The Morning Show 2×10 – FeverTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Morning Show 2x10 recensioneForse è la maledizione del suddetto recensore, forse è semplicemente sfortuna, forse è una crisi spirituale e strutturale che sta dilagandosi a macchia d’olio. Eppure è difficile pensare che siano solo coincidenze.
Si sta parlando di tre diversi finali di serie e di stagione e dei loro rispettivi risultati. Da un lato c’è American Crime Story: Impeachment che ha concluso la sua corsa con un lunghissimo canto del cigno, dall’altro lato c’è Narcos: Mexico che ha deciso di non terminare concretamente la sua storia, ed infine c’è “Fever”. Tutte recensioni scritte dal suddetto recensore e tutti episodi che, fondamentalmente, hanno deluso sotto diversi punti di vista mancando un risultato piuttosto facile da raggiungere.
Nello specifico, come si andrà spiegando più avanti, il vero problema di questo season(?) finale (visto che non c’è ancora la conferma di un rinnovo) è che si è arrivati a diversi punti di non ritorno, alcuni necessari alla trama per confermare la sua organicità, altri invece totalmente questionabili.

UNA STAGIONE DIVISA CHIARAMENTE IN DUE


Che questa stagione di The Morning Show abbia avuto una produzione travagliata è ormai assodato. Giusto per ricordarlo: le riprese erano iniziate il 24 Febbraio 2020 salvo poi essere fermate repentinamente il 12 Marzo 2020 ovviamente per cause che ormai non bisogna nemmeno più specificare; la produzione è stata poi ripresa il 19 Ottobre 2020 per terminare ufficialmente le riprese il 18 Maggio 2021. Come si diceva: una produzione travagliata.
Guardandola nel suo insieme, è quindi più che comprensibile constatare un certo tipo  di aggiustamento, più o meno evidente, nella trama. Il lavoro di riscrittura per rendere la pandemia e la quotidianità parte della stagione ha ovviamente invertito le dinamiche di un processo che ha quindi costretto Kerry Ehrin ed il suo staff a cambiare/adattare tutto.
Ecco quindi che emerge chiaramente come la stagione sia nettamente divisa in due parti di cui la conclusione di “Ghosts” rappresenta il giro di boa. Se la prima parte ha funto da pentolone in cui riscaldare lentamente i bollenti spiriti, la seconda metà ha ingranato un’altra marcia osando di più (la morte di Mitch ancora non va giù ad un buon 50% del pubblico) ma anche ritornando sui propri passi di tanto in tanto (il tira e molla Laura-Bradley).

UN TEMPISMO NON PERFETTO


Cory:Bradley, I have to tell you something. This is ba… terrible timing. I have to tell you something. It’s just… It’s been eating at me. […] It all seems irrelevant, and I just feel like I have this need that I gotta go to, uh, confession and get my soul straight with you about this…
Bradley:You don’t have to confess to me.
Cory:It’s about you.
Bradley: “I trust you.
Cory:I love you.

Come dice anche Cory, il tempismo della sua dichiarazione è pessimo ma non è solo quello. Certo, da un CEO ci si potrebbe aspettare qualcosa di più soprattutto quando si parla di gestione dei sentimenti, eppure non è quello che è accaduto nella tanto attesa dichiarazione d’amore a Bradley. Una dichiarazione che arriva in mezzo agli homeless mentre quest’ultima è alla ricerca disperata di suo fratello e, ovviamente, viene interrotta dal suo ritrovamento.
Sempre parlando di tempismo, si può anche soprassedere sulla magica irruzione di Bradley nel reparto ospedaliero (senza mascherina ed in cui nessuno le dice niente) per parlare del lancio fallimentare di UBA+. Un altro epic fail di Cory per quanto riguarda il tempismo nel prendere le decisioni sbagliate al momento peggiore, un epic fail che però sembra anche incongruente con il character.

UN PROBLEMA DI EMPATIA


Dulcis in fundo non si può non toccare il one-woman-show formato monologo di Alex. Una nuova forma di fare tv in isolamento che ha poi preso effettivamente piede in pieno lockdown e che Ehrin ripropone saggiamente.
Si parte da questo incipit perchè, parlando di una delle due protagoniste dello show, è necessario riflettere su come appare non solo agli spettatori fittizi della serie ma anche a quelli di The Morning Show che hanno “accesso” alla vera Alex Levy. E qui sorge un problema piuttosto grosso: il character di Jennifer Aniston non è facilmente amabile. Non lo è per via dell’essere una prima donna, non lo è per i suoi cambi di prospettiva repentini, non lo è perchè, semplicemente, non può essere presa come punto d’ispirazione.
Questo è un problema che si è andato via via ad ingrandire nel corso di questi 20 episodi e che ha visto anche riconfermare un certo pattern evidenziato in “La Amara Vita“. Un pattern che emerge nuovamente in questa improvvisa presa di coscienza di Alex nel bel mezzo del suo one-woman-show e che la vede trasformarsi in una persona “reale”. Il che andrebbe più che apprezzato se il processo evolutivo del character non fosse già costellato da una miriade di “rivelazioni” e successivi “passi indietro”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia degna di nota
  • Incontro Cory-Paola Lambruschini 
  • Chiusura di un cerchio
  • Dichiarazione di Cory
  • Difficile empatizzare con Alex se la si ascolta sia prima che durante il suo show
  • Irrealismo scenico in ospedale
  • Daniel sempre molto insopportabile
  • Monologo di Alex troppo lungo e, potenzialmente, incoerente
  • Dichiarazione di Cory

 

The Morning Show chiude come aveva iniziato: deludendo. Tra gesti d’amore eccessivi, un egocentrismo sempre più estremo e la necessità di chiudere una stagione complicata, “Fever” conferma la posizione scomoda in cui lo show si è messo. Magari basterà un altro time-skip per risolverla, magari no.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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