Presumed Innocent ha definitivamente accantonato la fase di presentazione, come si appuntava nella precedente recensione, a favore di un racconto maggiormente dettagliato non solo del caso in cui sembra ritrovarsi invischiato Rusty, ma anche dell’analisi dettagliata dei legami familiari e lavorativi dell’uomo.
Due sono i legami che hanno fino ad ora ritagliato maggior spazio: il primo è quello con la moglie, Barbara, il secondo quello con la defunta Carolyn.
PARTNER FEMMINILI A CONFRONTO
Barbara (un’ottima Ruth Negga) è un personaggio complesso esattamente come quella interpretata da Bonnie Bedelia nel film del 1990. La differenza, dettata anche dagli anni che separano i due progetti (oltre che dal minutaggio a disposizione), è il peso narrativo riservatole. Barbara non è solo la donna che ha perdonato Rusty del tradimento, in favore della salvaguardia della famiglia e dei figli.
La donna cerca di estraniarsi, fuggendo all’interno di un bar in pieno giorno, nascondendosi da una realtà che fatica ad accettare senza ombra di dubbio.
Il dettaglio riguardante il barman che flirta, mentre Barbara sembra accettare di buon grado le attenzioni fa abbastanza storcere il naso. Premesso che non si discute sulla reazione in sé, vedere la donna prima così spasmodicamente interessata alla preservazione dello status quo quanto meno per i figli (quindi rifuggendo anche giornalisti), e poi vederla flirtare al bar con un perfetto sconosciuto non è proprio in linea con quanto mostrato del personaggio fino ad ora.
Ma si tratta di un dettaglio minimo rispetto alla narrazione nel suo complesso.
Altro personaggio che viene ampliato è Carolyn (Renate Reinsve), sempre in funzione di Rusty, ma mostrato anche nella sua totalità. La profondità del legame tra i due viene snocciolata sempre di più e continuano ad intravedersi sempre di più in Presumed Innocent le profonde somiglianze con The Undoing, complice anche una certa similarità relativa al soggetto narrativo.
Risulta importante anche il rapporto tra Rusty e i figli, in particolar modo Kyle che sembra essere il più scosso dall’intera vicenda e dalle rivelazioni riguardanti l’infedeltà del padre.
Le strade narrative aperte e tenute in piedi da David E. Kelley sono diverse e sfaccettate, sarà interessante quale di queste verrà percorsa e come.
UN ADATTAMENTO MODERNO
Il distacco dalla pellicola del 1990 lo si percepisce non solo nei dettagli tecnici, ma anche in quelli di contorno allo show.
Musica e recitazione, restando in ambito tecnico, sono un fiore all’occhiello della serie, in grado di amplificare pathos e leggerezza in pochi frame. Presumed Innocent, forte di un cast di tutto rispetto, convince decisamente da questo punto di vista.
Per quanto riguarda i dettagli, importante è la connotazione razziale data all’interno dello show, unitamente ad un tono più “moderno” della scrittura non solo dei personaggi (si è già scritto di Barbara), ma anche dei vari contesti di scena. Lo show risulta essere ben scritto e calato all’interno della quotidianità di oggi. Nel bene e, soprattutto, nel male.
IL PROCESSO SI AVVICINA
Cresce progressivamente l’interesse anche attorno al processo, ormai prossimo, che vedrà confrontarsi i fatti presentati da Raymond (Bill Camp) contro quelli della coppia Della Guardia-Molto (O-T Fagbenle e Peter Sarsgaard).
Parallelamente c’è la ricerca della verità anche da parte di Rusty che abusa della sua posizione per poter carpire informazioni riguardanti Brian Ratzer, un volto per ora solo introdotto nello show, ma a cui potrebbe essere legata la verità del caso e l’assoluzione di Rusty.
Ma, come si scriveva nei precedenti paragrafi, David E. Kelley ha disseminato di possibilità il racconto e per ora c’è molta incertezza nei confronti di quale sia veramente la realtà. I dubbi sono tanti e, nonostante un inizio claudicante, Presumed Innocent sembra presentarsi come un legal thriller decisamente interessante. Saranno i prossimi episodi a decretarne l’effettivo peso in questa stagione seriale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A metà stagione la sensazione è di ritrovarsi di fronte un prodotto crime degno di questo nome, esattamente come si era avuta la stessa percezione per The Undoing. La certezza si avrà già dai prossimi episodi, quando il lato processuale inizierà ad avere un peso maggiore e quindi tutte le dinamiche (familiari, lavorative ecc) andranno gestite con ancor più attenzione.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.