potrebbe essere, ma si tratta di una possibilità ad oggi remota: lo stesso Idris Elba, parlando di un sequel al film, ha detto ai fan di “tenere le dita incrociate”.

That character is so well written, you could have Luther opening an envelope for 10 minutes and you’d still go, ‘Oh my God, what’s in the envelope?’ because he’s just that kind of character. It’s still exciting to me because we’re not talking about season 1 of Luther. It’s evolved and grown and we’ve got bigger and braver. (Idris Elba)

Il film, come si scriveva poco sopra, è di fatto il concentrato di un’intera stagione in circa due ore. Luther resta in prigione giusto il tempo per far tornare in scena vecchi volti del passato (Martin Schenk, ex boss del detective) per poi fuggire e dare inizio ad una caccia all’uomo (il serial killer David Robey) che sotto certi aspetti ha dell’assurdo.
La ricerca di Luther (che è un ricercato a tutti gli effetti) procede in parallelo a quello della polizia andando a creare delle “stranezze” di trama che fanno storcere il naso. Ogni progresso di Luther nel caso viene condiviso con la polizia: John telefona a Martin, pur sapendo di essere intercettato e geo localizzato; la polizia, invece di accettare l’aiuto e mettere in secondo piano l’arresto di Luther, raccoglie i consigli dell’ex detective ma, allo stesso tempo, gli mette i bastoni tra le ruote tentando a più riprese l’arresto. E facendo ciò lo rallenta vistosamente nella caccia all’uomo semplificando la vita, di fatto, al serial killer. Un’interconnessione che ha del ridicolo e del surreale.
Accantonata questa dinamica alla Stanlio e Ollio, il film risulta di forte intrattenimento, molto interessante sia nelle parti crime, sia in quelle prettamente votate alla risoluzione del caso. I dubbi sorgono attorno, quindi, non tanto al film in sé e per sé quanto al concetto con cui è nato. Considerata la conclusione della pellicola, infatti, non c’è alcuna idea (o intenzione) di bloccare la storia di Luther. Ma senza avere la certezza di un prosieguo narrativo, la scelta di un finale aperto per un film (che doveva proseguire una serie che già di suo aveva un finale altrettanto aperto) non è stato forse un azzardo che rischia di rendere scontenti sia i creatori, sia il pubblico?
Rivedere in scena Idris Elba fa ovviamente piacere, ma si tratta di una sensazione che, non percependo profondità e lungimiranza a livello di sceneggiatura, diventa debole e si tramuta in malinconia. Un po’ come quando tornano i grandi nomi della serialità del passato, The X-Files per esempio (restando in tema di serie tv che sono passate anche al cinema), facendo un enorme buco nell’acqua e lasciando lo spettatore con ancora più domande e incertezze di prima. Certo, ora John Luther è stato totalmente riabilitato a livello sociale, essendo cadute le accuse per con cui era stato inizialmente incarcerato. Ma si tratta di un ritorno allo status quo iniziale talmente banale da far esplodere il pubblico nel più gigante degli “e quindi ora?”.

I’m not apologizing for what’s happened, I’m regretting what’s to come. (Alice Morgan)


La sensazione ripercorre un po’ la citazione di Alice Morgan sopra riportata. Come detto, il piacere di vedere John Luther nuovamente in scena si tramuta in malinconia e tristezza, sotto un certo punto di vista.
Non si sta facendo un discorso di qualità: la storia e la caccia all’uomo mantiene il consueto alto livello di pathos e crime, esattamente come nel passato. Il problema sorge nel momento in cui si tiene in considerazione che il ritorno allo status quo potrebbe rappresentare un grosso punto negativo per il brand. Senza considerare la mancanza dei dovuti chiarimenti riguardo Alice Morgan e la pericolante logica mantenuta per tutta la caccia all’uomo, dove Luther doveva guardarsi le spalle dalle stesse persone che stava cercando di aiutare.
La sufficienza è raggiunta da Luther: Verso l’Inferno con un po’ di fatica e grazie all’ottima prestazione di Idris Elba, vero factotum dello show, c’è poco da dire.

 

TITOLO ORIGINALE: Luther: The Fallen Sun
REGIA: Jamie Payne
SCENEGGIATURA: Neil Cross
INTERPRETI: Idris Elba, Cynthia Erivo, Dermot Crowley, Andy Serkis, Thomas Coombes, Hattie Morahan, Lauryn Ajufo
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 129′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 10/03/2023

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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