Jim Mickle non è un micromanager (o almeno non lo da a vedere), però quando scrive la sceneggiatura di un episodio vuole anche sedersi dietro alla macchina da presa e avere pieno controllo. È un qualcosa che si è già visto in precedenza, per esempio nel pilot o in “Sorry About All the Dead People” o anche nel season finale. Non c’è da sorprendersi se lo showrunner che firma “In Captivity” è anche regista e praticamente tuttofare di questo episodio.
C’è però un piccolo problema in tutto questo perché, se da un lato la mano dello showrunner dovrebbe saperne di più fornire una garanzia aggiunta, dall’altro questa season premiere si rivela essere leggermente sottotono. È un po’ dovuto a questioni di trama perché con la cattura di Gus e degli altri bambini “ibridi” era difficile poter fare meglio di così, ma un po’ è anche voluto per poter dilatare la trama quanto basta per un’intera stagione. Il tutto pur tenendo in considerazione la presenza dei fumetti da cui attingere a piene mani per la trasposizione, fumetti che però chi scrive non ha mai letto e che pertanto non possono essere utilizzati come paragone per questa recensione.
PRATICAMENTE COME UN GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL.3
Nel classico dilemma “è nato prima l’uovo o la gallina?” si può serenamente sostituire l’uovo con Sweet Tooth e la gallina con Guardiani Della Galassia Vol.3 e si avrà una storyline piuttosto simile per quanto riguarda Gus (anzi Genetic Unit Series 1) e Rocket Racoon. E Sweet Tooth da questo punto di vista è leggermente più infantile/adolescenziale rispetto al film Marvel perché dedica molto tempo alla porzione di trama relativa ai bambini “ibridi” e specialmente ai loro dialoghi che, ovviamente, sono dialoghi tra bambini e come tali hanno un impatto limitato. Certo è che certi momenti sono fatti apposta per stringere il cuore del pubblico, specialmente in quelle scene in cui sguardi languidi e ibridi cucciolosi fanno da padroni.
C’è però una doppia anima nella serie e lo spettatore più adulto apprezza soprattutto l’altra porzione di trama legata a Last Men vari ed eventuali, assalti e misteri da risolvere su Gus e la sua origine.
MUSICASSETTE PERDUTE E VIAGGI ARTICI
Sorprenderà constatare che c’è un grande assente in questa season premiere ed è il character interpretato da Nonso Anozie, ovvero Tommy “Big Man” Jepperd. Un’assenza che ha senso se si pensa alla ferita d’arma da fuoco arrivata nello scorso season finale, però è un’assenza che pesa se si considera che è uno dei due protagonisti principali dello show.
Mickle per compensare riporta in scena la “mamma” di Gus direttamente dalla sua spedizione artica e la mette in contatto con Bear, un incontro a distanza che è piacevolmente sorprendente per le conseguenze sulla trama orizzontale che porta con sé, specialmente dal punto di vista della continua ricerca di risposte da parte del pubblico sulle origini di Gus e degli altri ibridi.
E a questo punto è piuttosto facile immaginare come la donna comincerà un lento ritorno verso l’inesorabile incontro con il “figlio”, incontro che molto probabilmente avverrà nella 3° e ultima stagione già confermata da Netflix. Prima di arrivare a questo climax ci sarà però da preparare molto terreno e alzare la posta in gioco, specialmente in termini di ritmo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nel complesso questa season premiere è un episodio guardabile ma che non impressiona. Se da un lato c’è la necessità di compassare il ritmo, dall’altro, essendo l’inizio della seconda stagione, sarebbe stato meglio cominciare con il botto. E invece ci sono solo miniciccioli.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.