The Underground Railroad decide di chiudere la serie con un finale che sembra più un epilogo. Lo scorso episodio, infatti, aveva smosso la situazione e dato già una conclusione alla vicenda di Cora, culminata con la morte di Ridgeway. Questa accelerazione del ritmo, così apprezzata nel penultimo episodio, sparisce nuovamente in questo finale che si uniforma al ritmo della serie. Una scelta molto anticlimatica, seppur apprezzabile, ma che ovviamente lascia spazio a critiche e ad una netta suddivisione dell’opinione del pubblico.
L’episodio è nettamente diviso in due parti, fornendo da un lato il background mancante relativo alla storia di Mabel (la madre di Cora) e dall’altro una breve coda che completa quanto visto nel precedente episodio.
MABEL
Già dal titolo lo si poteva evincere, guardando la puntata se ne ha la conferma. La maggior parte di “Chapter 10: Mabel” è, ovviamente, incentrata su cosa sia successo effettivamente a Mabel. Il pubblico, infatti, non aveva ancora avuto modo di conoscerla, comparendo solo in alcuni flashback e nominata brevemente da Ridgeway e Cora.
La performance di Sheila Atim è ammirevole e riesce a rendere il minutaggio a lei dedicato emotivamente ricco e intenso. Si torna nella piantagione, proprio nel luogo da cui Cora era riuscita a fuggire con tanta difficoltà e dal quale è poi scappata per tutto il corso della serie. L’episodio è in un certo senso speculare al primo: se “Chapter 1: Georgia” riguardava ciò che spinse Cora e Caesar a fuggire, questo racconta invece quello che ha portato alla fuga di Mabel. Attraverso la storia di Polly, amica di Mabel, The Underground Railroad si fa testimone delle atrocità affrontate dalle donne e dalle madri nella piantagione. La storia di Polly, costretta ad allattare figli non suoi, terminerà con l’omicidio dei bambini e il suo conseguente suicidio. In una scena così terribile da non poter neanche essere mostrata se non con qualche vago flash, Barry Jenkins, che ha diretto magistralmente l’episodio, conduce lo spettatore attraverso gli occhi di Mabel, costretta a pulire il sangue dalla stanza.
La scena è ben coreografata e strutturata, dimostrando ancora una volta come The Underground Railroad abbia scelto di puntare più sugli aspetti stilistici che su quelli meramente narrativi. La telecamera segue di lato Mabel che cammina nella foresta quasi in trance (Cora e Caesar invece correvano) fino a entrare nella palude, sprofondando. All’improvviso, Mabel si ferma, mentre la telecamera continua a muoversi. Ecco il ricordo di Cora e il desiderio di non abbandonarla che la portano a tornare indietro; poi la caduta e il morso di un serpente e la conseguente morte. È proprio questa la grande rivelazione di questo finale: Mabel non ha mai abbandonato Cora e il fatto più tragico è che Cora non potrà mai sapere la verità.
Probabilmente questo episodio sarebbe stato più funzionale se collocato in un punto diverso nell’ordine della stagione: il pubblico è stato da sempre abituato a raggiungere il climax nell’episodio finale. Barry Jenkins sceglie invece di andare controcorrente raggiungendo l’apice narrativo e la conclusione vera e propria della vicenda in “Chapter 9: Indiana Winter” per svelare un dettaglio di non poco conto e per far tornare lo spettatore nel crudo e atroce ambiente delle piantagioni.
CORA
Barry Jenkins non sceglie di dividere nettamente l’episodio inserendo schermo nero e scritte. La stessa telecamera che aveva seguito Mabel nella palude scende sott’acqua nell’oscurità degli abissi. L’oscurità lascia poi spazio all’oscurità di un tunnel sotterraneo, tunnel in cui si trovano proprio Cora e Molly. L’operazione di montaggio è impeccabile, così come la genialità che ci sta dietro. Il minutaggio dedicato a Cora e Molly serve fondamentalmente a farle uscire dal tunnel per poi salire su un carro guidato da un uomo di colore dirette verso la (sperata) libertà.
La scena più significativa di questa parte si trova proprio nel momento in cui Cora decide di piantare i suoi semi recuperati da Molly, bagnandoli con le proprie lacrime. I semi porteranno alla crescita del gombo, una pianta resistente che può lasciarsi tutto alle spalle.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Barry Jenkins ha creato un prodotto stilisticamente impeccabile, confermato anche in questo ultimo episodio. Tuttavia, l’uscita in blocco di The Underground Railroad potrebbe aver influito nella scelta di portare a termine la visione da parte dello spettatore medio, tanto che lo stesso creatore ha consigliato di vedere gli episodi a distanza di tempo (consigliando addirittura in quali sottogruppi dividerli). L’uscita a cadenza settimanale avrebbe decisamente giovato. Lo stile è stato messo al primo posto, penalizzando lo show con una narrazione poco scorrevole e la difficoltà di ottenere una sincera empatia con i personaggi.
Rimarrà certamente il ricordo di un bell’esercizio di stile e di alcune scene montate e girate magistralmente, anche se difficilmente The Underground Railroad avrà fatto breccia nei cuori di chi sarà riuscito ad arrivare alla fine.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.