La calura estiva e i problemi di wi-fi mi costringono a fare una tripla
recensione della quale, ovviamente, mi scuso. Ma a questo punto il danno è
fatto e analizzare episodio per episodio mi sembra alquanto inutile dato che,
come sappiamo, questa serie è tutt’altro che episodica; potrebbe essere vista
tutta di filato e sembrare un film, più lungo di “Empire” di Andy Warhol e
sicuramente più
movimentato. Sto facendo tutta questa premessa per far emergere
un’altra delle tante qualità di questo legal drama: la trama orizzontale (in
questo caso il destino di uno studio legale che sembra essere sempre a un passo
dal tracollo e il destino dei personaggi stessi) è molto marcata e non fa solo
da filo rosso ai vari casi della settimana ma è l’essenza stessa della serie. Oserei
dire che in questa terza stagione la trama verticale è pressoché assente e il
caso che viene portato avanti è unico e di conseguenza rientra nel plot
principale.
Ora abbandoniamo le premesse e cominciamo a parlare di Harvey
Specter e Mike Ross che in men che non si dica sono tornati ad essere due cuori
e una laurea: tutto questo succede nel finale del secondo episodio e inizialmente
sono rimasta un po’ delusa, per prima cosa dalla velocità con cui questo accade
(per chi se lo ricorda, parlando della season premiere avevo pensato che la
stagione vertesse in parte proprio sulla loro riconciliazione) e secondo poi
perché Mike così facendo si è messo contro Louis e tutto questo potrebbe
portare il personaggio di Litt all’odioso punto di partenza. Devo dire però che
in parte mi sono dovuta ricredere e dico in parte perché per quanto riguarda
gli snodi della trama abbiamo molta carne al fuoco mentre per quel che riguarda
Louis temo proprio che le mie paure si stiano concretizzando, a maggior ragione
che ora fa coppia fissa con Katrina Arpia Bennet.
Rimaniamo però un attimo su
Butch e Sundance (o Forrest e Bubba, a vostra scelta): sono tornati più
affiatati di prima, e Mike sta prendendo sempre più le sembianze del proprio
mentore. Significativa è la frase professionale con cui risponde ad Ava: ormai
il giovane Mike Ross non è più il ragazzo che si pone problemi etici se un suo
cliente è colpevole ma è diventato consapevole del fatto che il suo lavoro non
è giudicare ma “vincere” per dirla alla Harvey. Veramente bella la scena in cui
i due bevono insieme per la prima volta e Harvey rivela al suo associato l’idea
di spodestare Jessica; nonostante Mike ne rimanga palesemente sconvolto la sua
fedeltà è comunque tutta per Harvey e di conseguenza non fa obiezioni, anzi fa
di tutto per fregare Louis che tenta di fregare Harvey che tenta di fregare
Jessica che tenta di fregare Darby che tenta di proteggere Ava, e qui il
cerchio si chiude. Questo balletto irlandese è più facile farlo che scriverlo,
ma ovviamente non è così banale come l’ho descritto io riducendolo ai minimi
termini. Il fulcro di tutto è Ava e dal suo destino dipende il destino dello
studio. Il suo personaggio ha un carattere duro, forte, autoritario che a
pensarci sembra essere dipinto sulle ombre del personaggio di Lady Stark che ha
reso l’attrice celebre. Michelle Fairley interpreta la parte di Ava
magistralmente e si va ad aggiungere alla schiera di personaggi femminili forti
che caratterizzano questa serie.
Parlando di personaggi femminili forti non si
può non pensare a Donna “a name and a title”: partendo dal presupposto che lei
è sempre spettacolare qualunque cosa faccia in questi episodi ha finalmente
trovato pane per i suoi denti. Stephen, la controparte britannica di Harvey,
l’ha messa sentimentalmente nei guai che a lei piaccia ammetterlo oppure no;
infatti si è buttata a capofitto nel loro “accordo” di sei settimane senza
pensare minimamente alle conseguenze e per conseguenze intendo al risvolto che
tutto questo avrà nel suo rapporto con Harvey al quale tra l’altro ancora non
ha detto niente. Se nella litigata con Rachel si era appunto accennato al fatto
che Donna non avesse una vita ecco arrivare anche per lei il risvolto
sentimentale o per lo meno la vediamo finalmente con un uomo; tra le varie
coppiette che hanno orbitato intorno allo studio è inutile dire che loro due sono
i migliori, superano addirittura Louis e il suo alter ego al femminile. Sono
frizzanti, spiritosi, hanno delle battute fenomenali e poi Donna è Donna e
Stephen è un Harvey con l’accento inglese, ma che vogliamo di più? Parlando di
coppie, ammetto che mi sto ricredendo anche su Rachel e Mike. Attenzione, non
intendo che dire che sono adorabili, intendo dire che non mi è venuta voglia di
uccidermi ogni volta che fanno i piccioncini insieme, eccenzion fatta per la
scena del “ti amo” che dire che è stata vomitevole è usare un eufemismo. Vorrei
lasciare da parte questo tipo di coppie e prendere le coppie lavorative, nello
specifico Louis e Katrina. Onestamente non se il duo mi piace oppure no,
certamente Louis non sta dando il meglio di sé dato che come al solito si trova
sempre dalla parte sbagliata dalle faide: per quanto riguarda lei invece se
all’inizio l’ho trovata insopportabile e odiosa e ho amato ogni secondo della
sfuriata di Harvey nei suoi confronti, ammetto che dopo ho cominciato a
ricredermi su di lei, e mi piace il suo modo di lavorare con Mike, finalmente
onesto.
- Harvey e Mike di nuovo insieme.
- Finalmente più spazio a donna.
- Stephen.
- Louis si trova sempre a fare un passo avanti e due indietro.
artigli ma il terreno è ancora tutto da preparare, l’unica cosa di cui sono
certa è che assisteremo a una bella guerra in stile Suits super fornita (tra le
svariate cose) di meravigliosi dialoghi.
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.